Festeggiare
In tutte le epoche ogni popolo ha avuto e ha le sue feste. Gli uomini hanno trovato nella natura, nel ritmo delle stagioni, nella raccolta dei frutti del loro lavoro tante occasioni per festeggiare. Una delle feste più antiche è il Capodanno ed è attesa e celebrata in ogni cultura e in ogni religione. La caratteristica di quasi tutte le feste di Capodanno è di essere molto rumorose
In tutti i paesi del mondo la festa di Capodanno simboleggia un momento di rinascita, ovvero il passaggio dall'anno vecchio all'anno nuovo. Il primo festeggiamento del Capodanno di cui è rimasta traccia è quello che avveniva nella città di Babilonia (le cui rovine si trovano oggi in Iraq), circa quattromila anni fa. Il giorno di Capodanno per i Babilonesi coincideva con il momento della semina, all'inizio della primavera, e l'anno veniva calcolato seguendo i tempi del raccolto. Le feste per il nuovo anno duravano undici giorni e si celebravano con musiche e danze, mangiando cibi dolci e bevendo vino.
Gli Indiani del Nord America festeggiavano l'anno nuovo all'epoca della raccolta del granturco. In quell'occasione radunavano oggetti, attrezzi in disuso e vestiti che appartenevano all'anno vecchio, gettavano a terra tutto ciò che trovavano e facevano un grande falò.
È stato al tempo dei Romani, sotto Giulio Cesare, che il calendario, fino ad allora molto confuso, fu riformato: l'inizio dell'anno fu anticipato in inverno, al 1° gennaio, e da quel momento noi festeggiamo il Capodanno la notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio. Ma la data del 1º gennaio non vale per tutti i popoli del mondo.
In Cina si festeggia il Capodanno all'inizio della buona stagione e si chiama Festa di Primavera. Il periodo della festa va dal 21 gennaio al 19 febbraio e corrisponde per i Cinesi all'inizio della stagione primaverile. In questa festa, allo scoccare della mezzanotte, le strade, i balconi, le case vengono illuminati dalle luci delle lanterne, mentre petardi e fuochi d'artificio di ogni tipo esplodono in cielo. Del resto furono proprio i Cinesi, che conoscevano la polvere da sparo ben prima degli Europei, a inventare i fuochi d'artificio quasi 2.000 anni fa e da allora li utilizzano per salutare l'anno che se ne va.
Anche il Capodanno ebraico (Rosh Ha-Shanah) non si festeggia il 1° gennaio ma nel mese di Tishrì (settembre-ottobre) ed è una festa religiosa. Gli Ebrei, riuniti nelle sinagoghe, ripensano all'anno appena trascorso e rileggono brani del Vecchio Testamento. In quei giorni gli Ebrei mandano a parenti e amici gli auguri di un anno buono e dolce. Quando escono dalla sinagoga, dopo la funzione religiosa, mangiano una mela con il miele. E questo è di sicuro un giorno dolce.
Nella notte di Capodanno in molti paesi è tradizione indossare qualcosa di rosso o usare tovaglie e oggetti rossi. Perché proprio il rosso? Il motivo è da ricercare in un'antica leggenda cinese. La leggenda racconta che moltissimi anni fa visse in Cina un terribile diavolo di nome Nian. Il dio del paradiso lo rinchiuse in una grotta di montagna e gli disse che l'avrebbe lasciato libero una sola volta all'anno. Dopo dodici mesi esatti Nian uscì dalla montagna. La gente, terrorizzata dal diavolo, si radunò per discutere il modo migliore di affrontarlo. Alcuni dissero che il diavolo aveva paura del rosso e del frastuono. Allora tutti misero cartoncini e nastri rossi alle porte e prepararono fuochi d'artificio e tamburi. Nian ebbe molta paura e non uscì più dalla montagna. Da allora, ogni dodici mesi si festeggia l'anno nuovo e con il rosso si tiene lontano Nian.
Il giorno di festa per i credenti è il giorno dedicato a Dio ed è un momento di riposo e di preghiera. In particolare il Natale e la Pasqua ricordano, ai cristiani che li festeggiano, due momenti importanti della vita di Gesù: la nascita e la risurrezione. Ogni festa ha una sua tradizione: per esempio, a Natale, si allestiscono il presepio e l'albero, tradizioni di origine molto diversa
La parola natale indica il giorno della nascita e, scritta con l'iniziale maiuscola, nella tradizione cristiana indica il giorno della nascita di Gesù, che si festeggia, per alcune confessioni cristiane, il 25 dicembre. Nei giorni precedenti il Natale è tradizione preparare il presepio. La parola presepio vuol dire "mangiatoia" e anche "stalla", e sta a indicare il luogo dove il Vangelo di Luca afferma che Gesù è stato deposto dopo la nascita. Nel Vangelo, infatti, si racconta che mentre Maria, che aspettava il suo bambino, si trovava a Betlemme con Giuseppe per adempiere al censimento "si compirono i giorni del parto e lei diede alla luce il bimbo e lo depose in una mangiatoia perché non c'era posto per loro in albergo".
Il presepio è una tradizione originariamente italiana, anche se poi si è diffusa in molti paesi cattolici. La sua origine risale alle rappresentazioni sacre che nel Medio Evo si tenevano nelle chiese per il Natale e, secondo alcuni, al presepio vivente realizzato da san Francesco a Greccio. Alla fine del Trecento, tramontata questa usanza, cominciarono allestimenti scenici permanenti, con statuine e personaggi anche di grandi dimensioni.
Tanto tempo fa Babbo Natale era magro. E non si chiamava Babbo Natale ma… Nicola. Nicola era un vescovo dell'Asia Minore, che fu fatto santo. Considerato il protettore dei bambini e anche dei marinai, poiché era noto per il miracolo di aver calmato il mare in tempesta, era conosciuto in tutta Europa e gli emigranti olandesi portarono la sua storia in America. La prima chiesa di New York fu intitolata proprio a san Nicola.
Gli Olandesi diffusero anche l'usanza dei doni negli zoccoli. Nell'Olanda di cinquecento anni fa, la notte di san Nicola, tra il 5 e il 6 dicembre, i bambini mettevano gli zoccoli vicino al camino con dentro un po' di paglia per l'asino del santo. In cambio Nicola lasciava un regalo nello zoccolo. La tradizione di Santa Claus (nome nordeuropeo di san Nicola) era diffusa in quasi tutta Europa, e ancora nella prima metà del Novecento si festeggiava nell'Italia settentrionale. In America gli zoccoli furono sostituiti da lunghe calze da appendere al camino e al posto dell'asino comparvero le renne con la slitta. Infine un famoso disegnatore statunitense di vignette, Thomas Nast, nel 1863 cominciò a disegnare san Nicola grasso con le guance paffute, la barba bianca e il vestito rosso: san Nicola era diventato Babbo Natale!
La Pasqua cristiana è una festa nella quale si ricorda la risurrezione di Gesù. La Pasqua viene dopo un lungo periodo, chiamato Quaresima, nel quale si raccomanda ai fedeli di rinunciare ad alcuni cibi come segno di penitenza in ricordo delle sofferenze di Gesù.
La Pasqua è una festa 'mobile', dal momento che viene celebrata non in un giorno fisso ma in una domenica compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile.
Per Pasqua era tradizione avere sulla tavola uova dipinte, oggi, quasi sempre, sostituite da uova di cioccolata. In molte religioni l'uovo è il segno della rinascita, della fecondità e della rigenerazione. Gli Egiziani mettevano delle uova dentro le loro tombe, i Romani usavano dire: "Tutte le cose viventi provengono da un uovo". Esistono anche antiche tradizioni pagane che festeggiavano l'arrivo della primavera con lo scambio di uova.
In molte culture l'albero è simbolo della potenza e della gloria di Dio, perché ha le radici nella terra e i rami nel cielo. Anche nella religione cristiana Cristo viene chiamato "albero della vita". Le diverse decorazioni che appendiamo all'albero sono una rappresentazione dei doni che Dio ci offre. Tradizionalmente l'albero di Natale è un abete: questa usanza proviene dai paesi del Nord Europa, dove quest'albero è molto diffuso.
In ogni religione troviamo feste e tradizioni diverse tra loro. Ogni festa è legata a un momento particolare della storia religiosa dei popoli. Spesso le feste durano più giorni e i paesi e le città risplendono di luci e colori
Nella religione ebraica (v. ebrei) in autunno si festeggia la Festa delle capanne (Sukkòt) che dura otto giorni. In questa occasione si ricorda la permanenza del popolo ebraico nel deserto durante l'esodo dall'Egitto, quando gli Ebrei dovettero vivere in capanne e in altri alloggi provvisori.
Un'altra importante ricorrenza è la Festa dei lumi (Hannukkah), in cui, a dicembre, si festeggia la vittoria dei guerrieri maccabei nel 164 avanti Cristo contro il re selèucide Antioco IV, e la riapertura del Tempio di Gerusalemme, da lui adibito a culti pagani. Per otto sere consecutive si accende una candela sul candelabro a otto bracci in ricordo di una piccola ampolla d'olio che bruciò miracolosamente per otto giorni nel Tempio. Nella Pasqua ebraica si festeggia la conquista della libertà da parte degli Ebrei dopo la fuga dall'Egitto, e la traversata del Mar Rosso sotto la guida di Mosè. Anche questa festa dura otto giorni e inizia con il Sèder, una cena per ricordare gli stenti patiti dagli Ebrei durante la loro schiavitù in Egitto e la loro fuga nel deserto, e vengono rivolti a Dio ringraziamenti per la sua protezione. Le letture, i canti e le preghiere del Sèder sono contenuti nell'Haggadah ("racconto"), distribuito a tutti i partecipanti. Durante la Pasqua gli Ebrei mangiano uno speciale pane non lievitato (pane azzimo) che ricorda quello che mangiarono nel deserto, perché nella fretta della fuga si erano scordati di portare con sé il lievito.
Nella religione musulmana (v. Islam) si fa una grande festa alla fine del Ramadan, il mese del digiuno. Durante il Ramadan il digiuno comincia all'alba e finisce al tramonto. In questo periodo i musulmani non possono né mangiare né bere né fumare. Il giorno dopo la fine del Ramadan si celebra la fine del digiuno con preghiere speciali e con una grande festa che si chiama Festa della fine del digiuno o anche Festa dello zucchero. Dura tre giorni, ma già da qualche giorno prima si sente il profumo dei cibi e dei dolci che si stanno preparando nelle case. Il primo giorno, con i vestiti più belli, si va alla moschea per pregare. Alla fine di questo periodo, per coloro che possono, c'è l'obbligo di distribuire elemosine.
Due mesi e dieci giorni dopo la festa dello zucchero viene celebrata la Festa del sacrificio. Si uccide un animale, una pecora o un montone, per fare un banchetto. La carne viene divisa in tre parti: una parte per il vicino, una per i poveri e l'ultima per la famiglia. Poi ci si scambiano le visite ed è abitudine che i più giovani vadano a trovare i più anziani.
Una delle più belle feste dell'India è la Festa delle luci (Diwali), che dura cinque giorni e si celebra in autunno. Tante piccole lampade brillano sulle finestre e nei templi e viene offerto un grande spettacolo di fuochi artificiali. Il fuoco e le luci simboleggiano la vittoria del bene sul male. Tra febbraio e marzo, nel periodo in cui maturano i cereali più importanti, si celebra la festa induista di Holi: è un momento di allegria e di libertà, un po' come il nostro Carnevale, ed è dedicata a Krishna, dio dell'amore. Ci si veste di bianco e ci si diverte con finti combattimenti, durante i quali si versano polveri colorate sui vestiti delle altre persone.
Nella religione buddista (v. Buddha e il buddismo) una festa importante è la Festa di Vesak. Si festeggia nel mese di maggio ed è dedicata a Buddha, che è nato in quel mese. Le case sono addobbate a festa, ci si scambia regali; dappertutto ci sono lanterne, lampade, candele accese e grandi manifesti con la vita di Buddha.
Nei paesi buddisti, dove la stagione delle piogge è lunga, quando la brutta stagione finisce si dà inizio alla Festa della fine delle piogge. In questa occasione ci si cambia i vestiti e si dona un abito nuovo ai monaci del più vicino monastero buddista, che poi lo tingono di giallo e di rosso.
Le feste di matrimonio sono tra le più antiche e le più diffuse nel mondo. Alcuni dei simboli che le caratterizzano (come l'anello, il vestito, la torta e i confetti) risalgono a tempi remoti. Le feste di nozze sono diverse in ogni paese e si basano su tradizioni che possono apparirci divertenti e allo stesso tempo un po'... brutali
Il più antico certificato di matrimonio oggi noto è stato trovato in un papiro egiziano di 2.500 anni fa. Sopra c'era scritto: "Si consegnano sei mucche in cambio di una sana ragazza di 14 anni".
Tra gli antichi popoli della Germania di solito un uomo sposava una donna del proprio villaggio, ma se non c'erano ragazze a sufficienza cercava di rapirne una in un altro villaggio. Dalla leggenda di questi rapimenti nasce una tradizione presente anche nelle attuali feste di matrimonio: alla fine del pranzo di nozze la sposa entra nella nuova casa sollevata tra le braccia del marito, come se fosse stata rapita.
Anche la tradizione secondo la quale la sposa deve stare alla sinistra dello sposo deriva probabilmente dalla stessa leggenda. Il motivo è che la mano destra dello sposo doveva rimanere libera per impugnare la spada qualora i parenti o gli amici della ragazza rapita fossero venuti a riprenderla durante la celebrazione delle nozze. Insomma, a volte nell'antichità i matrimoni non erano poi tanto pacifici e festosi. Soprattutto per le donne!
L'anello come simbolo di unione della coppia era già conosciuto al tempo degli Egiziani e dei Romani. Il significato dell'anello per gli Egiziani è da ricercare nella sua forma rotonda: infatti, secondo loro, un cerchio, non avendo né inizio né fine, simboleggia l'eternità. L'anello divenne così il simbolo della promessa di amore eterno.
Durante i secoli vennero realizzati anelli d'oro e anelli con diamanti per i fidanzamenti o i matrimoni dei nobili: un anello con diamante venne creato per il fidanzamento di Maria Stuarda, di soli due anni, con il futuro re di Francia Francesco II. è il più piccolo anello della storia!
Ma chi ha deciso su quale dito va infilato l'anello nuziale? Sembra che siano stati i medici degli antichi Greci: essi ritenevano che dall'anulare passasse la 'vena dell'amore', che, a loro parere, andava direttamente al cuore.
Nei pranzi di nozze viene sempre offerta la torta, che può essere anche a più piani. Un tempo la sposa non mangiava la torta del pranzo di nozze, dal momento che quella torta le veniva lanciata addosso! Anche nelle comiche si lanciano le torte, e i pagliacci al circo fanno lo stesso, ma lanciarla alla sposa aveva un significato preciso, voleva dire: auguri e tanti figli. Si lanciava, come simbolo di fertilità, anche il frumento e in seguito il riso e i confetti: quest'ultima è un'abitudine rimasta anche oggi.
In alcuni paesi dei Balcani e dell'Est si usa legare delle scarpe vecchie dietro la macchina degli sposi. A volte le scarpe vengono lanciate agli sposi, al posto dei confetti. È anche questo un modo per fare gli auguri, ma le conseguenze di un lancio di scarpe potrebbero essere poco piacevoli!
Tra le comunità albanesi dell'Italia meridionale le feste di nozze seguono un'antica tradizione. La mattina del matrimonio la sposa manda a casa dello sposo un dolce squisito: il kulicet. Questa semplice offerta ha un significato profondo e importante: vuol dire che la sposa si è impegnata sul serio e che non si tirerà indietro all'ultimo momento! Solo allora lo sposo, accompagnato dalla madre, va a prendere la sposa e dietro di loro si forma un corteo che, prima di dirigersi in chiesa, fa il giro del paese. Attorno alla sposa ci sono il padre e otto damigelle con magnifici costumi ricamati. Al loro passaggio la gente si affaccia alle finestre, applaudendo e gettando fiori. Dopo la cerimonia si fa una grande festa a casa della sposa.
I festeggiamenti si concludono diversi giorni dopo la celebrazione del matrimonio, quando la sposa, tutta vestita di nero, va a trovare prima la suocera e poi i suoi parenti.
La festa ci consente di uscire per un momento dalla vita di tutti i giorni e di fare cose che di solito non sono permesse, come travestirsi e fare rumore. Le feste servono anche ad allontanare le nostre paure più profonde, come quella della morte o della cattiva sorte, o a sperare in un buon futuro
Il Carnevale è un periodo di giochi e divertimenti burleschi celebrato con balli, sfilate, cortei di carri allegorici, e caratterizzato dall'uso di maschere. L'origine del Carnevale deve ricercarsi nella necessità, spesso avvertita dagli uomini, di mettere in scena situazioni in cui l'ordine sociale risulta ribaltato. Questo è il vero spirito del Carnevale: ognuno mascherandosi può diventare un altro. Non a caso, nel passato in molte feste veniva eletto il re del Carnevale che nella vita quotidiana è una persona comune e per qualche giorno tiene in consegna le chiavi della città. La festa di Carnevale cade generalmente nel mese di febbraio. L'ultimo giorno di festa (tranne a Milano, dove il carnevale termina la domenica successiva) è detto 'martedì grasso' per la tradizione di mangiare carne e cibi grassi e saporiti prima della dieta di magro prevista nel periodo successivo della Quaresima.
Il Carnevale più famoso del mondo è quello brasiliano: tutti partecipano alla sfilata con i costumi e si balla per strada, di giorno e di notte, al ritmo del samba. In Italia il carnevale più celebre è quello di Venezia.
In molti paesi europei, per ringraziare la divinità e augurarsi un buon raccolto futuro, era usanza diffusa portare al centro del paese un albero e adornarlo con i frutti della terra o con altre vivande. In alcune feste popolari si innalza nella piazza principale del paese un tronco d'albero liscio e levigato, o un palo, ben unto di grasso per renderlo scivoloso. In cima, sono appesi cibi e altri premi che i concorrenti devono prendere arrampicandosi fino lassù. Spesso si gioca a squadre, in modo che ogni concorrente possa, abbracciando l'albero, eliminare un po' di grasso dal tronco e favorire la salita del compagno.
Questo albero viene chiamato albero della cuccagna poiché la parola 'cuccagna' indica un paese favoloso dove regnano l'abbondanza e le delizie del mangiare e del bere.
La notte del 31 ottobre è diventata da pochi anni una notte di festa anche per noi Italiani. È la festa di Halloween, e ha origini antichissime. I Celti, un antico popolo, credevano che il 31 ottobre tutti i morti dell'anno precedente si riunissero per scegliere il corpo di una persona o di un animale nel quale andare ad abitare l'anno successivo. Per spaventare le anime vaganti dei morti, i Celti si travestivano da diavoli e da streghe, rompevano oggetti e facevano un gran chiasso, sia dentro casa sia per le strade del villaggio. In seguito, quando non si dette più credito alle storie di morti che vagano, la notte di Halloween si trasformò in una festa di gioco e di divertimento.
Questa festa venne portata in America dagli emigranti irlandesi e oggi è soprattutto una festa per i bambini che, travestiti da streghe, fantasmi e folletti, vanno di porta in porta a chiedere dolci. Quando gli viene aperto domandano: "Dolcetto o scherzetto?". Se non ricevono dolci minacciano di fare qualche scherzo.
Halloween si chiama anche Festa della zucca poiché è abitudine svuotare una zucca, inciderla dandole la forma di una faccia sogghignante e metterci dentro una candela.
In Cina la Festa degli aquiloni cade all'inizio della primavera. In ogni luogo aperto volano aquiloni decorati con leggende cinesi e storie antiche. Durante la festa, il filo degli aquiloni viene tagliato, così l'aquilone vola nel cielo portando via con sé la sfortuna. Se quel giorno un aquilone atterra nel cortile di una casa deve essere distrutto, altrimenti la sfortuna ritorna sulla Terra.
In Cina gli aquiloni vengono utilizzati anche in altre occasioni e ogni forma è legata a una precisa simbologia: l'aquilone a forma di rana dai fili d'oro si regala per la festa del raccolto; quello con la forma della gru magica, simbolo di lunga vita, si regala nelle feste di compleanno.
Le caratteristiche di un popolo si trasmettono e si custodiscono soprattutto grazie alle tradizioni. I popoli che nei secoli hanno subito persecuzioni, come gli Indiani d'America, o i popoli nomadi che si spostano da un luogo all'altro, mantengono il contatto con le loro origini continuando a celebrare alcune feste dei loro antenati
Nell'America Settentrionale, la maggior parte delle tribù indiane originarie venne sterminata nei secoli dagli europei. Oggi i pochi discendenti di quelle tribù cercano di mantenere vivo il ricordo della loro cultura celebrando antiche feste. Alcune vecchie tradizioni sono ricordate durante la giornata della cultura. Si festeggia nelle scuole frequentate dai ragazzi originari delle tribù indiane. Questi ragazzi, che discendono dai nativi americani, naturalmente parlano e studiano in inglese ma alcuni di loro sanno parlare anche la lingua delle tribù di provenienza.
Nel cortile della scuola, al centro di un grande spazio circolare, viene messo un totem, un grande palo di legno, dipinto e scolpito. I totem hanno solitamente la forma di personaggi o di animali e su di essi sono scolpite storie e leggende delle tribù indiane. Intorno al totem i ragazzi e gli adulti suonano, cantano, ballano e si scambiano doni.
Gli zingari sono presenti in tanti paesi del mondo e sono circa 20 milioni, dei quali quasi centomila in Italia. La nazione dove vive il maggior numero di zingari è la Romania. Le loro feste sono tante e diverse ma un elemento le accomuna tutte: la musica. Gli strumenti prediletti dagli zingari sono il violino (il celebre violino zigano), la fisarmonica e la chitarra. Anche la danza è un fattore importante della festa. Il ballo di origine zingara più conosciuto è il flamenco, tipico dei gitani spagnoli.
Gli zingari della Romania celebrano in autunno la Festa di san Michele durante la quale viene bruciato un pupazzo di paglia chiamato uomo nero. Le ceneri del pupazzo vengono conservate e si crede che possano scacciare le malattie.
Il 6 maggio, invece, è la Festa di san Giorgio, il santo più amato dagli zingari. Questa festa è legata al risveglio della natura: un ragazzo, chiamato 'Giorgio verde', viene ricoperto di foglie e rami di salice fino quasi a trasformarsi in un albero che rappresenta gli spiriti della natura.
Racconta una leggenda zingara: "Un giorno Dio regalò un violino a san Pietro, e lui, che non sapeva a cosa servisse, se lo mise in spalla e andò all'osteria. Vedendo il violino, gli uomini che stavano in osteria a bere gridarono: "Suona per noi!". Ma le loro grida spaventarono il santo, che scappò via e corse da Dio dicendo: "Appena gli uomini mi hanno visto si sono messi a gridare 'Suona, suona!' ma io non ho capito cosa volessero". Dio pizzicò le corde del violino e rispose: "Volevano soltanto che tu suonassi questo strumento. L'ho creato per tenere allegri gli uomini, in modo che, ascoltandolo, non abbiano più voglia di litigare". "Allora" disse san Pietro "dovresti trovare qualcuno che si prenda l'incarico di diventare musicista, e bravo, per di più!". "Ma a chi lo posso chiedere?". "Agli zingari!" disse san Pietro. "Ecco un lavoro adatto a loro: suonare il violino per divertire la gente e farla pensare a cose buone, specialmente quando ha bevuto troppo". "Hai ragione, farò così" disse Dio".
E da allora nessuno suona il violino meglio degli zingari.
Gli animali più comuni che venivano scolpiti sui totem o disegnati sulle pelli sono l'aquila, il falco, la farfalla, l'alce, il bisonte e il lupo. Ognuno è un simbolo preciso. L'aquila, essendo l'animale che vola più in alto, simboleggia la vittoria sulla paura; il falco è colui che avverte e che valuta la situazione da più punti di vista; la farfalla indica trasformazione; l'alce è l'immagine della forza; il bisonte rappresenta l'abbondanza; il lupo infine è simbolo dell'equilibrio tra le esigenze personali e quelle del gruppo.
Ogni anno che passa, per ricordare il momento della nostra nascita, aggiungiamo una candelina sulla torta e organizziamo una festa con parenti o amici. Ma il compleanno non è stato sempre festeggiato da tutti i popoli e in tutte le epoche. Anticamente spesso non si conoscevano né il giorno né l'anno di nascita ed era così impossibile festeggiare il compleanno!
Un tempo non esisteva la festa di compleanno. I primi festeggiamenti di compleanno di cui si hanno notizie storiche risalgono a tremila anni prima di Cristo, in Egitto, al tempo dei faraoni. Ma nell'antico Egitto venivano ricordate e festeggiate solo le date di nascita dei figli maschi dei re e il compleanno della regina. Infatti soltanto i re, le regine e i loro figli sapevano esattamente il giorno in cui erano nati. Non c'era l'abitudine, come oggi, di registrare la data di nascita dei bambini e così nessuno conosceva il giorno del proprio compleanno.
Le feste per gli eredi del faraone duravano giorni interi ed erano gigantesche: vi partecipavano anche gli schiavi e, per l'occasione, veniva data la libertà ai prigionieri.
Furono i Greci ad aggiungere ai festeggiamenti l'idea della torta di compleanno. Per il 'compleanno' di Artemide, la dea della Luna e della caccia, che si celebrava il sesto giorno di ogni mese, veniva preparata una grande torta di farina e miele. Sopra venivano messe molte candeline perché la luce rappresentava la Luna.
Gli antichi Romani, invece, festeggiavano solo il compleanno di capi e imperatori. Per esempio, il compleanno di Giulio Cesare era addirittura stabilito da una legge approvata dal Senato. La legge prescriveva perfino le iniziative e gli spettacoli da organizzare: un dramma teatrale, uno spettacolo del circo, un combattimento tra gladiatori, un banchetto notturno.
Con la diffusione del cristianesimo si perse la tradizione di celebrare il compleanno. Nella concezione cristiana primitiva è la morte ad avere più significato: le feste dei santi si celebrano nel giorno della loro morte, che spesso coincideva con la data del loro martirio. Per i cristiani la morte ha il significato di rinascita, di passaggio a nuova vita: per questo i primi cristiani la 'festeggiavano'. In seguito, dal momento in cui la Chiesa cristiana stabilì che la data di nascita di Gesù era il 25 dicembre, anche la tradizione dei compleanni riprese. Nei registri della chiesa si annotavano le date di nascita di tutti gli abitanti. Con il tempo riapparve anche la torta con le candeline, che era stata dimenticata per molti secoli.
La canzone Tanti auguri a te, una delle melodie più famose e cantate nel mondo durante le feste di compleanno, comparve per la prima volta in un libro del 1893 con il titolo Good Morning to All, "Buongiorno a tutti": era nata infatti non per fare gli auguri di compleanno ma per dare il benvenuto in classe ai nuovi arrivati. A idearla erano state due sorelle americane, le sorelle Hill, nate a Louiseville, nello stato del Kentucky, alla fine dell'Ottocento. Le due sorelle si chiamavano Mildred, pianista e suonatrice dell'organo in chiesa, autrice della musica, e Patty, direttrice di una scuola sperimentale e autrice dei versi.
Fu un editore, Robert Coleman, nel 1924 a cambiare le parole a insaputa delle due sorelle, e a trasformare la canzone di benvenuto nella più celebre melodia delle feste di compleanno: una delle strofe divenne 'tanti auguri a te' e il verso 'buon giorno, cari bambini' divenne 'tanti auguri caro...' seguito dal nome del festeggiato.
Mildred morì nel 1916, ma Patty e una terza sorella, Jessica, portarono in tribunale Coleman e dimostrarono che la melodia era di loro proprietà.
"Sull'isola Barattolo, nel bel mezzo della Baia Vagabonda, c'era una villa bellissima, anche se un po' stramba, costruita com'era a blocchi, in cui abitava un bambino solitario che si chiamava Bobo".
Nonostante abbia una vita agiata e ricca di tutto ciò che si può desiderare, Bobo non ha mai festeggiato un compleanno. Da tempo, ormai, il bambino sogna di avere tutta per sé una di quelle giornate speciali in cui si ricevono regali, auguri e bigliettini, e tutti si divertono un mondo. Ma gli anni passano e nulla sembra cambiare. Bobo pensa e ripensa, consulta gli elenchi telefonici, ma scopre che non c'è bottega al mondo dove i compleanni si possano vendere, comprare o barattare. Deve trovare una soluzione, anche drastica, per realizzare il suo sogno.
Un giorno Bobo ha un'illuminazione: se non può avere una festa tutta sua, si limiterà a rubare i compleanni degli altri.
"La tecnica da lui usata era davvero brillante: tanto per cominciare scassinò gli schedari dell'anagrafe dove trovò tutte le informazioni sui compleanni di cui aveva bisogno.
Poi, avvolto nel buio più fitto, arrivava con la sua turbo-mongolfiera blu scuro, e a mezzanotte in punto rubava abilmente il compleanno che aveva scelto come suo obiettivo, burlandosi di tutti".
Molte persone non si curano di quel furto, ma altre si arrabbiano e si mettono sulle tracce del colpevole. Bobo viene arrestato ma, ottenuta la clemenza della Corte, decide di restituire il bottino e di preparare sontuosi banchetti per tutti i festeggiati.
Il compleanno è una ricorrenza importante, una festa da ricordare, ma non è certo l'unica! Nel corso dell'anno ci sono tanti giorni importanti in cui celebrare i riti. Cos'è un rito? Un rito "è quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre". Il Piccolo Principe, nato e cresciuto sull'asteroide B612, non sa nulla delle abitudini terrestri. Quando incontra la volpe e le chiede di giocare con lui, quella risponde che prima deve addomesticarla. Ma per farlo… ci vogliono i riti. Il Piccolo Principe non comprende quelle strane parole. Vuole saperne di più e la volpe paziente spiega: "C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso".
Il Piccolo Principe è ancora perplesso, non capisce a fondo quello che la volpe vuole dirgli. Così la volpe aggiunge: "Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza". Il Piccolo Principe comincia a capire, addomestica la volpe e le rimane legato, per sempre. I riti sono legati alle vicende del passato e le feste servono a ricordarle, a renderle vicine. Spesso si celebrano avvenimenti allegri e felici, qualche volta tristi e dolorosi; ma capita di perdere di vista quale sia il loro vero significato. Se ne accorge presto un gruppo di amici che si è dato appuntamento la sera del 31 ottobre. Sono tutti mascherati: chi da scheletro, chi da uomo delle caverne, chi da buffone, da mummia, da morte.
Sono in otto, ne manca uno all'appello. È il mitico Pipkin. Impossibile festeggiare Halloween senza di lui! Gli amici lo trovano a casa, senza maschera. Si preoccupano, ma Pipkin li rassicura:
"Non è niente, vi dico. Ascoltatemi. Andate direttamente alla cava. Cercate la Casa, capito? Quella infestata dai fantasmi. Vi raggiungo là".
Giunti alla Casa, incontrano uno strano signore dal nome inquietante. Si chiama Sudario. Buonapace Clavicola Sudario, per la precisione. Quell'uomo alto, pallido, allampanato e tutto vestito di nero rivela ai ragazzi che quella sarà una serata indimenticabile: "La vera, lunga, misteriosa storia di Halloween ci attende!". I ragazzi si scambiano sguardi stupiti. Non sanno quali siano le vere intenzioni di Sudario.
"Che cosa è veramente Halloween? Come è cominciata? Dove? Perché? Streghe, gatti, polvere di mummia, incantesimi. È tutto laggiù in quella Contrada dalla quale non si ritorna. Volete tuffarvi in quel mare buio, ragazzi? Volete volare in quel cielo nero?". Gli amici sono spaventati da quelle parole, ma al tempo stesso sono desiderosi di conoscere quella storia. "Ogni paese celebra i defunti, col ricorrere delle stagioni. Teschi, ossa e fagioli. Scheletri e fantasmi". Quello che propone Sudario è un viaggio per scoprire il rapporto tra i vivi e i morti. I ragazzi accettano di seguirlo e scoprono presto quanto siano importanti le loro maschere, in quella notte particolare. Ma non solo ad Halloween ci si traveste e si finge di essere qualcun altro.
Elmer è stanco del suo aspetto, vorrebbe essere uguale agli altri elefanti, ma… "Elmer era diverso… Elmer era giallo arancione rosso rosa porpora blu verde bianco e nero".
Elmer è il più simpatico degli elefanti, ma teme che gli amici ridano di lui per il suo aspetto. Così, un giorno, si strofina addosso delle strane bacche e diventa color elefante. Nessuno lo riconosce e… tutti sembrano tristi, seri, pensierosi. Elmer si guarda attorno, alza la proboscide e urla a perdifiato. Poi comincia a ridere. Gli elefanti lo riconoscono immediatamente e ridono come non mai. Da allora, ogni anno, gli elefanti hanno cominciato a festeggiare il giorno più divertente: si tingono da capo a piedi coi colori di Elmer, mentre Elmer si fa color elefante. E insieme sfilano in parata. (Anna Antoniazzi)
Ray Bradbury, L'albero di Halloween, Fabbri, Milano 1998 [Ill.]
Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe, Fabbri, Milano 2000 [Ill.]
Margaret Mahy, Bobo, il Rubacompleanni; Una direttrice cattivissima, Mondadori, Milano 1995 [Ill.]
David McKee, Elmer: l'elefante variopinto, Mondadori, Milano 1995 [Ill.]