Nome con cui G. Boccaccio rappresentò e celebrò, in quasi tutte le sue opere di fantasia, la sua donna poetica. Che alla base di questa rappresentazione ci fosse un'esperienza autobiografica, è certo; ma non meno certo è che questa è trasfigurata secondo moduli della tradizione narrativa medievale. Una lunga tradizione identifica Fiammetta con Maria, figlia naturale di re Roberto d'Angiò, sposata a un membro della famiglia d'Aquino. Ma l'esistenza storica di una Maria d'Aquino non è confermata da alcun documento. Il Boccaccio ci racconta di essersi innamorato di lei un sabato santo nella chiesa di S. Lorenzo a Napoli (si noti la persistenza del modulo letterario già dantesco e petrarchesco), d'esserne stato riamato, poi tradito. A Fiammetta sono dedicati il Filostrato e il Teseida; ella è personaggio del Filocolo e dell'Ameto, una delle novellatrici del Decameron; riappare come amata dal poeta nell'Amorosa visione; è protagonista d'un romanzo (Elegia di Madonna Fiammetta) in cui il Boccaccio inverte le posizioni (tradita è Fiammetta e non l'amante di lei, Panfilo).