Carta-valore che, applicata su lettere, cartoline e plichi, serve per l’affrancatura postale.
I primi f. postali furono introdotti in Gran Bretagna nel 1840. In Italia esordirono nel Regno Lombardo-Veneto, nel 1850. Dopo la costituzione del regno, la fornitura dei f. venne affidata alla casa De La Rue e C. di Londra, fino alla creazione, a Torino, dell’officina governativa delle carte-valori (1865), che cessò di funzionare nel 1928 e si fuse con l’Istituto poligrafico dello Stato di Roma. Con la diffusione dell’utilizzo dei f. nacque il fenomeno del loro collezionismo (➔ filatelia).
Come protezione contro le imitazioni, i f. vengono generalmente stampati su carta filigranata. Per facilitare il funzionamento delle macchine automatiche per la selezione e per la bollatura della corrispondenza è stato introdotto, in Italia dal 1968, l’uso di carta fluorescente. Per agevolare la separazione degli esemplari di uno stesso foglio il sistema più usato è quello della dentellatura (inventata da H. Archer nel 1847), che consiste nella perforazione degli orli.
Per evitare che i f. siano usati più di una volta, vengono annullati mediante bolli che lasciano un’impronta composta di due parti, la prima avente l’indicazione dell’ufficio di spedizione e la data, l’altra formata in genere da linee parallele, recante spesso una dicitura pubblicitaria. Per la spedizione di grandi quantitativi di corrispondenza e specie di stampati, in luogo dell’affrancamento con f. vi sono altri sistemi per indicare che il porto è pagato; il sistema usuale consiste nell’impiego di macchine affrancatrici, apparse nel 1921 e introdotte in Italia nel 1926.