Componimento in origine popolaresco, costituito da un affastellamento di pensieri e di fatti bizzarri, senza nesso o quasi tra loro, in versi di varia misura, e senza ordine fisso di rime. Non ci è rimasta alcuna f. originaria; è però possibile ricostruirla nella sua struttura attraverso l’imitazione letteraria che ne fecero Francesco di Vannozzo, F. Sacchetti e altri, nel 14° e 15° secolo. Queste f. letterarie sono morali, politiche e satiriche, e spesso consistono di motti sentenziosi e di proverbi in settenari rimati a coppie (nel qual caso si parlava di motto confetto, denominazione che fin dalle origini tese a confondersi con quella generica di f.) o a terzine, o in settenari, quinari ed endecasillabi, o in endecasillabi con rima interna. Il trionfo del petrarchismo nel 16° sec. segnò il tramonto della f. come di altri componimenti popolareggianti.
Composizione musicale di origine popolaresca, fiorita alla corte di Isabella d’Este a Mantova tra il 15° e il 16° sec. Era perlopiù a 4 voci, in stile accordale, con andamenti melodici e ritmici incisivi e di immediata orecchiabilità. Poteva essere eseguita a 4 voci (con interventi strumentali) o a voce solista (che cantava la parte più acuta) con accompagnamento di liuto.
Nel 15° sec. furono dette f. (o f.-barzellette) anche le canzoni a ballo composte di versi brevi.