Arma da getto, costituita di un’asta alla cui estremità è inserita una punta di metallo aguzza. Nell’antichità classica il g. veniva utilizzato in guerra dai Greci (gr. ἀκόντιον, ἀκων) e dai Romani (lat. pilum).
Nella sistematica etnologica, il g. è distinto dalla lancia in quanto, come la zagaglia, è di regola arma da getto e non da urto, e perciò di dimensioni e massa proporzionalmente inferiori. La distribuzione geografica del g. fra i popoli che ancora l’adottano coincide con quella della lancia e lo studio delle due armi sotto l’aspetto tecnologico ed etnologico è di solito abbinato.
Come esercizio atletico, le gare di lancio del g. si disputano dal 1896, anno di nascita delle Olimpiadi moderne, di cui la disciplina entrò subito a far parte. Il g. (lunghezza 2,60 m, massa 800 g per gli uomini; 2,20 m, 600 g per le donne) può essere lanciato sia con la mano destra sia con la sinistra; il lancio si effettua su pedana, non inferiore ai 30 m di lunghezza e larga 4 m, opportunamente delimitata in un settore del campo. Se la punta di acciaio del g. non tocca terra prima di ogni altra parte dell’attrezzo o se il concorrente oltrepassa i limiti segnati sul terreno, il lancio non è valido. Il lancio è nullo anche nel caso in cui il g. finisca fuori del settore regolamentare. Dal 1° aprile 1986 (uomini) e dal 1° aprile 1991 (donne) l’IAAF ha deciso di spostare in avanti di 4 cm il baricentro dell’attrezzo per ridurre le gittate di lancio e meglio tutelare l’incolumità degli spettatori.