Intervallo di tempo al termine del quale la rotazione della Terra attorno al proprio asse riconduce un determinato punto del cielo a passare per un meridiano qualunque.
Poiché gli astri sono dotati di movimento sensibile sulla vòlta celeste, i g. che essi definiscono sono diversi l’uno dall’altro. Si distinguono, dunque: G. sidereo o siderale Intervallo di tempo che separa due passaggi di una stessa stella al meridiano di un dato luogo e corrisponde al periodo della rotazione, pressoché uniforme, della Terra: esso vale 23h 56m 4,091s. G. solare Intervallo di tempo che separa due successive culminazioni del Sole a uno stesso meridiano (g. solare vero): la durata è maggiore di quella del g. siderale a causa del moto di rivoluzione della Terra attorno al Sole. Poiché il ritardo del Sole rispetto alle stelle è variabile da g. a g., per gli usi pratici è necessario compensare in una media annua la durata dei giorni solari; si ha così il g. solare medio, o semplicemente g. medio, che rappresenta l’intervallo, di durata assolutamente costante, che separa due passaggi consecutivi al meridiano di un dato luogo di quell’astro fittizio detto Sole medio, di cui l’angolo orario varia in modo rigorosamente proporzionale al tempo. La durata del g. medio è 24h 0m 0s. Sia il g. siderale sia quello medio hanno inizio al passaggio superiore al meridiano del luogo e si contano da 0h a 24h. G. civile È un g. solare medio che inizia alla mezzanotte media, ossia al passaggio inferiore del Sole medio al meridiano del luogo, e si conta sia da 0h a 24h ininterrottamente e sia da 0h a 12h antimeridiane e da 0h a 12h pomeridiane. Durata del g. Intervallo di tempo in cui il Sole è sopra l’orizzonte di un dato sito. Tale durata è di 12 ore all’equatore in ogni epoca dell’anno, e, in ogni luogo della Terra, agli equinozi (21 marzo e 23 settembre); altrimenti il g. ha durata variabile nel corso dell’anno. Precisamente, se si misura la durata Ω del g. in gradi (1h=15°), risulta Ω=2 arccos (−tgϕ tgδ), essendo ϕ la latitudine del luogo e δ l’altezza del Sole sopra l’equatore (declinazione). Così, in primavera e in estate, essendo δ positiva, nei luoghi per i quali ϕ è positiva, cioè nell’emisfero boreale, Ω è maggiore di 180°, vale a dire il g. dura più della notte; il contrario accade in autunno e in inverno. In particolare, per i punti della Terra che sono situati tra i poli e i circoli polari (latitudine maggiore di 66°33′) la durata del g. può essere di 24 ore in estate e nulla in inverno (cioè il Sole permane sempre sull’orizzonte o non sorge affatto); ai poli il g. dura addirittura 6 mesi (dall’equinozio di primavera a quello d’autunno al polo N, dall’equinozio d’autunno a quello di primavera al polo S). G. lunare Intervallo (29d 12h 44m 2,8s) tra due successive culminazioni del Sole sull’orizzonte di uno stesso punto della superficie della Luna; esso coincide con il tempo che la Luna, rispetto alla Terra, impiega a tornare in congiunzione con il Sole e si divide in due periodi pressappoco identici, di circa 350 ore ciascuno: il g. lunare, propriamente detto, e la notte lunare.
Nella terminologia ecclesiastica, g. liturgico, il g. santificato dalle celebrazioni liturgiche, principalmente dal sacrificio eucaristico e dalla preghiera pubblica della Chiesa, cioè dall’Ufficio divino. Decorre da una mezzanotte all’altra, come nel calendario civile, ma la celebrazione della domenica e delle solennità inizia dal vespro del g. precedente. Tutti i g. del calendario ecclesiastico sono liturgici, a eccezione del venerdì e sabato santo e, nella liturgia ambrosiana, di tutti i venerdì di quaresima, nei quali non si celebra la messa. La celebrazione liturgica conferisce al g. una sua qualifica, che diversifica tra loro i g. della settimana e dell’anno; si ha perciò in essi la celebrazione della domenica, o della feria, o della vigilia, o della festa, o dell’ottava. A sua volta ciascuna celebrazione ha un grado di solennità che determina la precedenza di una celebrazione rispetto a un’altra, precedenza dovuta al carattere mobile di alcune feste in relazione alla Pasqua, che non ha data fissa, e alla rotazione dei g. della settimana, che, in modo ineguale, formano i mesi.