Umanista, medico e filosofo (n. Verona 1476 0 1478 - m. Incaffi 1553). Studiò a Padova con Giovanni Aquila, Gabriele Zerbo, Pietro Trampolino e con Girolamo e Marcantonio della Torre. Negli anni di studio, certamente entrò in contatto con Pietro Pomponazzi e da costui fu influenzato nella sua formazione filosofica, benché in seguito ne prenderà le distanze, in particolare in relazione all'astrologia. Conseguì la laurea in artibus nel 1502 e il dottorato in medicina nel 1505. In questa stessa università ottenne la lettura annuale di logica nel 1509.
Appena conseguito il dottorato, fu ammesso nel Collegio dei medici veronesi in cui ricoprirà poi incarichi importanti. L'attività medica, che F. svolse innazitutto a Verona, gli garantì una notevole notorietà al punto che, nel 1545, sarà nominato medico ufficiale del Concilio di Trento. Qui un suo referto fu determinante per il controverso trasferimento del Concilio a Bologna. Trascorse, tuttavia, lunghi periodi nella sua villa di Incaffi dove si dedicava allo studio, alla ricerca naturalistica e alle dotte conversazioni con i suoi amici più cari (come Giovanni Battista della Torre, Andrea Navagero, Paolo Ramusio). Fu membro di alcune accademie alle cui attività filosofiche, letterarie e naturalistiche partecipavano alcuni tra i più illustri rappresentanti della cultura del periodo: quella aperta da Bartolomeo d'Alviano a Pordenone, quella animata dal vescovo di Verona Gian Matteo Giberti, quella padovana degli Infiammati e quella Pontaniana di Napoli. Le opere di F. mostrano la vastità dei suoi interessi che, conformemente a un modello umanistico d'ispirazione classica improntato all'enciclopedismo, si estendono dall'astronomia alla filosofia, dalla poetica alla botanica, dalla medicina all'idraulica. Ad essi va aggiunta una considerevole produzione poetica, particolarmente apprezzata dai contemporanei che non esitarono a considerarlo, come scrisse Benedetto Varchi, tra i massimi poeti in lingua latina. Il Syphilis sive De morbo gallico, pubblicato a Verona nel 1530 e dedicato a Pietro Bembo, è un poema in esametri sull'origine, la natura e la cura del "mal francese", in cui precise teorie, esperienze e conoscenze medico-scientifiche sono elegantemente riformulate da F. attraverso l'invenzione poetica ricorrendo all'intreccio mitologico e pastorale. Delle altre opere di F., soltanto poche furono quelle pubblicate quando l'autore era ancora in vita. L'Homocentricorum sive De stellis liber usus, pubblicato nel 1538, è una di scussione critica dell'astronomia di Tolomeo che, facendo leva su una tradizione filosofica aristotelica rivisitata, propone un'organizzazione del cosmo in accordo con una più generale concezione armonica della natura. Il De sympathia et anthipatia rerum, pubblicato nel 1546, fornisce il quadro complessivo della filosofia della natura di F. governata dal principio di simpatia universale, una nozione su cui convergono tradizioni filosofiche aristoteliche e platoniche rielaborate alla luce dell'osservazione e dell'esperienza dei fenomeni fisici e che gli consente di evitare ogni spiegazione occulta dei fatti naturali. Il De contagione et contagiosis morbis et curatione, pubblicato insieme al De sympathia, costituisce un'applicazione in campo medico di tale concezione filosofica più generale. La dottrina dei "seminaria" ivi esposta, individuati come corpuscoli animati che determinano il contagio vivo da individuo a individuo, consentì il definitivo superamento della teoria miasmatica che aveva dominato nella storia della medicina sin dai tempi d'Ippocrate. Nel 1555 uscì, postuma, l'editio princeps, dell'Opera omnia che contiene oltre al corpus dei Carmina, al poema commissionatogli da Alessandro Farnese Ioseph e al De vini temperatura sententia, la trilogia dei dialoghi Naugerius sive De poetica, Turrius sive De intellectione, Fracastorius sive De anima. Da questi dialoghi filosofici su tre temi centrali del dibattito umanistico contemporaneo emerge, da un lato, l'acutezza della riflessione di F. su tematiche d'attualità come la tensione tra sapere filosofico e attività poetica, il ruolo della logica nella strutturazione e organizzazione del sapere e la fisiologia delle attività dell'intelletto, dall'altro, il ruolo di F. nella trasformazione cinquecentesca dell'aristotelismo attraverso la conciliazione con altre correnti filosofiche, in primis la filosofia platonica e il neoplatonismo di Marsilio Ficino. Tanto le opere rimaste inedite o incomplete, quanto la corrispondenza di F. rivelano la costante attenzione che egli prestò anche a questioni puntuali di botanica, d'astronomia, di geografia, in particolare relativamente alle recenti scoperte geografiche e ai nuovi orizzonti naturalistici da esse aperti. La curiosità per il nuovo e l'esigenza di rinnovamento filosofico e scientifico, associati alla vasta cultura classica e alla vocazione enciclopedica umanistica fanno di F. uno dei personaggi emblematici del Rinascimento europeo.