(lat. Iuno)
Antica divinità latina, divenuta la massima divinità femminile della religione romana antica nel momento della sua sistemazione nel culto della triade capitolina, con Giove e Minerva. Appare come divinità celeste e lunare, dea del calendario, della donna, della vita femminile e della fecondità, divinità del matrimonio, e, in quanto Regina, divinità poliade di alcune città del Lazio e d’Italia. G. era la divinità corrispondente alla greca Era, e dunque concepita come sposa di Giove. La sua natura originaria è discussa. Il suo nome in sé e per sé ci porta genericamente nella sfera della giovinezza, della forza vitale, senza rendere possibili riferimenti più precisi. Sotto l’aspetto ctonio, a G. era sacra la capra; identificata con la Luna, e perciò entrata in relazione con il calendario e con la vita femminile, essa era invocata dal rex e dal pontifex al principio di ogni mese con il nome di Iuno Covella, e dalle donne partorienti con quello di Iuno Lucina, che porta alla luce il nascituro. Ma ogni manifestazione della vita sessuale della donna era sotto la tutela di Giunone. Riservate alle donne erano le feste in onore della dea: le None Caprotine e i Matronalia. Nelle Caprotine (7 luglio) si festeggiava G. come dea del sesso e della fecondità. I Matronalia (1° marzo), che si collegavano alla castità muliebre, terminavano con gli Iunonalia. In quanto protettrice del vincolo matrimoniale era invocata quale Pronuba. Come dea poliade era venerata quale Iuno Quiritis (o Curitis) a Falerii. Ma il culto più famoso fu quello di G. Sospes o Sospita Mater Regina a Lanuvio. L’epiteto di Moneta (nel senso di «ammonitrice») con il quale la dea era venerata in un tempio sulle pendici capitoline, adiacente alla zecca, spiega il nome dato al metallo, coniato appunto in prossimità di tale tempio. Il culto di G. ebbe il suo fulcro nel Lazio donde si diffuse nell’Italia centrale, meno nelle province, a eccezione della Gallia narbonese e dell’Africa.
Pianetino, del diametro di 250 km ca., scoperto nel 1804 da K.L. Harding.