Conflitto intrapreso dall’Italia contro l’Impero ottomano per conseguire il possesso della Tripolitania e della Cirenaica (1911-12). Dopo essersi accordato con Francia e Gran Bretagna per la sistemazione delle rispettive aspirazioni coloniali nell’Africa settentrionale, il governo italiano guidato da G. Giolitti intimò alla Turchia di sgombrare la Libia; al rifiuto seguì la dichiarazione di guerra.
Il corpo italiano di spedizione, al comando del tenente generale C. Caneva, fu inizialmente di 34.000 uomini (100.000 nel 1912), sostenuto dal concorso della marina. In campo ottomano, al comando del colonnello Nesh’et bey erano in Tripolitania circa 5000 uomini e 2000 in Cirenaica, cui si agginsero le forze autoctone accorse all’appello della guerra santa. Le operazioni iniziarono il 5 ottobre con l’occupazione dei centri costieri: dopo Tripoli e Tobruk furono prese Derna, Bengasi e Homs. Il 5 novembre 1911 re Vittorio Emanuele III proclamò l’annessione all’Italia di Tripolitania e Cirenaica.
L’Italia portò quindi la guerra nell’Egeo per procurarsi basi di appoggio per bloccare le coste turche nel Mediterraneo orientale e insieme per assicurarsi un importante elemento di scambio nelle future trattative di pace. Il 26 aprile 1912 fu occupata l’isola di Stampalia; il 17 maggio forze di sbarco del generale G. Ameglio costrinsero i Turchi alla resa a Rodi, mentre forze della marina procedevano all’occupazione del resto del Dodecaneso. Siluranti italiane al comando del capitano di vascello E. Millo nella notte del 18 luglio penetrarono nei Dardanelli, per un’azione dimostrativa. A indurre la Turchia alle trattative furono soprattutto i timori di sollevazioni nella penisola balcanica e la pace fu conclusa a Losanna il 18 ottobre 1912: l’Italia ottenne la Libia e l’amministrazione del Dodecaneso.