Re di Giordania (‛Ammān 1935 - ivi 1999). Asceso al trono nel 1952, il suo regno garantì al paese una forte stabilità politica e inserì la Giordania nel blocco dei paesi arabi moderati. Riconosciute le rivendicazioni palestinesi sulla Cisgiordania (1988), negli anni Novanta intensificò l'opera di mediazione tra arabi e israeliani. Alla sua morte salì al trono il figlio ̔Abdallāh II.
Proclamato re, ancora minorenne, l'11 ag. 1952, quando il padre Ṭalāl ibn Abdūllāh fu deposto per incapacità mentale, e assunto effettivamente il potere nel maggio 1953, Ḥ. stabilì un regime autoritario e adottò una politica oscillante fra il blocco neutralista arabo e l'Occidente. Dopo la guerra arabo-israeliana del giugno 1967, la tensione con i gruppi della resistenza palestinese presenti in Giordania e l'aspro conflitto che ne conseguì nel 1970-71 provocarono l'isolamento di Ḥ. dal mondo arabo; a tale isolamento contribuì anche la rivendicazione da parte di Ḥ. della sovranità giordana sulla Cisgiordania, ribadita fino all'ott. 1974 quando il vertice arabo di Rabāt riconobbe ufficialmente l'OLP quale unico rappresentante legittimo del popolo palestinese. Dopo il ristabilimento delle relazioni ufficiali con l'OLP (1979) Ḥ. condusse un'intensa attività diplomatica cercando di svolgere un ruolo di mediazione fra Stati Uniti e Israele da un lato e la resistenza palestinese dall'altro. Alla conferenza della Lega Araba tenutasi ad ‛Ammān nel nov. 1987, Ḥ. si adoperò per la riconciliazione fra Siria e Iraq e per l'appoggio a quest'ultimo nel conflitto con l'Iran (1980-88), oltre che per la reintegrazione dell'Egitto nella Lega. Nel luglio 1988, annunciato il proprio appoggio all'intifāḍa, Ḥ. recise ogni legame amministrativo tra la Cisgiordania e la Giordania dando così piena effettività al riconoscimento della sovranità palestinese su quella regione. Espressosi per una "soluzione araba" della crisi esplosa nell'ag. 1990, in seguito all'invasione irachena del Kuwait, Ḥ. condannò il ricorso alla forza nei confronti dell'Iraq (genn.-febbr. 1991) e la condotta dei paesi arabi che partecipavano allo schieramento militare guidato dagli USA. Durante il suo lungo regno, Ḥ. riuscì a garantire al paese una forte stabilità interna fondata sul legame della dinastia con la popolazione transgiordana di origine beduina. Nel corso degli anni Novanta intensificò la sua opera di mediazione nella regione mediorientale impegnandosi nel processo di pace tra Israele e i Palestinesi, sancito dal trattato dell'ottobre 1994, e intervenendo nelle trattative di Wye Plantation (Maryland), che portarono alla firma di un nuovo accordo a Washington tra il primo ministro israeliano B. Netanyahu e il leader palestinese Y. ̔Arafāt (ott. 1998). Sul finire degli anni Novanta, nonostante il crescente disaccordo interno manifestato in più occasioni dall'opposizione fondamentalista e dalla comunità giordano-palestinese verso la politica di pace attuata nei confronti di Israele, Ḥ. seppe salvaguardare il ruolo della Giordania nella regione e le alleanze politico-strategiche della dinastia nel paese.