Roccia vulcanica che rappresenta il prodotto di un flusso, o colata piroclastica, messo in posto durante l’eruzione esplosiva di un vulcano. Lo spessore delle i. è molto variabile, passando da qualche metro alle centinaia di metri. Queste variazioni dipendono sia dai volumi di materiale piroclastico eruttato dal vulcano, sia dalla topografia sulla quale le i. si depositano, cosicché, nelle zone più depresse, esse raggiungono gli spessori più elevati. Internamente i depositi ignimbritici non hanno stratificazione, risultando inoltre mal classati; hanno comunque una presenza costante di frammenti di cristalli di generazione intratellurica circondati da schegge di vetro vulcanico adattate al loro contorno e rinsaldate. In alcune parti, in special modo in quelle più alte e più porose della coltre, si notano spesso delle caratteristiche ‘fiamme’, in genere di colore più chiaro di quello della roccia e a forma di esili lenti più o meno allungate, originate da ‘nidi’ di gas vulcanico trattenuto dalla massa in via di consolidazione. Molto spesso al tetto delle i. sono presenti dei livelli di ceneri, messi in posto per caduta, alla fine del processo di scorrimento della colata piroclastica. La struttura delle i., a causa della grande abbondanza del vetro e dei frammenti di minerali di genesi intratellurica (denominati fenoclasti, per analogia con i fenocristalli delle lave) è detta vitroclastica. La tessitura, caratterizzata dalla approssimata isoorientazione delle particelle vetrose rinsaldate, è detta pseudofluidale.