Galápagos, Isole Gruppo insulare dell’America Meridionale, situato nel Pacifico di fronte alle coste dell’Ecuador, di cui costituisce una provincia amministrativa (Archipiélago de Colón; 8.010 km2 con 18.640 ab. nel 2001); capoluogo Puerto Baquerizo Moreno. L’arcipelago è formato da 13 isole maggiori e da una quarantina di isolotti. L’isola più orientale dista dal continente 900 km. Il gruppo di isole poggia su uno zoccolo sottomarino, è tutto di origine vulcanica e di età relativamente recente (circa 2 milioni di anni). Le G. sono costituite da apparati vulcanici e crivellate da circa 2000 crateri, 20 dei quali si possono considerare come vulcani primari. Il clima è molto mite per quanto riguarda la temperatura (media annua 22 °C, con scarsa escursione), ma notevolmente arido. Conta una popolazione di 19.184 abitanti (censimento 2006). Gli abitanti risiedono per lo più a San Cristóbal, dov’è il capoluogo, e a Isabela (la più grande dell’arcipelago). Il turismo, con 108.000 presenze nel 2004, è una componente importante dell’economia delle isole.
Le particolari condizioni climatiche e il totale isolamento dell’arcipelago hanno favorito il caratterizzarsi di una fauna e di una flora specifiche. La vegetazione, nelle zone più basse, ha carattere desertico; con l’aumentare dell’altezza, da una flora di Cactacee si passa al bosco rado e poi alla foresta relativamente fitta. Delle specie cormofitiche più della metà è endemica. La fauna presenta un interesse straordinario e ha offerto notevoli argomenti nello studio dell’evoluzione delle specie; fu studiata anche da C. Darwin (1835); circa i tre quarti degli Uccelli e il 97% dei Mammiferi e dei Rettili sono endemici, in particolare pinguini, pellicani, cormorani, fringuelli di Darwin, leoni marini, tartarughe elefantine (che hanno dato il nome al gruppo: in spagnolo galápago significa appunto «testuggine») e iguane.
Probabilmente note agli antichi abitanti del Perù almeno dal 15° sec., le G. furono poi scoperte (1535) da Tomás de Berlanga, vescovo del Panama, che le trovò disabitate, e di nuovo toccate nel 1546 dal navigante Rivadeneira. Appartennero alla Spagna nel periodo coloniale; rimaste disabitate, furono spesso raggiunte dai pirati e dai balenieri. Con l’indipendenza dell’Ecuador passarono alla nuova repubblica, che nel 1892, quarto centenario della scoperta dell’America, le denominò Archipiélago de Colón. Le isole furono destinate soprattutto a colonia penale, e la colonizzazione proseguì in modo assai lento. L’importanza della posizione dell’arcipelago, sulle rotte tra le coste sudamericane e la California, e tra l’America e l’Australia e Nuova Zelanda, provocò tentativi di acquisto da parte dell’Inghilterra già nel 1852, e degli USA nel 1854 e 1858. Con l’apertura del canale di Panama l’arcipelago acquisì un’enorme importanza strategica, ma le varie offerte d’acquisto degli USA furono rifiutate dall’Ecuador.
Parco nazionale delle G. Istituito nel 1936, si estende su oltre 7600 km2 e include il 96% della superficie delle isole. Nel 1959 è stata istituita la Fondazione Charles Darwin per promuovere la conservazione dell’ecosistema delle isole e nel 1964 nell’isola di Santa Cruz è stata fondata una stazione biologica internazionale. Dal 1978 il Parco è entrato nella lista dei beni naturali patrimonio dell’umanità; nel 1986 è stata istituita la riserva marina delle Isole G., comprendente le acque fino a 15 miglia marine, limite esteso a 40 miglia nel 1998.
Platea delle G. Zona sottomarina dell’Oceano Pacifico orientale, a cavallo dell’Equatore (tra 10° lat. N e 10° lat. S), collegata alla dorsale dell’Isola di Pasqua. Ha forma di altopiano e si sopraeleva di circa 1000 m sui bacini circostanti, che raggiungono profondità attorno ai 4500 m. Da essa emergono l’arcipelago delle isole omonime e le isole Cocos e Malpelo.