Una delle principali forme drammatiche giapponesi, sorta all’inizio del 17° secolo. Erede di molti generi di spettacoli popolari basati su danza, recitazione e canto, secondo la tradizione ha avuto origine dalle rappresentazioni elaborate da una danzatrice, Okuni, ed eseguite con altre compagne sul greto del fiume Kamo a Kyōto nel 1603. L’iniziativa ebbe un immediato successo, ma ben presto il governo proibì alle donne di prendere parte allo spettacolo e, a partire dal 1652, tutti i ruoli del k. furono interpretati da soli attori maschi, convenzione che si è mantenuta fino ai giorni nostri. Nel suo sviluppo, il k. accolse elementi del nō e soprattutto del jōruri, portando sulla scena, come quest’ultimo, problemi, ideali e drammi della società urbana. Ōsaka ed Edo furono i centri principali. I soggetti trattati spaziano dal leggendario al soprannaturale, da avvenimenti storico-militari a episodi di vita contemporanea. Gli autori di maggior rilievo sono Tsuruya Nanboku (1755-1829) e Kawakate Mokuami (1816-1893), ma nel k. condizione essenziale e imprescindibile è l’abilità dell’attore d’imporre a tutto il dramma il peso del proprio stile e della propria personalità.