Generale e statista turco (Salonicco 1880 - Istanbul 1938). Dopo la fine della prima guerra mondiale organizzò la lotta per l'indipendenza e l'unità nazionale della Turchia. Respinta l'invasione greca (1920-22), diede il via a una serie di rivoluzionarie riforme costituzionali, quali l'abolizione del sultanato ottomano, del califfato e del diritto canonico islamico, la proclamazione della repubblica, la laicizzazione dello Stato. La sua ventennale azione di governo creò la nuova Turchia repubblicana, di cui fu il primo presidente.
Ufficiale di idee riformiste e radicali, partecipò nel 1908 al movimento del comitato Unione e Progresso. Prese poi parte alla guerra libica e balcanica, e nella prima guerra mondiale si distinse nella difesa dei Dardanelli. Nel 1919 iniziò in Anatolia la resistenza al governo di Costantinopoli disposto ad accettare le clausole del trattato di Sèvres: organizzò un nuovo esercito nazionale, indisse in Anatolia le elezioni politiche (1920) e riunì ad Ankara una Grande Assemblea Nazionale che finì col rappresentare, in contrasto col sultano, la vera volontà della nazione non fiaccata dalla disfatta. La Grande Assemblea espresse dal proprio seno un Governo nazionale (23 aprile 1920) da lui presieduto. Posto a capo dell'esercito d'Anatolia, fronteggiò l'invasione greca nel 1920-1921, e la respinse definitivamente nell'agosto-sett. 1922, riconquistando Smirne, tutta l'Anatolia e la Tracia orientale. Tale riscossa ebbe la sanzione internazionale nel trattato di Losanna (luglio 1923). Contemporaneamente, sotto l'impulso e per volontà diretta di Kemal, s'iniziavano all'interno le grandi riforme costituzionali e rivoluzionarie: abolizione del sultanato ottomano (1922) e proclamazione della repubblica (1923), abolizione del califfato (1924), trasferimento della capitale ad Ankara, laicizzazione dello stato e abolizione del diritto canonico islamico, introduzione dell'alfabeto latino (1928), ecc. Eletto primo presidente della nuova Repubblica nel 1923, rimase a capo dello stato da lui fondato fino alla morte (10 nov. 1938). Coraggioso e impulsivo, duro con rivali e oppositori, esercitò per vent'anni una dittatura incontrastata, che, pur con misure talora intempestive e vessatorie, e con una mentalità di illuminismo illiberale, distrusse il decrepito impero ottomano, e costituì un organismo moderno nella nuova Turchia repubblicana. Il nome di Atatürk (lett. "padre turco, gran Turco", quasi "Padre della Patria") gli fu conferito dalla Grande Assemblea Nazionale nel 1934.