Economista svedese (Stoccolma 1851 - Stocksund, Stoccolma, 1926). Seguace di L. Walras e di E. Böhm-Bawerk, fu uno dei principali rappresentanti della scuola marginalistica. Il suo pensiero ha influito fortemente sullo sviluppo della scienza economica e sulla politica monetaria e creditizia europea.
Laureatosi in filosofia e matematica a Upsala, studiò economia in Inghilterra, Germania, Austria e Francia. Fu prof. di economia nell'univ. di Lund dal 1900 al 1916, nomina che giunse tardiva a causa dell'ostilità che gli ambienti ufficiali accademici rivelarono nei confronti delle sue idee favorevoli all'attuazione di riforme in campo sociale. Frutto delle sue indagini è la teoria dell'equilibrio monetario che fonde la teoria monetaria con la teoria del valore. La distinzione tra tasso di interesse naturale e monetario, la nozione di equilibrio basata sull'eguaglianza tra i due tassi e tra risparmio e investimento e sulla stabilità dei prezzi (dipendente dalla politica dello sconto) e l'idea di un processo cumulativo di rialzo o di ribasso dei prezzi che si metterebbe in moto ogni volta che la situazione di fatto si allontana dalle suddette condizioni di equilibrio, sono i suoi principali contributi. Importante anche la critica alla tesi di Ricardo sugli effetti dell'introduzione delle macchine sull'occupazione, il ritorno al malthusianesimo e alla teoria dell'ottimo della popolazione, la teoria del risparmio forzato, ecc.
Opere principali: Ueber Wert, Kapital und Rente nach den neueren nationalökonomischen Theorien (1893); Finanztheoretische Untersuchungen (1896); Geldzins und Güterpreise (1898); Föreläsningar i nationalekonomi (2 voll., 1901-06; 3a ed. 1928-29; trad. ted. Vorlesungen über Nationalökonomie auf Grundlage des Marginalprinzipes, 1913-22; trad. it. 1950); Zur Zinstheorie (in Die Wirtschaftstheorie der Gegenwart, dir. da H. Mayer, III, 1928).