L’impiego produttivo del risparmio, l’incremento o il mantenimento, cioè, dello stock di capitale in un periodo di tempo dato, che normalmente è l’anno.
L’i. può assumere la forma di deposito di denaro in banca e di acquisto di azioni e obbligazioni: in tali casi si tratta di i. finanziari; o può consistere nell’acquisto di beni capitali, cioè beni di i., come immobili, impianti e macchinari ecc.: in questi casi si tratta di i. reali. Nell’analisi della contabilità nazionale, l’i. reale rientra tra le componenti della domanda aggregata. In tale contesto si distinguono: gli i. fissi, sostenuti dall’impresa per l’acquisto di macchinari, attrezzature e altri beni strumentali alla produzione; gli i. in scorte di materie prime, semilavorati e prodotti finiti; gli i. in edilizia, per l’acquisto di abitazioni anche da parte delle famiglie; gli i. lordi, i quali includono gli ammortamenti necessari per ricostruire i macchinari che vengono messi fuori uso per il logorio fisico e per l’obsolescenza tecnica, e gli i. netti, pari alla differenza tra i. lordi e ammortamenti.
Le imprese, per poter effettuare i., hanno bisogno di procurarsi denaro. È questo il problema delle fonti di finanziamento degli investimenti. Una prima fonte è costituita dai profitti. Un’impresa, cioè, può trattenere una parte dei profitti, anziché distribuirla agli azionisti, e con questa finanziare gli investimenti. Altre vie attraverso cui un’impresa può procurarsi denaro per finanziare gli i. sono l’emissione di azioni, l’emissione di obbligazioni, il ricorso ai prestiti delle banche (credito bancario) o a quelli di altre imprese.
Varie teorie tentano di spiegare da quali fattori sono influenzati gli investimenti. L’analisi macroeconomica tradizionale ritiene che siano funzione decrescente del tasso d’interesse. Altre teorie sostengono che le variazioni del tasso d’interesse abbiano un’influenza assai limitata sul volume degli i., perché questo dipende anche dalle prospettive di profitto delle imprese, dalle aspettative che esse hanno sulla possibilità di vendere in futuro i loro prodotti, dal processo innovativo ecc.
J.M. Keynes, in particolare, ha sostenuto che gli i. sono la componente più imprevedibile del reddito nazionale, perché dipendono da variabili extra-economiche come l’ottimismo e il pessimismo degli imprenditori. L’indagine statistica ha dimostrato l’esistenza di una stretta correlazione tra il profitto atteso, i cambiamenti attesi nella produzione, le variazioni passate della produzione e l’investimento. Nel breve e medio termine le variazioni nella produzione sembrano essere il fattore più importante nella determinazione degli investimenti. Una spiegazione teorica di ciò è data dal principio di accelerazione per il quale lo stock di capitale effettivo si aggiunge allo stock di capitale desiderato e l’i. (cioè l’aumento dello stock di capitale) dipende dall’aumento della domanda. In tal senso, si distinguono gli i. indotti, se generati dall’aumento della domanda, e gli i. autonomi, se indipendenti dalla domanda.
Successivamente, nella teoria dell’accelerazione flessibile, L.M. Koyck ha sostenuto che l’i. dipende dallo stock di capitale esistente nei periodi precedenti. Un argomento molto discusso nell’ambito della teoria dell’i. è inoltre quello del modo in cui l’i. si aggiusta alle variazioni della domanda. Le implicazioni di politica economica della teoria dell’accelerazione sono essenzialmente a favore di una politica di tipo keynesiano. Se, infatti, gli i. non sono sensibili in modo rilevante al tasso d’interesse nel medio e lungo termine, solo la manovra sulla domanda aggregata può essere efficace nel determinare nuovi i. e quindi aumentare l’occupazione. Keynes assegnava pertanto agli i. pubblici (effettuati cioè dalla pubblica amministrazione) un ruolo importante nella politica economica, in quanto gli i. privati nelle moderne economie capitalistiche sono spesso insufficienti (a causa delle aspettative pessimistiche degli imprenditori) a garantire adeguati livelli di occupazione; di qui le politiche degli i. che richiedono l’intervento dello Stato per effettuare gli i. pubblici e incentivare quelli privati.
La teoria moderna della domanda di beni d’i. pone l’attenzione anche sui fattori che determinano la domanda relativa alla sostituzione di vecchi macchinari. Alcuni economisti, come J.A. Schumpeter, hanno messo in evidenza l’importanza dell’i. come veicolo attraverso cui il progresso tecnico viene immesso nel sistema economico.
In economia aziendale, i criteri di valutazione degli i. sono metodi di scelta applicati al fine di confrontare più opportunità di i. e valutarne il contributo all’attività dell’impresa in base a fattori molteplici (durata dell’i., rendimento ecc.); tra questi, il più semplice è quello del periodo di recupero degli i. (pay off o pay back period), pari al numero di anni necessari per recuperare il costo del progetto d’i. con il guadagno lordo e in base al quale sono preferiti gli i. con il periodo di rimborso più breve. Il metodo del valore attuale consiste invece nell’attualizzare i futuri ricavi degli i. al netto dei costi e scegliere quello con il valore attuale maggiore. Un terzo criterio di scelta è quello del saggio interno di rendimento (o efficienza marginale dell’i.), pari al tasso d’interesse che uguaglia il valore attuale dei ricavi futuri a quello dei costi; sarà preferito l’i. con il saggio di rendimento maggiore e comunque superiore a quello in vigore sulle obbligazioni o a quello praticato dalle banche sui fondi da esse forniti all’impresa per finanziare l’investimento.
Per i fondi comuni d’i. ➔ fondo.
Nel diritto internazionale generale, la questione degli i. esteri, effettuati da persone private fisiche e giuridiche in uno Stato diverso da quello di cui hanno la nazionalità, si colloca nel contesto del trattamento degli stranieri e dei loro beni. Le norme sulla protezione degli i. esteri, previste soprattutto in trattati bilaterali, mirano a salvaguardarne l’esistenza e la consistenza, limitando la sfera di libertà dello Stato ospite nell’esercizio della propria autorità verso i beni stranieri e quindi gli i. esteri. In particolare, lo Stato ospite non può privare arbitrariamente gli stranieri dei loro beni, deve assicurare agli i. esteri la tutela stabilita dal diritto interno, nonché l’adozione di misure preventive e repressive qualora siano oggetto di attentati, minacce o pregiudizi.
Sull’argomento si innestano le rivendicazioni dei paesi in via di sviluppo aventi per oggetto la sovranità permanente sulle risorse naturali. In base ai principi stabiliti nella Dichiarazione relativa alla sovranità permanente sulle risorse naturali del 1962 (art. 2) e nella Carta dei diritti e dei doveri economici degli Stati del 1974 (par. 3), entrambe adottate dall’Assemblea generale dell’ONU, tali paesi affermano la libertà dello Stato territoriale di disciplinare gli i. esteri secondo la legislazione nazionale e gli obiettivi nazionali di politica economica e sociale.
In materia di trattamento degli i. va inquadrato anche il problema della disciplina internazionale delle espropriazioni e delle nazionalizzazioni di beni stranieri e delle condizioni da adempiere affinché tali misure siano conformi al diritto internazionale. Oltre che sulle condizioni del pubblico interesse e della non discriminazione, la prassi internazionale è ormai univoca per ciò che concerne l’obbligo del pagamento di un indennizzo ‘equo’, in contrapposizione al principio dell’indennizzo ‘pronto, effettivo e adeguato’ sostenuto da alcuni Stati industrializzati per reclamare il valore di mercato del bene espropriato. Strumenti diretti a garantire i privati contro i rischi relativi agli i. esteri sono previsti dalla Convenzione sulla soluzione delle controversie relative agli i. (Washington, 1965) e dalla Convenzione istitutiva dell’Agenzia multilaterale per la garanzia degli i. (MIGA, Multilateral Investment Guarantee Agency, Seoul, 1985).
investimento I. parentale La quantità di energia che ciascun individuo (animale o vegetale) spende per la produzione di propagoli (uova, sinemi) e/o per l’accrescimento della progenie. A seconda del ciclo biologico e delle strategie di vita degli organismi, l’i. parentale può essere speso principalmente per la produzione di propaguli, come nel caso di specie che producono un numero elevato di nuovi individui, oppure può essere devoluto in quota limitata alla produzione di nuovi individui e maggiormente alla cura degli stessi (cure parentali).