Il reddito di un investimento (mobiliare o immobiliare) rapportato al capitale investito o, nel caso di un titolo, al prezzo sostenuto per l’acquisto.
Nel linguaggio di borsa, il r. di titolo obbligazionario è dato dal rapporto tra il valore della cedola e il prezzo pagato per l’acquisto del titolo. Si ha il r. all’emissione se si fa riferimento al prezzo di emissione del titolo, che può essere anche inferiore al suo valore nominale (il rapporto tra interesse, o dividendo per le azioni, e valore nominale è detto r. nominale). Se ci si riferisce al rapporto fra l’interesse del titolo e il prezzo corrente si ha invece il r. immediato. Il calcolo del r. medio effettivo tiene conto delle specifiche caratteristiche del titolo (data delle cedole, modalità di rimborso, premi ecc.). Tale calcolo porta al tasso che eguaglia il valore attuale del r. futuro del titolo al suo prezzo (di emissione o di mercato). Si parla di r. differenziale di un titolo per indicare la variazione del r. in relazione a una variazione prefissata della quotazione. Per i titoli azionari, il r. è dato dal rapporto fra il dividendo e la quotazione di borsa; esso varia secondo il variare nel tempo del dividendo stesso.
Nel linguaggio economico, il tasso di r. interno (o efficienza marginale di capitale) indica il tasso di sconto che attualizza il valore del flusso dei r. futuri di un investimento, mettendoli in relazione al costo dell’investimento stesso. Quest’ultimo risulta conveniente finché tale tasso di r. non eguagli il tasso di interesse.
Nella teoria economica della produzione, fondamentale è la legge dei r. decrescenti, espressione con cui si indica la circostanza per la quale, con riferimento al livello della produzione di un bene grazie all’impiego di dosi crescenti di un fattore produttivo (rimanendo invariate le quantità degli altri fattori), gli incrementi di produzione dovuti all’aumento del fattore (i r. del fattore variabile) inizieranno a decrescere da un certo punto in poi e saranno nulli in corrispondenza del punto di massimo della funzione del prodotto totale.
Sono detti r. di scala gli incrementi di produzione risultanti da un incremento di tutti i mezzi di produzione impiegati; saranno crescenti, costanti o decrescenti a seconda che l’incremento di produzione sia, rispettivamente, più che proporzionale, proporzionale o meno che proporzionale all’incremento dei mezzi di produzione.
R. ottico (o r. luminoso spettrale) Per una sorgente luminosa, il rapporto tra l’energia emessa nello spettro visibile e l’energia raggiante totale emessa dalla sorgente. R. luminoso totale Il rapporto tra l’energia emessa nello spettro visibile e l’energia totale che si riceve proveniente dalla sorgente (cioè l’energia totale irradiata più quella trasformata in altra forma, per es., dispersa per conduzione termica).
R. scolastico La misura in cui uno studente riesce ad assolvere i propri compiti. Tra i fattori che influenzano, positivamente o negativamente, il r. scolastico vanno considerati in primo luogo quelli relativi alla personalità (livelli di intelligenza, capacità di astrazione, grado di emotività, di motivazione, di curiosità ecc.); hanno, inoltre, rilievo le condizioni ‘di sfondo’, costituite dalle caratteristiche dell’ambiente familiare e sociale di provenienza. Le prove d’ingresso possono risultare utili a valutare i prerequisiti per impostare una programmazione mirata dell’intervento educativo. In questo quadro vanno considerati altri fattori: scansione dei tempi, iniziative integrative, servizi di supporto e di diversificazione degli interventi educativi ecc.
Misura dell’efficienza o della bontà di una macchina, di un processo ecc., ottenuta paragonando il risultato utile con quanto si è speso per ottenerlo. Il r., definito esattamente caso per caso, si ottiene sempre come rapporto di due grandezze fisiche della stessa specie, cosicché esso è in ogni caso una quantità adimensionata. Per una macchina, il r. è definito come rapporto fra il lavoro utile e il lavoro motore; questo, cioè il totale lavoro messo a disposizione della macchina, è speso in parte a vincere le resistenze utili (lavoro utile), in parte a vincere le resistenze passive (lavoro passivo); poiché queste ultime, se pur ridotte al minimo con opportuni accorgimenti, non sono mai totalmente eliminabili, il lavoro utile è sempre una frazione del lavoro motore: il r. è sempre minore di 1 e va, a seconda del tipo e delle caratteristiche della macchina, da pochi percento a valori molto prossimi all’unità.
Più in generale, in un qualsiasi processo di trasformazione di energia si definisce r. il rapporto, sempre inferiore all’unità, fra l’energia trasformata e l’energia spesa, espresse nella stessa unità di misura. Così, nella trasformazione di energia chimica in energia calorifica che si verifica nella ossidazione di un combustibile, il r. della combustione può raggiungere valori molto prossimi all’unità; nella trasformazione di energia elettrica in energia meccanica o viceversa, il r. del motore o del generatore elettrico è molto elevato, mediamente dell’ordine del 90%; nella trasformazione, mediante trasformatori, di energia elettrica a bassa tensione in energia ad alta tensione o viceversa, il r. è ancora più alto, dell’ordine del 96-99%. Nella trasformazione di energia idraulica o termica in energia meccanica utile, il r. del motore si aggira intorno all’85% nel primo caso, al 15-40% nel secondo caso. Se una trasformazione di energia ha luogo in un impianto costituito da più macchine disposte in serie, il r. totale del sistema è uguale al prodotto dei r. delle singole macchine. Se vi sono invece più macchine o apparecchi, che operano in parallelo, il r. totale del sistema è uguale alla media ponderata dei singoli rendimenti.