Movimento politico sorto nel 1989 dall’aggregazione di alcune formazioni regionali autonomiste (Lega lombarda, Liga veneta, Piemont autonomista ecc.) nate negli anni 1980; ha posto tra le sue priorità l’organizzazione federale dello Stato e una maggiore autonomia politico-amministrativa delle Regioni. Dopo aver riscosso un significativo successo nelle elezioni del 1992 (8,6% dei voti nella quota proporzionale alla Camera), nel 1994 si è presentata alle elezioni (8,4% dei voti nella quota proporzionale alla Camera) nel cartello elettorale di centrodestra risultato maggioritario, divenendo forza di governo. Passata all’opposizione decretando la crisi dell’esecutivo (dicembre 1994), si è presentata da sola alle elezioni del 1996 (10,1% dei voti nella quota proporzionale alla Camera), attestandosi su una linea apertamente secessionista tesa al riconoscimento della cosiddetta Repubblica del Nord. Il crescente isolamento del movimento ha successivamente indotto il segretario U. Bossi a un cambiamento di linea. Recuperata l’istanza federalista, la L. si è riavvicinata dal 2000 alla compagine di centrodestra (3,9% dei consensi nella quota proporzionale alla Camera alle legislative del 2001; 4,6% dei voti nella quota proporzionale alla Camera alle legislative del 2006). Apparentata alla lista elettorale unica del Popolo delle libertà costituitasi in vista delle elezioni politiche del 2008, nelle consultazioni ha riscosso una grande crescita di consensi (8,2% dei voti nella quota proporzionale alla Camera). Dopo la caduta del quarto governo Berlusconi nel 2011 è passata all'opposizione del governo Monti, e nell'aprile del 2012 ha attraversato un periodo di crisi con le dimissioni del segretario Bossi a causa di un'inchiesta giudiziaria che coinvolgeva la sua famiglia e la sostituzione temporanea nel ruolo, fino al successivo congresso, da parte di un triunvirato formato da R. Maroni, R. Calderoli e M. Dal Lago. Al congresso tenutosi nel luglio dello stesso anno è stato eletto segretario Maroni, a cui è succeduto a dicembre M. Salvini, riconfermato nel 2017. Alle elezioni politiche del 2013, in cui la L. si è presentata in coalizione con il Popolo della libertà, ha ottenuto poco più del 4% dei voti, ma alle elezioni regionali dello stesso anno Maroni è stato nominato presidente della Regione Lombardia, presidenza che si va a sommare a quelle conquistate nelle passate elezioni regionali in cui la L. si è affermata anche in Veneto e Piemonte. Alle elezioni tenutesi nel maggio del 2014 la L., pur perdendo alle amministrative la presidenza della regione Piemonte, si è attesta sul 6% dei consensi alle europee. Alle elezioni politiche del 2018 la L. si è presentata nella coalizione di centrodestra che ha ottenuto circa il 37% dei voti insieme a Forza Italia, a Fratelli d'Italia e a Noi con l'Italia. Il partito ha raggiunto un risultato storico intorno al 17% dei voti, risultando il più votato della coalizione. La coalizione è risultata la prima ma non ha raggiunto la maggioranza assoluta per governare. In una situazione politica di stallo, a quasi tre mesi dalle elezioni, la L. ha raggiunto un accordo con il Movimento 5 stelle e individuato nel giurista Giuseppe Conte il premier condiviso, dando così vita al primo governo della storia repubblicana giallo-verde. Alle elezioni europee del 2019 la L. ha ottenuto un consenso straordinario, attestandosi a più del 34%, risultando il partito più votato in Italia. Nell’agosto dello stesso anno, date le divergenze tra i due partiti di maggioranza, la L., forte dei consensi ottenuti alle elezioni amministrative ed europee, ha presentato una mozione di sfiducia, poi ritirata, al presidente del Consiglio Conte, che ha rassegnato le dimissioni del governo da lui presieduto al Presidente Mattarella, il quale ha preso atto delle dimissioni e ha invitato il governo a curare il disbrigo degli affari correnti. Nel settembre successivo è nato un nuovo governo sempre a guida Conte con la maggioranza formatasi tra il Movimento 5 stelle e il Partito democratico, e la L. è passata all’opposizione. Nel gennaio del 2021 il secondo governo Conte è entrato in crisi, e nel febbraio successivo è nato il governo Draghi a cui la Lega ha dato l'appoggio. Nel luglio del 2022 il Movimento 5 stelle prima e poi anche la L. e Forza Italia non hanno votato la fiducia al governo, per cui M. Draghi ha rassegnato le dimissioni, conducendo a elezioni anticipate. Alle elezioni politiche del 2022 anche se la L. ha perso diversi consensi ottenendo neanche il 9% dei voti, la coalizione di centrodestra di cui ha fatto parte, con Forza Italia, Fratelli d'Italia e Noi moderati, ha raggiunto circa il 44% dei voti, la maggioranza assoluta in Parlamento, e ha dato vita al governo Meloni.