(o leucocita) Elemento cellulare del sangue appartenente alla serie bianca. Morfologicamente nei Mammiferi i l. si differenziano dai globuli rossi per le dimensioni, per la forma e per la presenza del nucleo.
I l. sono distinti in tre gruppi (v. fig.): monociti (a), linfociti (b) e granulociti (c-e). I granulociti (detti anche polimorfonucleati) sono caratterizzati da nucleo polimorfo, apparentemente segmentato, e dalla presenza, nel citoplasma acidofilo, di fini granuli variamente colorabili; a seconda dell’affinità di questi per i colori neutri, acidi o basici, si distinguono rispettivamente in neutrofili, eosinofili, basofili; hanno un diametro di 9-12 mm. I linfociti, di minori dimensioni (6-9 mm), hanno citoplasma scarso, basofilo, privo o povero di granuli, con nucleo relativamente voluminoso. I monociti, più voluminosi (diametro 12-24 mm), hanno citoplasma debolmente basofilo con qualche finissima granulazione, nucleo reniforme. I granulociti e i monociti sono prodotti dal midollo osseo; essi sono dotati di movimenti ameboidi, grazie ai quali attraversano la parete dei capillari (diapedesi) e inglobano corpuscoli estranei (fagocitosi) per digerirli enzimaticamente. Per questa loro proprietà i granulociti e i monociti hanno fondamentale importanza nei processi difensivi dell’organismo e soprattutto nell’infiammazione. I linfociti svolgono un ruolo essenziale nella difesa immunitaria. Essi, infatti, riconoscono l’antigene specifico e reagiscono con esso; inoltre, sono cellule multipotenti, cioè possono riprendere morfologicamente caratteri di immaturità. A contatto con l’antigene, si trasformano in immunoblasti che proliferano verso i plasmoblasti e le plasmacellule (produzione di anticorpi: immunoreattività umorale) o verso i linfociti attivati (citolesivi: immunoreattività cellulare). Due sono i tipi di linfociti: linfociti T (timo-dipendenti), che presiedono all’immunoreattività cellulare, e linfociti B (timo-indipendenti), che presiedono all’immunoreattività umorale e, stimolati, producono anticorpi (➔ immunità). La formula leucocitaria esprime i valori percentuali dei vari tipi di leucociti. Si ricava dall’osservazione di strisci di sangue, colorati panotticamente. Negli individui adulti normali si hanno i seguenti valori percentuali: neutrofili 50-70; eosinofili 1-4; basofili 0-1; linfociti 20-45; monociti 2-10.
In condizioni normali i l. sono in numero di 5000-8000 per mm3 (nel neonato fino a 20.000). Per cause patologiche possono aumentare (leucocitosi) o diminuire (leucopenia). In particolare, per leucocitosi si intende l’aumento complessivo del numero dei l. al di sopra di 10.000 per mm3, fino a 20.000 e oltre; spesso è accompagnato dal predominio di una delle forme leucocitarie sulle altre, cioè un’alterazione della normale formula leucocitaria; come fenomeno morboso si osserva nel corso di malattie infettive, nelle quali ha il significato di reazione di difesa dell’organismo, e nelle leucemie. La leucopenia, accompagnata o meno dall’aumento percentuale di una delle forme leucocitarie, è generalmente la conseguenza di una diminuita attività leucopoietica a meccanismo patogenico diverso.
La leucopoiesi rappresenta il processo fisiologico di formazione dei l. nel midollo osseo. In relazione alla morfologia delle cellule si distinguono una granulocitopoiesi, una linfocitopoiesi e una monocitopoiesi. La granulocitopoiesi in base al colore delle granulazioni citoplasmatiche si suddivide in tre sezioni (neutrofila, eosinofila, basofila) che passano attraverso i medesimi stadi maturativi. La presenza, esclusiva o prevalente, di note di immaturità (essenzialmente nucleo nucleolato, citoplasma basofilo con granulazioni aspecifiche, debole positività delle reazioni citochimiche quali quelle per i lipidi e per le perossidasi) o di maturità (nucleo anucleolato, citoplasma acidofilo per scomparsa dell’acido ribonucleico, intensa positività delle reazioni citochimiche) fa suddividere gli elementi in immaturi e maturi, distinzione importante perché la comparsa in circolo dei primi caratterizza i processi leucemici o pseudoleucemici, quella dei secondi, pur essendo abnorme (nel sangue, normalmente, si rinvengono solo granulociti), non è di per sé segno di emopatia, potendo rappresentare soltanto una vivace risposta midollare a particolari stimoli (infezioni, gravidanza ecc.). Cellule immature sono il mieloblasto, capostipite della serie, e il promielocito; cellule mature tutte le altre. Il processo maturativo interessa tanto il nucleo quanto il citoplasma ma non evolve sempre di pari passo in entrambi, per cui si possono osservare elementi con nucleo immaturo e citoplasma maturo o viceversa; fino al mielocito incluso, il processo di maturazione, che impiega a svolgersi 4-7 giorni, è anche di proliferazione mitotica,; lo stadio di metamielocito non è osservabile nei basofili; dal granulocito si inizia il processo di invecchiamento per cui dal granulocito con nucleo asegmentato o a bastoncello, elemento completamente maturo ma giovane, si passa al granulocito segmentato con nucleo bilobato e successivamente al tri-, tetra- e pentalobato. Nella linfocitopoiesi la maturazione della serie linfocitaria deriva da un unico precursore staminale indifferenziato che, in funzione del microambiente nel quale risiede o migra, segue due diverse vie: formazione dei linfociti B (midollo osseo) e dei linfociti T (timo). Nella monocitopoiesi si ammette che il capostipite si trasformi direttamente nell’elemento maturo osservabile in circolo, o monocito. Questa trasformazione è graduale ma priva di caratteristiche morfologiche che consentano di stabilire con sicurezza lo stadio di promonocito; anche l’esistenza del monoblasto è molto discussa, mancando caratteri che lo distinguano chiaramente dal suo progenitore.
La leucoaferesi è la rimozione dal sangue di parte dei globuli bianchi: il sangue viene prelevato da una vena, reso incoagulabile, sottoposto a centrifugazione, e reimmesso in un’altra vena dello stesso individuo. Il procedimento è applicato a soggetti sani, donatori, per poter disporre di un presidio terapeutico selettivo, e a pazienti per rimuovere l. patologici (per es., nel caso di leucemie).
La leucocidina è una tossina elaborata da molti ceppi di stafilococchi patogeni, capace di distruggere i l. con cui viene a contatto.
Si dice leucolitica una sostanza o attività capace di provocare la distruzione dei globuli bianchi, come il fosforo radioattivo, l’uretano, le azoipriti e il benzolo e la maggior parte delle altre sostanze che vengono impiegate per la cura delle leucemie e delle neoplasie maligne.
La leucopedesi è la diapedesi dei l. attraverso le pareti dei vasi. È detta leucopedesi gastrica la presenza di l. (più o meno alterati) nel sedimento del succo gastrico, per lo più nel corso di gastriti croniche.
La leucoterapia era un metodo terapeutico, impiegato in passato, inteso a utilizzare nella lotta contro le infezioni i mezzi naturali di difesa dell’organismo propri dei l.: si attuava provocando artificialmente una leucocitosi, mediante iniezioni di sostanze leucogene.
La leucotossina è una tossina ad azione elettiva sui l.; in genere di origine batterica (streptococchi, stafilococchi ecc.), è termo-stabile e dotata di scarso potere antigene; agisce sui l., in un primo momento inibendone la fagocitosi e bloccandone la motilità, in un secondo momento provocandone la morte.