In antropologia, gruppo di individui che, attraverso rapporti genealogici ricostruibili e ritenuti noti, discendono da un antenato comune. La possibilità di rintracciare precisi (o supposti tali) rapporti genealogici tra tutti gli individui e l’antenato, e tra tutti i membri è l’elemento logico che differenzia il l. dal clan. Il principio di reclutamento che consente il costituirsi di simili gruppi è quello di discendenza: si appartiene per nascita al gruppo (ai gruppi) in cui è inserito l’uno e/o l’altro dei genitori. Sulla base dell’idea di discendenza unilineare è possibile far parte di un solo e unico gruppo di discendenza, quello del proprio padre o quello della propria madre. Si parla quindi di discendenza patrilineare e di discendenza matrilineare. Il funzionamento del principio di discendenza unilineare implica la non attivazione, in quanto meccanismo di reclutamento dei gruppi sociali, dell’una o dell’altra linea di filiazione. È possibile, però, reclutare gruppi di parentela prendendo in considerazione entrambe le linee di discendenza. In questi casi si parla di discendenza, e di gruppi di discendenza, bilineare. Altre volte i gruppi di discendenza possono costituirsi a partire da una filiazione indifferenziata (o cognatica). Il sesso dell’antenato, e del genitore, non è più un tratto logico pertinente: il gruppo è formato da individui che discendono tanto in linea maschile quanto in linea femminile da un antenato o un’antenata comune.
Nella teoria antropologica della parentela si è soliti considerare i l. dei gruppi corporati di discendenza: gruppi sociali che, al di là dei principi formali di organizzazione, hanno una precisa identità collettiva, sono caratterizzati dalla gestione comune di patrimoni materiali, rituali, simbolici e impongono comportamenti unitari, in precisi contesti, agli individui che ne fanno parte. I l., in numerose società, agiscono da gruppi politici e/o rituali. Sono gruppi esogamici e costituiscono le unità che controllano lo scambio matrimoniale.
Ai l. sono poi ascritti i diritti fondiari, o i diritti di sfruttamento di un territorio, diritti trasmessi al suo interno da regole spesso complesse di successione o di eredità. Sul piano ideologico, infine, teorie indigene esprimono la fondamentale identità dei suoi membri, attraverso simboli che rinviano all’intima costituzione dell’individuo, all’idea di condivisione di sostanze, insieme spirituali e fisiologiche, a meccanismi di trasmissione di tali sostanze, e attraverso storie (mitiche) di fondazione dell’unità del gruppo.
La teoria dei l. come gruppi corporati di parentela sembra potersi sostenere solo per contesti sociali non europei, africani in particolare, a partire dalla cui analisi essa era stata formalizzata tra gli anni 1930 e gli anni 1950. Una tendenza della moderna antropologia è quella di individuare la presenza di gruppi di parenti organizzati sul principio della filiazione e attivi, in quanto gruppi, in alcuni settori della vita sociale, anche in contesti rurali europei contemporanei e, soprattutto, moderni.
L. contadini o quartieri di l., cioè gruppi di parenti che, discendendo (quasi sempre patrilinearmente) da un comune antenato, condividono identici patrimoni fondiari, spirituali, antroponimici, fisiologici e, perciò, agiscono corporativamente nella scena politica, sembrano essere stati piuttosto diffusi in molte aree europee (Italia appenninica compresa) fino al termine del 19° secolo.