Nel linguaggio economico-giuridico si parla di m. nei seguenti casi: aumento del prezzo o aggiunta al prezzo base che può essere consentita con particolari clausole da contratti di vendita, in misura o in condizioni predeterminate, per es. in conseguenza di eventuali aumenti del costo tra la contrattazione e la consegna, della riconosciuta esistenza nelle merci di proprietà intrinseche superiori al previsto, e anche per l’autorizzazione al pagamento differito o rateale quando il prezzo sia stabilito in contanti; aumento del costo di produzione sostenuto da un’impresa per arrivare alla formulazione dell’offerta di vendita; si chiamano infine coefficienti di m. quei fattori che, moltiplicati per i dazi base, danno i supplementi da aggiungere a questi ultimi per avere i dazi effettivi (➔ dazio).
Procedimento con il quale si maggiora un numero, cioè si costruisce un numero o un’espressione, che sia maggiore (o comunque non minore) di un numero o rispettivamente di un’espressione data. Così, per es., il numero π è maggiorato da 3,15 e l’espressione x (x+2) è maggiorata da (x+1)2.
Analogamente, più in generale, maggiorare una successione, o una serie (a termini reali), significa costruire una nuova successione o una nuova serie, nella quale ciascun termine sia maggiore o uguale al termine corrispondente della successione, o della serie, data. Questa si dice maggiorata dalla prima, la quale si chiama serie, o successione, maggiorante. Il procedimento si applica spesso per riconoscere la convergenza di una serie a termini positivi: per es., la serie 1+1/2+1/3!+...+1/n!+... è maggiorata dalla serie geometrica (maggiorante) 1+1/2+1/22+...+1/2n–1+... ed è quindi convergente perché lo è la serie maggiorante.