medicina
Cura e prevenzione delle malattie umane
Il lungo cammino della medicina è fatto di grandi scoperte, ma anche di errori, ripensamenti, incertezze, sempre nel tentativo di comprendere l’organismo umano e di curare le sue disfunzioni. In ogni periodo storico la medicina ha rispecchiato e influenzato numerosi aspetti della società dal punto di vista sia economico sia culturale. Oggi la medicina si avvale di conoscenze e di tecnologie molto progredite: apparecchi sofisticati per le indagini diagnostiche, tecniche chirurgiche un tempo impensabili, farmaci estremamente efficaci e mirati grazie a un sapere medico che è il risultato di un progresso scientifico costruito lentamente nel tempo
La storia delle malattie degli uomini antichi, ossia la paleopatologia, ci insegna che esiste una continuità tra le patologie del passato e quelle dell’epoca attuale, in un arco temporale che copre tutta la storia dell’umanità, dalle origini a oggi, così come da sempre esiste il tentativo di guarire l’uomo malato. Questo ci fa comprendere come qualunque società, da sempre e in ogni parte del mondo, abbia una propria storia della medicina, che comprende la storia delle malattie, delle strategie di cura adottate, e anche dei protagonisti che sono impegnati in esse.
Le medicine antiche si basavano sul concetto che l’uomo sano era quello in armonia con l’ambiente. Lo stato e il tipo di malattia, così come lo stato di salute, dipendevano dal clima e dall’ambiente: si riteneva perciò che acque, terreno, vento, abitudini alimentari influenzassero lo stato di salute. Per esempio, nella medicina cinese antica, era esaltato il ruolo della prevenzione e la cura si basava su una medicina naturale che si avvaleva di piante medicinali, massaggi, manipolazioni e agopuntura.
Nella medicina mesopotamica era invece essenziale, oltre all’armonia con la natura, l’elemento religioso, che interpretava e aiutava a curare la malattia. Anche la medicina egizia era fortemente legata a magia e religione e curava con riti, formule e incantesimi, ma vantava anche una buona organizzazione sanitaria, una vasta conoscenza delle patologie più comuni e una notevole pratica chirurgica.
Nelle scuole mediche del mondo classico, greco e romano, si pensava che l’uomo fosse influenzato da fattori sia ambientali sia culturali; per i Greci e i Romani l’arte del curare divenne una professione, fatta di regole e conoscenze riportate nei trattati di medicina diffusi nelle stesse scuole. A Roma, il famoso medico greco Galeno – nato a Pergamo nel 129 d.C. e morto attorno al 212 – individuava diverse fasi attraverso le quali passa il corpo sano per diventare malato. Egli partiva dal presupposto che l’uomo è fatto degli stessi elementi del luogo in cui vive e che la malattia sorge quando l’ambiente modifica il corpo oltre una certa misura.
Nel Medioevo la comune prassi medica, insieme alla palpazione del polso e all’osservazione delle feci, prevedeva l’astrologia (lo studio dell’influsso degli astri) e l’uroscopia (l’esame delle urine). L’astrologia era una disciplina insegnata nelle università ed era a servizio di principi e condottieri. Il medico consultava gli astri prima di fare una diagnosi o prima di fornire un rimedio, perché pensava che ogni parte del corpo fosse sotto l’influsso dei segni zodiacali. A tale scopo erano frequenti raffigurazioni a stampa dell’uomo zodiacale, utili al medico per scegliere – dopo avere esaminato la posizione delle costellazioni – la vena giusta da incidere per eseguire il salasso o il momento propizio per somministrare una determinata medicina.
Anche l’uroscopia era uno strumento essenziale per capire la malattia da cui era afflitto il paziente e veniva praticata con un rituale ben preciso: il medico osservava contro luce l’urina del paziente contenuta nella matula (il vaso di vetro), ne controllava il colore, l’odore e persino il sapore, tutti indizi che lo indirizzavano verso una corretta diagnosi. Si partiva infatti dal presupposto che la malattia condiziona quantità, contenuti e consistenza stessa dell’urina. Per valutare il colore delle urine, esisteva la ruota delle matule, cioè una vera e propria guida delle venti tonalità che l’urina può assumere, corrispondenti ciascuna a una malattia.
Per risolvere il problema della cura delle malattie, e della scelta dei relativi rimedi, è stato necessario conoscere a fondo come è fatto, come funziona, come nasce e muore l’uomo. Queste informazioni costituiscono un immenso insieme di conoscenze biologiche che l’uomo ha organizzato nella scienza medica, aggiornata di continuo grazie ai risultati della ricerca scientifica.
Al problema della salute si è dedicata nel tempo una moltitudine di figure professionali che, fino al Rinascimento, si sono impegnate in una gran varietà di interventi medici e chirurgici senza che ci fosse una precisa distinzione di compiti: a curare la popolazione e a prescrivere a tutti gli stessi rimedi di origine vegetale, animale e minerale si alternavano indifferentemente erbolai, chirurghi, cavadenti, levatrici, guaritori, ‘conciaossi’ (cioè ortopedici), oculisti, medichesse, barbieri e medici colti.
Man mano che i medici iniziarono a organizzarsi in corporazione, la varietà di professioni si è lentamente dispersa perché soltanto il dottore in medicina era la figura autorizzata a esercitare, con il requisito essenziale di aver conseguito il titolo o la patente (l’attuale laurea), presso una facoltà medica universitaria. La medicina empirica, tramandata oralmente e fatta di una grande abilità manuale per la cura di rotture, slogature, estrazione di calcoli renali o di cataratte venne sostituita dalla medicina accademica, insegnata sui libri nell’aula dell’università.
Questa netta distinzione tra medicina popolare e scientifica (‘razionale’), così viva nel Cinquecento, è andata gradatamente colmandosi grazie a una rivalutazione delle pratiche naturali della medicina antica e a un’istruzione universitaria che forma ruoli professionali diversi del mondo della salute.
È con l’unità d’Italia, dal 1861, che nel mondo della sanità è stata istituzionalizzata la figura del medico condotto, assunto e stipendiato dall’amministrazione comunale per curare gratuitamente la popolazione povera. Il medico condotto riuscì lentamente a guadagnarsi la fiducia dei pazienti, vincendo l’antica abitudine di rivolgersi in caso di malattia a praticoni, cavadenti e guaritori vari, sicuramente più vicini alle tradizioni del mondo contadino.
Il medico condotto lavorava duramente, spostandosi nelle campagne per lunghe distanze e garantendo ogni tipo di prestazione sanitaria: dall’assistenza a parti difficili, alla vaccinazione, al trattamento di fratture e ferite. In un’Italia povera, dove malaria, tubercolosi, tifo e colera, insieme a malnutrizione, abitazioni malsane, difficili condizioni lavorative, facevano registrare ogni anno un’alta mortalità, il medico condotto ha avuto da un lato il ruolo fondamentale di portare la medicina moderna anche nelle classi sociali più disagiate, e dall’altro quello di svolgere per la prima volta un’azione di istruzione sanitaria, soprattutto allo scopo di diffondere i principi dell’igiene. Il suo lavoro per molti anni è stato una vera e propria missione ad alto valore sociale.
Alla figura del medico del Settecento che aveva a sua disposizione soltanto il racconto dei disturbi di cui il malato soffriva, l’osservazione del suo aspetto fisico e rimedi generici quali clisteri, salassi, emetici e diete, si sostituisce nell’Ottocento il medico che utilizza le conoscenze di anatomia e fisiologia per cercare i segni specifici della malattia e per scegliere la terapia adatta.
Ma è soltanto dal Novecento che la scienza medica, strettamente collegata a una tecnologia sempre più sofisticata, inizia a fornire al medico moderni strumenti diagnostici (diagnosi), che gli consentono di essere sempre più rapido e preciso nel riconoscere e curare una determinata patologia.
Raggi X, monitoraggio dell’attività elettrica del cuore (elettrocardiografia) e analisi di laboratorio hanno aperto la strada della ricerca clinica, parallelamente allo studio dei farmaci (farmacologia) sempre più efficaci, tra i quali gli antidolorifici e gli antibiotici. Oggi, la moderna medicina clinica si avvale dei risultati della ricerca nei settori delle biotecnologie, dell’ingegneria genetica, della genetica molecolare.
Già nel mondo antico vi erano civiltà consapevoli che da una cattiva igiene potevano derivare pericolose malattie: nell’antica Roma si costruivano acquedotti, terme, giardini e cloache. Nel Medioevo la situazione igienica, specialmente degli ambienti urbani, si fece gravissima: abitazioni sovraffollate, uso di acqua sporca, strade piene di escrementi, erano le condizioni disastrose nelle quali viveva gran parte della gente. Questo insieme di cause facilitò il propagarsi delle malattie e il diffondersi di tremende epidemie.
Nell’epoca moderna, però, anche se lentamente, la situazione igienica della popolazione andò migliorando e lo stesso sviluppo industriale fu accompagnato da una nuova sensibilità per la sicurezza e l’igiene delle condizioni lavorative: dopo la rivoluzione industriale, soprattutto in Inghilterra, cominciò a nascere il concetto di rapporto tra malattia e condizione lavorativa in fabbrica. Tuttavia è soprattutto dal 20° secolo che la difesa della salute è diventata un tema importante, a partire da quando cioè gli operai si organizzarono in sindacati e associazioni per ottenere migliori condizioni lavorative oltre che salari adeguati.
Oggi il problema della correlazione tra qualità dell’ambiente e stato di salute è ben noto ed è conoscenza diffusa che la crescente immissione di agenti inquinanti nell’ambiente (inquinamento) è causa di malattie per l’uomo oltre che produrre gravi conseguenze per tutto il mondo vivente. Da qui la nascita di una nuova branca della medicina, quella della medicina ambientale.
Un proliferare di specializzazioni. Dagli anni Settanta le conoscenze mediche hanno avuto un’enorme espansione: si sono capite le cause e i meccanismi di molte malattie, si sono moltiplicate le indagini strumentali e di laboratorio in grado di aiutare il medico nella diagnosi e nella scelta delle cure. Parallelamente sono aumentate le specializzazioni e le sottospecializzazioni.
Così, per esempio, nell’ambito dell’ortopedia (che si occupa soltanto delle malattie delle ossa e dei tendini) si distinguono gli specialisti della mano, del ginocchio,della colonna vertebrale, della spalla e così via.
Nel campo delle malattie infettive i medici si differenziano in specialisti in malattie da virus, in malattie batteriche, in malattie tropicali. Esistono poi specialisti in malattie del cuore (cardiologi), del polmone (pneumologi), del rene (urologi), dell’intestino (gastroenterologi), e così via. Nel campo della diagnostica per immagini, al radiologo si sono aggiunti specialisti in ecografia, TAC, risonanza magnetica e altri ancora. La medicina è ormai talmente vasta che è diventato praticamente impossibile avere, come avveniva un secolo fa, il ‘medico per tutto’. Il fatto che oggi la medicina sia enormemente suddivisa in tante specialità, fino alla iperspecializzazione, può portare il medico a non vedere più l’uomo nella sua interezza, cioè a un tutt’uno di corpo e mente, ma un marchingegno suddiviso in tante parti indipendenti; ciò porta a incrinare la fiducia nel rapporto personale tra malato e medico.
Il medico di famiglia. Nell’attuale sistema sanitario italiano, la figura che più si avvicina al ‘medico per tutto’ è il cosiddetto medico di famiglia o medico di medicina generale o di base, che costituisce per ciascun cittadino il primo livello di assistenza e il primo contatto con il Sistema sanitario nazionale. È il medico di famiglia che prescrive gli esami e le cure, e quando è necessario consiglia le visite specialistiche o il ricovero in ospedale.
L’ospedale è il luogo in cui vengono diagnosticate e curate le malattie più importanti che non possono essere trattate in modo adeguato a casa. In ogni ospedale sono presenti medici specialisti in numerose discipline che, se necessario, collaboreranno in un lavoro di équipe per risolvere i problemi di ciascun malato.
Medicine ufficiali e non. Il sapere medico proprio della professione è insegnato nelle facoltà di medicina delle università secondo un preciso programma di studi, che termina con il conseguimento del titolo di dottore in medicina e chirurgia: questa è la cosiddetta medicina ufficiale.
Esistono tuttavia tecniche, teorie e pratiche curative che non sono inquadrabili in essa, che sono raggruppate nelle cosiddette medicine alternative e che hanno avuto una enorme diffusione negli ultimi anni. Le cause di tale diffusione sono numerose. Tra di esse sicuramente ha un peso il fatto che la moderna organizzazione dell’assistenza medica ha spesso portato a una spersonalizzazione del rapporto tra medico e malato e a una diminuzione della fiducia del malato nella classe medica.
Malattie per le quali fino a pochi decenni or sono si moriva oggi possono essere curate, altre sono scomparse, altre comparse, come le malattie dovute al virus dell’AIDS o al virus Ebola. Nei paesi avanzati la vita media si è molto allungata e adeguate cure permettono una migliore qualità della vita in diverse malattie croniche (quelle di lunga durata). L’allungamento della vita ha peraltro portato a una maggiore frequenza delle malattie di carattere degenerativo tipiche dell’età avanzata, dal diabete all’arteriosclerosi, dalla malattia di Parkinson a quella di Alzheimer. Contemporaneamente, e di conseguenza, è aumentato enormemente il costo della medicina: strumenti e indagini sempre più sofisticati, farmaci efficaci e mirati ma costosi, un numero sempre maggiore di anziani che ha bisogno di assistenza e di cure.
Le spese sanitarie, quindi, incidono sempre più pesantemente sul bilancio degli Stati. Non soltanto, ma i ritrovati della medicina moderna stentano, proprio per i loro costi a diffondersi nei paesi meno sviluppati, che peraltro raccolgono circa i quattro quinti della popolazione mondiale e che hanno gravissime emergenze sanitarie. Oggi ancora milioni di persone muoiono di malattie che nei paesi più ricchi sono scomparse o quasi (come la malaria e la tubercolosi), o che possono essere fronteggiate consentendo una sopravvivenza di molti anni (come l’AIDS). La diffusione su tutto il Pianeta delle cure e dell’assistenza e quindi l’abbassamento dei costi (dei farmaci e della strumentazione) è una grande sfida che la medicina moderna deve affrontare con la collaborazione dei governi di tutti i paesi più industrializzati.