Fenomeno fisiologico caratteristico dell’età feconda della donna, rappresentato dalla periodica fuoriuscita di liquido sanguinolento dalle vie genitali (flusso mestruale). Avviene quando manca l’impianto nella cavità uterina dell’uovo fecondato.
Il ciclo mestruale è il complesso di modificazioni attraverso cui passano, ogni 28-30 giorni, gli organi riproduttori della donna (v. fig.). La m. compare 10-15 giorni dopo la periodica ovulazione che si compie sotto l’influenza degli ormoni secreti dall’ipofisi anteriore. Con l’inizio della maturazione di un follicolo aumenta la secrezione ovarica degli estrogeni che inducono nell’endometrio la proliferazione degli elementi della mucosa e un aumento della vascolarizzazione dello stroma (fase estrogena o proliferativa). Al termine dell’ovulazione inizia una seconda fase legata all’attività del corpo luteo e del progesterone, caratterizzata dalla secrezione delle ghiandole dell’endometrio e da un ulteriore aumento della vascolarizzazione (fase progestinica o secretiva). Con la morte dell’uovo e l’involuzione del corpo luteo, inizia l’ultima fase: le ghiandole dell’endometrio versano il loro contenuto, lo strato superficiale della mucosa si disorganizza, si distacca (➔ decidua), in parte si colliqua e viene allontanato con il sangue che fuoriesce dai capillari dilatati (fase mestruale). M. della neonata Fuoriuscita transitoria non patologica, dai genitali delle neonate, di secrezione muco-emorragica. M. vicaria I fenomeni emorragici (epistassi, emoftoe ecc.) che possono ricorrere in occasione di mancati flussi mestruali.
Il fenomeno della m. si verifica anche nei Primati superiori, che hanno un vero ciclo mensile. Gli altri Mammiferi hanno una forma di emorragia uterina, che non può considerarsi perfettamente analoga alla mestruazione.
In tutte le culture umane, a partire da un evento biologico comune e in apparenza ordinario, come quello della m., sono state elaborate complesse e differenziate forme di rappresentazione simbolica e rituale. Proprio il carattere simbolico attribuito al sangue mestruale, talvolta considerato potente, spesso ritenuto impuro e contaminante, e le connesse pratiche rituali volte al controllo della sostanza mestruale e delle stesse donne mestruanti, hanno fatto della m., e della sua complessa fisiologia simbolica, uno dei luoghi classici di riflessione dell’antropologia della ‘contaminazione’ e del tabu. La mole di notizie riportate dagli etnografi per le diverse aree del mondo mostra come, in genere, nel corso dei periodi mestruali la donna sia sottoposta a precise, a volte rigide, tabuizzazioni, che tendono a limitarne il coinvolgimento in attività sociali e lavorative: durante la m., per es., la donna non deve passare attraverso i campi coltivati, non può toccare il latte (presso i popoli pastori dell’Africa orientale), non può preparare alcuni cibi (in Europa, salse, insaccati di maiale), o non può compiere alcune operazioni agricole (per es., la potatura). Talvolta il sangue mestruale è ritenuto malefico, inquinatore, portatore di sterilità; in altri casi gli si attribuiscono capacità fertilizzanti, efficacia magica o importanti valori rituali. L’esame dei valori, molto diversi, che ogni società attribuisce al dato biologico della m., ha portato gli antropologi ad abbandonare analisi nelle quali i rituali e i simboli della m. erano controllati isolatamente e in schemi classificatori. Oggi si tende a inserire queste credenze all’interno del più vasto sistema di pratiche rituali che definiscono le nozioni di persona e quelle di identità sessuale.