In senso generico, lo studio del metodo su cui deve essere fondata una determinata scienza o disciplina; con senso più concreto, il complesso dei fondamenti teorici sui quali un metodo è costruito. In filosofia, con il termine m. ci si può riferire sia a un settore particolare di ogni ricerca scientifica o filosofica sia a un tipo speciale di indagine filosofica. Così può alludere a quella parte del lavoro dello scienziato o del filosofo che consiste nell’enunciazione delle regole generali che saranno poi applicate nel corso della ricerca. Un uso del termine con questo particolare significato può essere, per es., rintracciato nell’opera di I. Kant, in cui si considera la m. come una premessa alla filosofia che ha il compito di enunciarne i criteri generali.
D’altra parte con m. si può anche intendere un particolare tipo di filosofia che ritiene compito dominante o esclusivo dell’analisi filosofica quello d’impegnarsi nella descrizione e nell’esame critico dei procedimenti metodici delle varie scienze.
L’analisi metodologica, o epistemologica, viene considerata specialmente nel corso del 20° sec. come la via maestra della riflessione filosofica. Esponenti del neopositivismo hanno ritenuto che unico compito della filosofia sia quello di descrivere la struttura delle diverse scienze e di esaminare criticamente la pretesa delle varie dimensioni della ricerca empirica di raggiungere conclusioni scientificamente valide. La riflessione metodologica, dapprima limitata da parte dei filosofi neopositivisti alla struttura della fisica, della matematica e delle scienze naturali, è stata successivamente estesa, specialmente per l’impulso di pensatori statunitensi impegnati nella conciliazione di neopositivismo e pragmatismo, a un esame della struttura propria di discipline come la psicologia, la sociologia e le altre scienze umane.