Organo a struttura linfatica e vascolare associato al sistema circolatorio.
Nell’embrione la m. si origina da un ammasso di cellule mesenchimali situate in un ispessimento del mesenterio dorsale sospensore del tubo digerente (mesogastro); l’abbozzo si accresce e si differenzia ulteriormente in dipendenza dello sviluppo dei vasi che in esso si distribuiscono. Fra i Vertebrati, nei Missini e Petromizontiformi, la m. non è rappresentata da un organo distinto; si interpreta come tessuto splenico certo tessuto cavernoso situato nella parete intestinale. Nei pesci è un organo compatto e distinto strettamente associato allo stomaco. Nei Teleostei invece è rappresentato da segmenti separati distribuiti lungo l’intestino. Negli Anfibi, Rettili, Uccelli e nella maggioranza dei Mammiferi si trova dal lato sinistro, vicino allo stomaco, nei pressi del duodeno. Negli Anuri e nei Cheloni è situata lungo l’intestino. Una suddivisione della m. in tre lobi è caratteristica dei Monotremi e di tale suddivisione, che scompare nei Placentali, permangono tracce nei Primati. Nelle salamandre la m. è il solo organo emopoietico nell’adulto, ma tale funzione emopoietica, che già negli Anuri perde la sua importanza, scompare nell’adulto delle altre forme.
La milza è situata profondamente nell’ipocondrio sinistro, nella cosiddetta loggia splenica. Di forma ovoidale, a sezione trasversa approssimativamente triangolare, misura nell’adulto 10-12 cm di lunghezza e pesa circa 150-200 g. Situata profondamente, a contatto con il diaframma, tra lo stomaco e il rene sinistro, è completamente coperta dalle ultime coste, tanto da non essere palpabile nel soggetto sano. Le arterie della m., tutte a tipo terminale, provengono dall’arteria splenica o lienale, ramo del tronco celiaco; le vene si raccolgono nella vena lienale, tributaria della vena porta. L’impalcatura della m. è formata da una rete connettivale trabecolare (fig. 1) e dai sepimenti che direttamente dalla capsula penetrano profondamente nell’organo. Nelle areole delimitate da questo stroma di sostegno è compreso il tessuto proprio della m., cioè la polpa splenica, o polpa rossa, e i noduli linfatici (o corpuscoli del Malpighi), i quali nel loro insieme costituiscono la polpa bianca.
La m. esplica molteplici e complesse funzioni. La polpa rossa opera la distruzione dei globuli rossi invecchiati (➔ emocateresi). I corpuscoli di Malpighi partecipano attivamente alla linfocitopoiesi. In un breve periodo della vita intrauterina, durante la fase epatica dell’emopoiesi, e nell’adulto, dopo profuse emorragie, la m. interviene nella produzione dei globuli rossi; contribuisce inoltre a regolare il numero delle piastrine e il tasso ematico del fibrinogeno. In caso di attività muscolare protratta, funziona da serbatoio di sangue, immettendo nel circolo periferico quello che contiene. Inoltre, la m. elabora sostanze attive (fattori splenici) in grado di svolgere attività similormonali di vario tipo (fattore cardioattivo, fattore eritrostimolante ecc.).
Alla luce di un inquadramento morfo-funzionale (fig. 2), la m. è considerata un organo linfatico secondario (➔ immunità), nel quale si identificano agglomerati di cellule linfocitarie T e B. Queste ultime si dispongono nei follicoli linfatici dove si riconoscono i centri germinativi, mentre i linfociti T hanno una distribuzione più diffusa perivascolare.
Le anomalie e le malformazioni congenite possono interessare l’organo in toto (assenza della m., presenza di m. soprannumerarie) o più frequentemente la sua posizione (m. ectopica, m. mobile). Importanti sono le lesioni traumatiche (rottura o spappolamento della m.) che impongono una splenectomia d’urgenza per l’imponente emorragia che determinano. La m. può rompersi anche in assenza di agenti traumatici (rottura spontanea di m.), quando sia notevolmente aumentata di volume con capsula sotto forte tensione (malaria). I germi patogeni possono giungere alla m. per via ematogena, linfogena o per contiguità e instaurarvi una flogosi (splenite) che spesso esita in ascesso. Più rare sono le affezioni specifiche: tubercolosi e sifilide della milza. Tra le malattie vascolari, importanti l’aneurisma dell’arteria splenica e soprattutto l’infarto della m. in corso di affezioni cardiache (stenosi mitralica). La m. può essere sede tra le altre di cisti congenite (cisti dermoidi) e parassitarie (cisti di echinococco). I tumori della m., rari, possono derivare da: stroma (fibrosarcoma), parenchima (linfocitoma, splenoma) o dalla componente vascolare (sarcoma angioblastico). Un capitolo a parte nella patologia della m. costituiscono gli ingrossamenti (splenomegalie) che possono essere primitivi o sintomatici di malattie infettive (tifo, malaria, sepsi), sistemiche (linfogranulomatosi, linfosarcomatosi), emolitiche (ittero emolitico), epatiche (cirrosi epatica).
Gli interventi sulla m. si dividono in demolitori (splenectomia) e conservativi (splenorrafia, splenotomia). Tutti vengono in genere eseguiti per via addominale o laparotomica; può essere talvolta indicata la via toracica e transpleurodiaframmatica o la via combinata toraco-addominale.