Musicista e compositore russo (Karevo, Pskov, 1839 - Pietroburgo 1881). Membro del cosiddetto Gruppo dei cinque, lottò come i suoi compagni per il raggiungimento d'una musica nazionale. Si avviò tuttavia per una strada differente, realizzando una musica immediatamente espressiva e antidecorativa, che ha tratto unicamente origine dalla parola e dal gesto del popolo russo.
Di nobile e ricca famiglia, apprese nei poderi paterni i primi canti e le prime danze di tradizione popolare. Mentre seguiva gli studi comuni e quelli militari, studiava il pianoforte, dapprima con la madre, poi, a Pietroburgo, con A. A. Gerke. Promosso (1857) ufficiale di fanteria, entrò nei più brillanti circoli mondani della capitale; qui, impoverito da vari rovesci di fortuna, abbandonò la carriera militare per non doversi troppo allontanare da Pietroburgo e si dedicò esclusivamente alla musica. Legato da rapporti d'amicizia ad altri musicisti, fu presentato da A.S. Dargomyžskij a un gruppo di giovani compositori: A. P. Borodin, M.A. Balakirev, C. A. Kjui e N. Rimskij-Korsakov. Con loro M. diede vita al Gruppo dei cinque, che, muovendo dal recupero della tradizione e del folklore, avrebbe cambiato il volto della musica russa, affrancandola definitivamente dalle influenze occidentali sia in ambito operistico sia negli altri generi. M. lavorava intensamente, ma la sua salute declinava senza posa. Nel 1879 fece un lungo viaggio con la cantante Leonova nella Russia meridionale in qualità di pianista e di accompagnatore. Di ritorno a Pietroburgo, ridotto in condizioni materiali miserabili, egli visse accompagnando lezioni di canto e insegnando il solfeggio a bambini. Nell'inverno 1880-81, in stato di miseria, abbandonato da quasi tutti gli amici, deriso dalla critica quotidiana, si ammalò gravemente.
Il 13 febbraio 1881 venne ricoverato all'ospedale militare di Pietroburgo, dove circa un mese dopo morì.
I suoi primi lavori furono due Sonate, un Souvenir d'enfance per pianoforte, due Scherzi per orchestra, oltre ad alcune liriche. A differenza però degli amici del Gruppo dei cinque, egli non abbandonò lo studio di J. S. Bach. È del 1867 il brano sinfonico Noč na Lysoj gore («Una notte sul Monte Calvo»), che poi sarà inserito nella sua forma definitiva nella Soročinskaja jarmarka («Fiera di Soročincy», 1874-80), e del 1868 il primo atto di un'opera, Ženit´ba («Il matrimonio», da Gogol´); il 4 novembre 1868 iniziò il Boris Godunov (da Puškin), terminato (in partitura) il 15 dicembre dell'anno seguente; durante la vita di M., il Boris ebbe solo alcune rappresentazioni allestite nel 1874 per compiacere alla cantante Platonova, e una ripresa, non integrale, nel 1878. Nel 1872 cominciò un'altra opera, Chovanščina («Kovancina»), su testo proprio, che riuscì a terminare (ma senza l'ultimo coro, e solo nella stesura pianistica) nell'agosto del 1880. Nel frattempo nascevano vari lavori d'altra sorta: Kartinki s. vystavki («Quadri di un'esposizione», 1874), pianistici, strumentati nel 1928 da M. Ravel; Bez solnca («Senza sole», sei poesie del conte I. L. Goleniščev-Kutuzov) per canto e pianoforte (1874); Pesni i pljaski smerti («Canti e danze della morte», 1875-77) e i frammenti della già citata opera Soročinskaja jarmarka. Lo stesso M., in una nota autobiografica pubblicata da N. A. Rimskij-Korsakov in Pis´ma i dokumenty («Lettere e documenti», 1932) afferma di non aver appartenuto ad alcuno dei gruppi musicali a lui contemporanei. La sua arte affonda le radici nell'immenso humus dell'anima popolare russa; essa ignora tutti quegli elementi che diedero vigore alla musica occidentale, come per es. le forme, la polifonia, lo sviluppo tematico, la logica costruttiva. M. è il compositore che realizza il miracolo d'una musica che, nata dalla parola e dal gesto, sa però restare musica; ed è tra le più potenti, più ricche e più audaci che offra la storia, per la sua totale libertà, per la forza melodica, la novità dell'armonia, la varietà ritmica, ossia proprio per quei caratteri che poi fruttarono a M. l'accusa di immaturità tecnica. In realtà, M., come tutti i grandi creatori, ebbe la tecnica necessaria alla sua ispirazione, e la sua cultura artistica fu grandissima. I caratteri dell'arte di M. si trovano, con uguale o minore intensità, anche nelle musiche pianistiche e vocali da camera (alle già citate si aggiungono, oltre varie liriche isolate, le sette, su testo dello stesso maestro, del ciclo Detskaja, «La stanza dei bambini», 1868-72). L'arte di M. fu potentemente e coscientemente orientata verso una strada propria: essa trae dalla voce del popolo una musica espressiva, antidecorativa e antiesotica.