Tipo di monumento preistorico diffuso in Sardegna (dove se ne trovano 7000 circa, più o meno perfettamente conservati) a partire da poco prima della metà del 2° millennio a.C. È generalmente a torre tronco-conica con porta architravata, corridoio di accesso e camera circolare interna coperta da pseudocupola (fig.). Tutto l’edificio è costruito con rocce sedimentarie o eruttive, sempre senza malta cementizia. Non sono, come si credette un tempo, tombe, bensì strutture abitative di carattere difensivo, presenti sia sulla fascia costiera sia all’interno dell’isola, specie sugli altipiani. Si hanno tipi semplici, a torre isolata, con camerette affiancate, e tipi più complessi, con camere sovrapposte a 2 e a 3 piani con scale a spirale e corpi addossati alla torre, celle a pseudocupola, gallerie. Talora sono parte di sistemi difensivi più articolati, inglobati entro cinte fortificate da numerose torri, a loro volta raccordate da cortine murarie rettilinee. Spesso attorno al n. si sviluppano villaggi di capanne circolari con fondamenta in pietra. In epoca punica e romana è attestata un’utilizzazione dei n. come luoghi di culto.
La civiltà nuragica comprende quell’insieme di aspetti culturali che caratterizzano la Sardegna tra la metà del 2° millennio e la metà del 1° millennio a.C. Deriva il proprio nome dal n. ed è attribuibile agli indigeni dell’isola, per i quali l’ipotesi di un’origine iberica trova parziale conferma in indizi di natura archeologica e in relitti linguistici sopravvissuti nella toponomastica. Accanto ai n. le più caratteristiche testimonianze archeologiche di questa civiltà sono costituite dalle cosiddette tombe dei giganti (sepolcri monumentali a corridoio e piccola cella preceduti da una facciata a emiciclo e da una stele centrale) e dai templi a pozzo (strutture ipogee, talora comprese in recinti, con scale d’accesso al vero e proprio pozzo) che attestano un culto delle acque. Particolare sviluppo ebbe la lavorazione dei metalli (inizio 1° millennio a.C.), come dimostrano i numerosi bronzetti votivi, raffiguranti animali, mostri e guerrieri; la produzione ceramica è d’impasto, decorata a impressione o a incisione, con motivi geometrici.
Il quadro che emerge è quello di una società preurbana organizzata per piccoli nuclei territoriali, egemonizzata da una aristocrazia guerriera, fondata sulla pastorizia, sull’agricoltura e su forme di economia predatoria. Ebbe contatti con il mondo miceneo e, dagli inizi dell’età del Ferro, con quello etrusco; la colonizzazione fenicia, pur relegando le popolazioni indigene nelle aree interne dell’isola, la inserì dal 7° sec. a.C. nel circuito del commercio mediterraneo.