Malattie su base genetica che causano alterazioni dello sviluppo epifisometafisario. Sul piano anatomopatologico le lesioni presenti riguardano sia la morfogenesi, sia l’accrescimento delle ossa lunghe, con alterati processi di calcificazione e ossificazione. Possono essere colpite anche le ossa brevi.
Sono state descritte più di 150 forme diverse di o., gran parte delle quali causata da anomalie del collagene. In questa categoria rientrano le forme patologiche definite come osteogenesi imperfetta (OI). Dato che le differenti forme di collagene presenti nella specie umana sono codificate da almeno 28 geni differenti, la OI non può essere considerata un’unica patologia, ma comprende molteplici forme, tutte caratterizzate da fragilità ossea. L’osteogenesi imperfetta di tipo I è la più frequente, colpisce 1/10.000-15.000 individui e si trasmette in maniera autosomica dominante. Gli individui affetti presentano alla nascita una colorazione blu delle sclere e sono frequentemente soggetti a fratture che possono verificarsi a partire dall’infanzia, ma diminuiscono dopo la pubertà. Le fratture tendono a guarire spontaneamente e senza causare deformità. In circa la metà delle famiglie con OI di tipo I, gli individui affetti perdono l’udito a partire dalla seconda decade di vita, probabilmente a causa della fissazione degli ossicini dell’orecchio medio. L’osteogenesi imperfetta di tipo II è una forma congenita della malattia, letale entro i primi mesi di vita, che comporta gravi deformità ossee e molteplici fratture. Questa patologia, ereditata come autosomica dominante, ha una frequenza di 1/20.000 individui. Nella OI di tipo II la riduzione del collagene è di gran lunga maggiore che nel tipo I; di conseguenza l’osso mineralizzato, privo dell’impalcatura proteica costituita dal collagene, si rompe facilmente in seguito ai movimenti del feto nell’utero. Essendo la OI di tipo II una malattia letale, nella maggior parte dei casi la mutazione è presente solo nell’individuo affetto e si parla pertanto di neomutazione. Se è conosciuto il difetto molecolare, ossia il tipo di mutazione, è possibile eseguire l’analisi prenatale nelle successive gravidanze mediante analisi del DNA. Inoltre le anomalie ossee fetali possono essere rilevate anche con controllo ecografico alla 14ª-18ª settimana di gestazione. L’osteogenesi imperfetta di tipo III è caratterizzata da deformazione progressiva delle ossa, crescita deficitaria e sordità. Nell’osteogenesi imperfetta di tipo IV sono presenti fragilità ossea da media a moderata e statura variabile.