Patrimonio comune dell’umanità
Il patrimonio comune dell’umanità, già contemplato dalla dottrina del diritto internazionale dei secoli 17° e 18° – in particolare nel concetto di res communis omnium di cui parlava Grozio – ha assunto nuova rilevanza nell’ambito delle Nazioni Unite a seguito del discorso pronunciato nel 1967 da Arvid Pardo, rappresentante di Malta presso le Nazioni Unite, in occasione della terza Conferenza per la codificazione del diritto del mare. La proposta maltese definiva patrimonio comune dell’umanità i suoli e i sottosuoli marini oltre i limiti delle giurisdizioni nazionali, qualificandoli come spazi che non possono essere oggetto di appropriazione da parte degli Stati e che devono essere utilizzati solo per scopi pacifici, e le cui risorse devono essere gestite collettivamente e utilizzate a beneficio di tutti i popoli, con particolare riguardo alle esigenze degli Stati meno avanzati e nell’interesse delle generazioni future.
Il principio è stato quindi accolto nella Convenzione di Montego Bay sul diritto del mare del 1982, in base alla quale esso si applica ai fondi marini e ai loro sottosuoli oltre i limiti delle giurisdizioni nazionali. L’amministrazione di tali ‘aree’, e delle relative risorse minerali (solide, liquide, gassose, compresi i noduli polimetallici), è affidata a un’organizzazione internazionale di gestione e controllo, l’Autorità internazionale dei fondi marini.
Altri beni dichiarati patrimonio comune dell’umanità. - Nell’Accordo del 1979 che disciplina le attività degli Stati sulla Luna e sugli altri corpi celesti (Spazio extra-atmosferico), questi ultimi sono stati dichiarati patrimonio comune dell’umanità, ma l’affermazione di questo principio non ha trovato ampi consensi. L’Accordo prevede che un regime internazionale concordato tra gli Stati contraenti dovrà regolare lo sfruttamento delle risorse lunari, non appena tale attività divenga concretamente realizzabile. Inoltre, nel 1997, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) ha proclamato patrimonio comune dell’umanità il genoma umano, che rappresenta la specie umana nel suo insieme.
Dalla nozione di patrimonio comune dell’umanità deve tenersi distinta, in quanto non implicante forme di internazionalizzazione dei beni ai quali si applica, la nozione di patrimonio mondiale accolta nella Convenzione UNESCO del 1972 sul patrimonio culturale e naturale mondiale, volta a istituire una forma di cooperazione e di assistenza tra gli Stati parti nella conservazione di beni artistici e ambientali di riconosciuto valore universale eccezionale.