Rito liturgico che nel cristianesimo e in altre religioni, anche dell’antichità, ha funzione espiatoria o propiziatoria o costituisce quasi un corteggio che accompagna un simbolo sacro. Oltre a essere un omaggio di devozione verso la divinità, è anche un’esaltazione del sentimento religioso-sociale del gruppo il quale dal suo procedere ordinato, spesso con canti e danze o gesti ritmici e con vesti e distintivi uniformi, sente potenziata la sua unione religiosa.
Il cristianesimo ha mantenuto l’uso delle p., già presente sia presso gli ebrei sia presso i pagani, per esaltare la gloria di Dio e per suscitare la pietà collettiva dei fedeli. Le p. nel cristianesimo sono stabilmente connesse con alcune date del calendario (le stazioni, la candelora, la domenica delle palme, il venerdì santo, il Corpus Domini, le rogazioni), oppure sono ordinate per qualche speciale circostanza. Nella prassi attuale del rito latino la p., di qualunque tipo, si dispone dietro la croce che apre la via ed è seguita dalle confraternite e dal clero regolare e secolare che precedono l’officiante il quale regge l’ostensorio e sta innanzi al simulacro religioso. La p., quando segue un percorso chiuso, procede sempre da destra a sinistra (cioè in senso antiorario), sia che limiti i suoi movimenti all’interno della chiesa sia che esca all’aperto. Croce processionale Croce sorretta da un’asta, usata nelle p., di uso molto antico, è nota dapprima senza Crocifisso, che compare solo nel 9° secolo.
Nella teologia cattolica, con il termine p. si esprime il mistero del rapporto dello Spirito Santo con il Padre e il Figlio nella Trinità: lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio rimanendo a essi uguale e coeterno.