Strauss, Richard
L’ultimo tardoromantico
Celebre compositore e operista tedesco, Richard Strauss si impegnò nei più diversi campi della produzione musicale, dal poema sinfonico al teatro musicale, lasciando un’indelebile impronta nella storia della musica a cavallo tra il 19° e il 20° secolo
Richard Strauss nacque a Monaco di Baviera nel 1864: il padre era cornista alla cappella di corte bavarese mentre la madre proveniva da una famiglia di birrai. Fin dalla fanciullezza visse a contatto con la musica: a quattro anni studiò pianoforte e a sei il violino. Ancora molto giovane iniziò a dare prova di talento creativo e il padre lo affidò alle cure di insegnanti prestigiosi.
Nel frattempo nacquero due composizioni: a 12 anni compose un pezzo per orchestra e nel 1880 un Quartetto per archi in la maggiore. Il primo impatto con la trionfante arte di Wagner avvenne nel tempio che ogni anno celebra quell’arte, ossia il teatro di Bayreuth. Tra i frutti della fertile produttività di Strauss, nel 1881-82 due s’imposero all’attenzione della società musicale: una Serenata per 13 strumenti a fiato e un Concerto per violino, eseguiti rispettivamente a Dresda e a Vienna.
Sin dagli inizi Strauss giocò le sue carte inventive proprio sul terreno delle più impegnative forme musicali. Il grande direttore d’orchestra Hans von Bülow riconobbe le doti del giovane musicista, tanto da assumerlo come direttore dell’orchestra di Meiningen. Iniziò così la sua carriera di direttore d’orchestra, nel corso della quale raggiunse un enorme prestigio, particolarmente nel teatro mozartiano.
Diverse vicende punteggiarono il cammino di Strauss verso le prime affermazioni, che compresero fra l’altro la direzione della cappella arciducale del teatro di corte di Weimar. In questa posizione Strauss entrò in contatto diretto con il mondo dell’opera lirica, che disseminò più avanti di suoi capolavori, e poté accogliere idee e suggestioni dalle nuove tendenze del mondo musicale tedesco, fiorito intorno alle prestigiose personalità di Wagner e di Liszt. Un ambiente, quello del teatro musicale, a cui rimase estraneo un altro grande protagonista di quell’epoca, Johannes Brahms, ma dal quale la prepotente e grandiosa natura musicale di Strauss ricevette non poche sollecitazioni.
Appunto da Liszt, geniale ‘inventore’ del cosiddetto poema sinfonico (specie di «opera in miniatura senza canto», come lo definì Liszt stesso) discese il primo gruppo di opere che impose Strauss all’attenzione della critica e del pubblico, con pagine d’alto pregio a partire dal Don Giovanni e da Morte e trasfigurazione, apparsi tra il 1889 e il 1890. Alla fine furono dieci i poemi sinfonici composti, contenenti felicissimi esempi di scrittura sinfonica e capaci di disegnare efficacissimi personaggi come Till Eulenspiegel (1895) e Don Chisciotte (1897).
Fu il teatro musicale a sollecitare maggiormente Strauss, e fu in questo ambito che il compositore colse i risultati di più alto rilievo, già con le quattro opere composte nel decennio dal 1905 al 1916. In due di esse Strauss mostrò una geniale ricettività nei confronti di avanzate esperienze, anche rivoluzionarie sul piano del linguaggio vocale e sinfonico. Ciò accadde tanto con la Salome (1905), tratta dall’opera dello scrittore irlandese Oscar Wilde, quanto con l’opera che si può considerare la prima, in ordine di tempo, d’impronta vicina a quella dell’espressionismo, movimento d’avanguardia allora alla sua prima stagione. Si tratta dell’Elektra (1909), con il libretto del grande poeta e drammaturgo viennese, Hugo von Hofmannsthal, che riduceva l’omonima tragedia di Sofocle.
A queste due opere seguì Il cavaliere della rosa (1911), una rievocazione erotico-sociale – divertita e nostalgica – dell’era ormai passata dell’imperatrice Maria Teresa, trapunta di sinuosi e anacronistici valzer viennesi ispirati agli Strauss (Johann Strauss figlio). Quindi seguirono, espressi dalle due versioni (1912 e 1916) di Arianna a Nasso, i primi segnali di quel neoclassicismo che sarebbe esploso in Francia negli anni Venti. Dopo altri nove lavori scenici – e prima di morire nel 1949 – Strauss si accomiatò dalla sua arte con due capolavori: un ricordo beethoveniano (Metamorfosi, studio per 23 archi solisti, del 1945) e l’ultimo saluto al regno del Lied tedesco con i Quattro ultimi canti per soprano e orchestra (1948).