In linguistica, riflessivoverbo r., il verbo transitivo rappresentante un’azione che, emanata dal soggetto, investe questo stesso in qualità di oggetto: io mi lavo, che equivale a io lavo me stesso (riflessivoforma r. propria). Tale azione verbale è espressa in modo diverso da lingua a lingua: mediante desinenze particolari, per es., le desinenze mediali in greco (λούεται «si lava») e in molte lingue indoeuropee antiche, o le desinenze passive in latino (lavatur «si lava» o «è lavato»); oppure mediante elementi pronominali proclitici o enclitici o addirittura affissi (si lava, lavati!). Oltre alla forma r. propria, si distinguono una riflessivoforma r. apparente, cosiddetta perché nell’aspetto esterno è uguale a una forma r., ma nella sostanza è una forma transitiva con il complemento oggetto e con il complemento di termine espresso da un pronome personale atono (io mi taglio le unghie, che equivale a io taglio le unghie a me stesso), e una riflessivoforma r. reciproca, in cui l’azione non si ‘riflette’ sul soggetto agente, ma si scambia fra due soggetti, ognuno dei quali diventa oggetto rispetto all’altro (si amano come fratelli ). riflessivoPronomi r. Sono quelli che riportano il risultato dell’azione sul soggetto stesso che la svolge. Formalmente, in italiano, si possono distinguere i pronomi sé, si, la cui funzione è sempre in ogni caso r., e i pronomi me, mi, te, ti ecc., la cui funzione r., quando c’è, è legata al contesto.