(gr. Σαμοϑράκη) Isola della Grecia (178 km2 con 2723 ab. nel 2001), nella parte settentrionale del Mar Egeo, di fronte alla costa macedone, nel nomo dell’Hèvros. La dorsale montuosa che la percorre lungo l’asse maggiore culmina nel M. Fengàri (1586 m). La popolazione, la cui principale risorsa è la pesca, è quasi tutta raggruppata nel capoluogo omonimo, detto anche Chòra, situato a 2 km dalla costa nord-occidentale.
L’isola fu abitata, pare, prima da Cari, poi da Traci, infine da coloni di Samo (8° sec. a.C. ca.); partecipò alla prima lega navale attica (478 a.C.) e alla seconda (378). Cadde poi in potere dei Macedoni e in seguito fu contesa tra le varie dinastie ellenistiche; dopo il predominio romano passò ai Bizantini, successivamente ai Gattilusio di Genova (1530), infine ai Turchi; nel 1912 è tornata alla Grecia.
S. era celebre nell’antichità soprattutto per il culto misterico in onore dei Cabiri. Il santuario, fondato prima dell’arrivo dei coloni sami (7° sec. a.C.), fu poi rinnovato e abbellito nel 4° sec. a.C. Si conservano inoltre resti di altri edifici (Arsinoèion, Ptolemàion, stoà, teatro) e un’estesa necropoli con sepolture dal periodo arcaico al 2° sec. d.C.; la cinta muraria è in opera poligonale (4°-3° sec. a.C.). Demetrio Poliorcete dedicò nel santuario una famosa statua, la Celeberrima Nike, a ricordo della vittoria navale di Salamina di Cipro.