Germania, storia della
Grande cultura e potenti eserciti
La Germania ha fatto parte per circa novecento anni ‒ dal 10° al 19° secolo ‒ del Sacro Romano Impero, in un quadro di profonda frammentazione. Nel 1871 ha raggiunto l'unità politica grazie a un grande statista conservatore, Ottone di Bismarck. Dopo la Prima guerra mondiale, da cui è uscita sconfitta, la Germania è divenuta un paese instabile in cui si è affermata nel 1933 la dittatura totalitaria nazista, responsabile della Seconda guerra mondiale. Nella seconda metà del Novecento, nel contesto della guerra fredda e dello scontro USA-URSS, la Germania ha nuovamente perduto la propria unità con la nascita nel 1949 della Repubblica Federale e della Repubblica Democratica. Le due Germanie, tuttavia, si sono riunificate nel 1990
Abitato sin dalla preistoria, il territorio dell'attuale Germania fu in gran parte popolato dai Celti nel 1° millennio a.C. Tra il 4° e il 2° secolo a.C. fu occupato da tribù germaniche stanziate in origine nell'Europa settentrionale e orientale (germaniche, popolazioni). Tali popolazioni, già da tempo divise in molteplici gruppi, entrarono in contrasto con i Romani e, dopo averne arrestato l'espansione all'inizio dell'era cristiana, iniziarono a infiltrarsi nei territori dell'Impero Romano a partire dal 2° secolo, per poi espandersi in tutta Europa nel 5° secolo d.C. Questo massiccio spostamento di popolazioni ‒ comunemente definito con l'espressione invasioni barbariche ‒ portò alla dissoluzione dell'Impero Romano d'Occidente (476) e alla formazione di una serie assai ampia di regni romano-barbarici in Francia e nella Penisola Iberica (Franchi, Burgundi, Visigoti), in Italia (Ostrogoti), nella Gran Bretagna (Angli e Sassoni) e nell'Africa settentrionale (Vandali).
Le popolazioni rimaste in Germania ‒ gli Alamanni, parte dei Sassoni, i Bavari, i Turingi ‒ furono sottomesse e poi cristianizzate dai Franchi tra il 5° e il 9° secolo, e quindi integrate nell'Impero carolingio da Carlomagno a partire dall'800. Con la dissoluzione dell'Impero, sancita nell'843 dal Trattato di Verdun, la Germania, attribuita a Ludovico il Germanico, iniziò ad assumere una più precisa identità, che doveva però consolidarsi nel corso di un plurisecolare processo storico.
Dopo Verdun, per circa un secolo la storia della Germania fu segnata da processi di frammentazione dell'autorità centrale, dalla crescita del potere dei ceti feudali e da nuove invasioni di popoli provenienti dall'Europa orientale e settentrionale. Una svolta importante si ebbe con l'ascesa al trono di Ottone I di Sassonia nel 936. Egli, infatti, dopo aver esteso il suo dominio in Italia (951) e sconfitto gli Ungari (955), ottenne dal papa la dignità imperiale (962) e diede vita al Sacro Romano Impero, la cui vicenda rimase strettamente intrecciata a quelle dei territori tedeschi sino al principio del 19° secolo.
La nascita di questa nuova compagine politica accelerò in Germania i processi di indebolimento del potere centrale: i successori sassoni di Ottone I furono infatti sempre più assorbiti dalla politica italiana e imperiale e lasciarono crescere nel paese l'autorità della grande feudalità e dei principati territoriali. Questa situazione si protrasse con i sovrani della dinastia di Franconia (1024-1125), che con Enrico IV (1056-1106) ed Enrico V (1106-25) dovettero anche affrontare la crisi prodotta dalla lotta per le investiture con il papato. Tale indebolimento del potere centrale continuò a riprodursi sotto la dinastia degli Hohenstaufen (1125-1254) ‒ tra i quali ebbero un ruolo di grande rilievo Federico I Barbarossa (1152-90) e Federico II (1212-50) ‒ e conobbe una relativa inversione di tendenza con Rodolfo d'Asburgo (1273-91). Da allora, infatti, per circa due secoli la Germania sostituì l'Italia come vero punto di equilibrio della politica imperiale: dapprima con Adolfo di Nassau (1291-96) e Alberto I d'Austria (1296-1308), poi nel lungo periodo di dominio della dinastia di Lussemburgo (1308-1437) ‒ durante il quale furono fissati con la Bolla d'Oro (1356) i meccanismi dell'elezione imperiale ‒ e infine all'epoca di Alberto II d'Austria (1438-39) e di Federico III (1440-93), con i quali gli Asburgo si appropriarono definitivamente ‒ fino al 1806 ‒ della corona imperiale.
Nella prima metà del 16° secolo la storia della Germania fu segnata da due eventi cruciali. Il primo fu nel 1517 la rottura dell'unità del mondo cristiano occidentale prodotta dalla predicazione di Lutero e dalla Riforma protestante. Il secondo fu nel 1519 l'elezione a imperatore di Carlo V, il quale, grazie alla politica matrimoniale del nonno Massimiliano I (1493-1519), riuscì a concentrare nelle proprie mani non soltanto i domini asburgici e la corona imperiale, ma anche la Borgogna e soprattutto il trono di Spagna (già dal 1516), che proprio in quegli anni aveva iniziato a costruire un immenso impero coloniale nelle Americhe.
Alla testa di così vasto dominio, Carlo V perseguì un ambizioso disegno imperiale, scontrandosi con la Francia nelle guerre d'Italia, che si conclusero nel 1559 con la Pace di Cateau-Cambrésis e la vittoria degli Spagnoli. Egli stesso, tuttavia, comprese infine che quel disegno era anacronistico e nel 1556 separò la corona spagnola (che affidò al figlio Filippo II) da quella imperiale (che andò al fratello Ferdinando I). In tal modo, l'Impero tornò a coincidere sostanzialmente con i confini del mondo tedesco. Esso, tuttavia, era stato nel frattempo profondamente riplasmato dagli effetti della Riforma e dei molteplici conflitti che opposero all'imperatore cattolico i principi convertiti al luteranesimo.
La Pace di Augusta del 1555, che pose fine a questi conflitti con una soluzione di compromesso, sancì la frammentazione sia religiosa sia politica del mondo tedesco. Nella seconda metà del 16° secolo gli equilibri tra protestanti e cattolici entrarono nuovamente in crisi, soprattutto per opera dell'imperatore Rodolfo II (1576-1612), che avviò un progetto di restaurazione cattolica ispirato ai principi della Controriforma, progetto perseguito poi dai suoi successori. Ne scaturì un conflitto di enormi proporzioni, che dall'Impero si estese a tutta l'Europa: la guerra dei Trent'anni (1618-48). I suoi esiti, sanciti dalla Pace di Vestfalia del 1648, sanzionarono anche a livello internazionale la frammentazione politica del mondo tedesco, destinata a protrarsi ancora per oltre due secoli.
Tra il 1648, quando ebbe termine la guerra dei Trent'anni, e il 1871, quando si realizzò l'unificazione politica della Germania, la storia tedesca andò incontro a profonde trasformazioni, che ebbero un momento cruciale di svolta durante la Rivoluzione francese e l'impero di Napoleone, tra il 1789 e il 1815. Nella prima fase di questo periodo il Sacro Romano Impero divenne sempre più una struttura anacronistica dotata di prerogative soltanto formali. Negli stessi anni, attraverso una vicenda interna e internazionale assai complessa in cui giocò un ruolo importante l'esperienza del dispotismo illuminato (assolutismo), si produsse un significativo mutamento nei rapporti di forza all'interno del mondo tedesco. Da un lato, infatti, gli Asburgo riuscirono a rinsaldare il proprio potere nei loro domini diretti (in primo luogo l'Austria) e a spostare con successo l'asse dei propri interessi verso l'area danubiana. Dall'altro lato cominciò a emergere la potenza della Prussia, che raggiunse il suo punto più alto con Federico II il Grande (1740-86), della dinastia degli Hohenzollern.
La Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche ebbero conseguenze sconvolgenti nel mondo tedesco. Esse, infatti, portarono nel 1806 alla dissoluzione del Sacro Romano Impero, facendo altresì sorgere un forte sentimento nazionale tedesco.
Dopo il Congresso di Vienna (1814-15) gli equilibri del mondo tedesco continuarono a essere dominati ancora per diversi decenni dall'Austria e dalla Prussia, le quali costituirono le due potenze dominanti della Confederazione germanica, che prese di fatto il posto del Sacro Romano Impero. Nel percorso che doveva portare all'unificazione, la rivoluzione in Germania del 1848-49, che pure fallì, rappresentò uno snodo molto importante. Fu però la politica di potenza della Prussia di Guglielmo I (1861-88) e del suo cancelliere Ottone di Bismarck a realizzare 'dall'alto' l'unità della Germania. Essa fu il frutto di due guerre vittoriose che mostrarono la netta superiorità militare della Prussia in Europa: la guerra austro-prussiana del 1866 e la guerra franco-prussiana del 1870-71. Fu all'indomani di questi conflitti che nacque, il 18 gennaio 1871, la Germania unita e il cosiddetto Zweites Reich (Secondo impero, dopo quello Sacro Romano).
Bismarck rimase alla guida della Germania come cancelliere dal 1871 sino al 1890. Nonostante l'introduzione del suffragio universale maschile per l'elezione del parlamento, lo Stato bismarckiano fu uno Stato autoritario, dominato da forze sociali conservatrici quali gli Junker (la grande aristocrazia fondiaria delle province orientali). Entro questa cornice la Germania conobbe uno straordinario processo di modernizzazione economica (fortemente sostenuto dallo Stato), diventando nel giro di pochi decenni la prima potenza industriale europea e, in alcuni settori, mondiale.
Sul piano della politica estera, Bismarck fu attento a ricercare il compromesso e l'equilibrio con le grandi potenze europee. Ben diverso fu, dopo la sua uscita di scena, l'atteggiamento dell'imperatore Guglielmo II (1888-1918), che prese a governare in maniera accentuatamente personale il paese. Spinto dalle pressioni crescenti dei circoli imperialistici della grande industria e dell'esercito, frustrati dalla sproporzione tra l'enorme potenza economica della Germania e la sua modesta posizione internazionale e coloniale, egli assunse atteggiamenti aggressivi nei confronti soprattutto della Francia e della Gran Bretagna, consolidando l'alleanza strategica con l'Austria-Ungheria e con l'Italia. Il risultato di questa politica fu la Prima guerra mondiale (1914-18), da cui la Germania uscì sconfitta e umiliata, in un quadro di profonde tensioni sociali e politiche particolarmente fertili per il sorgere di movimenti estremistici di destra e di sinistra. La guerra segnò la fine del Secondo Reich e portò alla creazione di una repubblica presidenziale.
La repubblica di Weimar ‒ così chiamata dal luogo in cui venne promulgata la Costituzione ‒ ebbe una storia travagliata che si concluse, dopo i tremendi effetti della crisi mondiale del 1929, con l'ascesa al potere di Hitler e del partito nazionalsocialista nel 1933. Ebbe inizio allora la vicenda del Terzo Reich. Rifacendosi in parte al modello del fascismo italiano, Hitler accentrò nelle sue mani tutti i poteri, sciolse i partiti e i sindacati, imbavagliò la stampa e costruì un sistema totalitario di potere fondato sul razzismo e l'antisemitismo, sul terrore e la propaganda di regime. Alleata con l'Italia fascista e il Giappone imperiale, la Germania nazista scatenò quindi la Seconda guerra mondiale (1939-45), durante la quale si consumò l'Olocausto (Shoah), lo sterminio di circa sei milioni di Ebrei. Invasa dalle potenze alleate ‒ in primo luogo la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica ‒, la Germania nazista concluse la sua breve ma drammatica parabola con il suicidio di Hitler, il 30 aprile 1945.
Sottoposta a un regime di occupazione da parte delle potenze vincitrici, nel nuovo clima che si venne a instaurare con la contrapposizione USA-URSS e l'inizio della guerra fredda la Germania cessò di esistere come Stato unitario nel 1949, quando sorsero, rispettivamente nella parte occidentale e in quella orientale del paese, la Repubblica Federale Tedesca e la Repubblica Democratica Tedesca. La prima, presto divenuta una potenza economica, fu pienamente integrata nel mondo occidentale sotto la leadership degli Stati Uniti; la seconda, assimilata al blocco dei paesi comunisti, ebbe un governo autoritario posto sotto lo stretto e rigido controllo dell'Unione Sovietica. Rimaste per lungo tempo specchi delle profonde tensioni tra USA e URSS e dei loro differenti modelli di sviluppo, le due Germanie, dopo l'abbattimento del muro di Berlino (1989), si sono riunificate nel 1990, nel quadro della crisi e poi della dissoluzione dei regimi comunisti dell'Europa centro-orientale. Da allora la Germania ‒ governata dai cristiano-democratici e dai cristiano-sociali e poi, dal 1998, dai socialdemocratici ‒ ha dovuto affrontare le gravi difficoltà economiche e sociali del processo di unificazione, diventando peraltro una delle potenze trainanti dell'Unione europea.