Svezia
Un paese modello nel Nord dell’Europa
Paese ricco e avanzato, da molto tempo bene amministrato, la Svezia è da poco entrata nell’Unione europea. Malgrado condizioni ambientali non facili, ha saputo mettere a frutto le buone risorse naturali, le opportunità offerte dalle vie d’acqua interne e l’integrazione economica con altri paesi vicini per realizzare un sistema di vita civile che è considerato un modello di Stato sociale
Il vasto territorio svedese è occupato in buona parte da pianure. Le Alpi Scandinave (massima elevazione, 2.117 m), su cui corre il confine con la Norvegia, sul versante svedese si abbassano lentamente, formando colline e altipiani, e lasciando lungo il Golfo di Botnia una fascia pianeggiante, specie in corrispondenza delle molte valli fluviali. La parte meridionale del paese è pianeggiante e occupata da vasti laghi – numerosi anche nella fascia della media montagna – tra i quali il grande Vänern.
In una regione dal clima generalmente freddo, la parte meridionale è anche quella coltivata e abitabile, e qui si concentra la quasi totalità della popolazione, con la capitale Stoccolma e le principali città (Göteborg, Malmö). Nel Nord e sui monti si trovano vaste foreste di conifere, ampiamente sfruttate, nel Sud colture di cereali e piante industriali e grandi allevamenti.
Lo sviluppo del paese risale al 19° secolo e si basa sulle riserve di metalli, sul legname e sull’energia idroelettrica. Più recente l’industria (metallurgia, meccanica).
Popolata anticamente da diverse stirpi di origine germanica, la Svezia raggiunse una certa unità nell’11° secolo d.C., periodo nel quale la sua popolazione si convertì al cristianesimo. Nel 1523, dopo circa un secolo e mezzo di sottomissione alla Danimarca, il parlamento svedese elesse re Gustavo I Vasa, che cacciò i Danesi, rese ereditaria la monarchia (per evitare le lotte per la successione, rivelatesi sino ad allora disastrose) e favorì la diffusione della Riforma protestante.
I successi militari riportati dal re Gustavo II durante la guerra dei Trent’anni (1618-48) fecero della Svezia una delle massime potenze europee: la sua egemonia sul Baltico durò sino al 1720, quando Russia e Polonia la sconfissero. Nel 1814 la Danimarca le cedette la Norvegia, ma l’unione tra i due paesi, dopo ripetuti contrasti, fu sciolta nel 1905.
Il decollo economico della Svezia avvenne sul finire dell’Ottocento, anche se la perdurante arretratezza delle campagne spinse molti Svedesi, nel decennio 1880-90, a emigrare in America.
Dopo aver consolidato il regime democratico nei primi decenni del 20° secolo, la Svezia ha sviluppato – a partire dagli anni Trenta – uno dei modelli più riusciti di Stato sociale (benessere, Stato del), grazie alla permanenza al governo del partito socialdemocratico per più di quarant’anni (1932-76). Va tuttavia ricordato che in questo stesso periodo la Svezia praticò una politica eugenetica, che portò alla sterilizzazione forzata di circa 60.000 persone giudicate fisicamente o mentalmente inferiori.
A partire dagli anni Settanta il crescente malcontento per l’elevato livello di tassazione ha condotto le coalizioni governative succedutesi al governo (di destra e di sinistra) ad avviare una politica di riduzione dell’intervento dello Stato e di valorizzazione dei meccanismi di mercato.
La Svezia, in quanto paese neutrale, è rimasta fuori da entrambe le guerre mondiali. Dopo il secondo conflitto è entrata a far parte dell’ONU (1946) e del Consiglio d’Europa (1948), ma non della NATO. Nel 1996 è divenuta membro dell’Unione europea, ma non ha ancora aderito all’Unione monetaria europea (UEM).