SVEZIA.
– Condizioni economiche. La gestione svedese dell’immigrazione. Storia. Architettura. Cinema. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Michele Castelnovi. – Stato dell’Europa settentrionale. Il Regno di S. è il più popoloso e anche il più esteso tra gli Stati scandinavi. Negli ultimi venti anni la popolazione complessiva è aumentata di oltre il 10%, da circa 8.800.000 ab. nel 1993, a 9.631.261 nel 2014 (secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs). Nel 2005 è stata effettuata una riorganizzazione amministrativa del territorio, riconoscendo lo status di aree metropolitane alle tre città più importanti, ossia Stoccolma (2.192.433 ab. nel 2013), Göteborg (968.993) e Malmö (685.428, assieme a Lund): in esse vive più di un quarto della popolazione complessiva. Significative minoranze svedesi si trovano in Finlandia (5,5%),sia nella regione autonoma delle Isole Åland, sia lungo le coste del Baltico. Molto meno significativa è la presenza di svedesi in Danimarca, soprattutto in prossimità del ponte di Øresund, inaugurato nel luglio del 2000. La S. fa parte dell’Unione Europea dal 1995; tuttavia, il Paese ha scelto tramite referendum di non aderire alla moneta unica, mantenendo in vigore la corona svedese.
La gestione svedese dell’immigrazione. – Nel 2013, i gravi disordini avvenuti a Stoccolma, a Malmö e in altre città, hanno creato molta attenzione verso la gestione svedese dell’immigrazione. La quantità di immigrati è minore rispetto ad altri Paesi dell’Unione Europea: le statistiche ufficiali, infatti, riferiscono di 1,3 milioni di persone straniere o con almeno un genitore straniero, pari al 14,5% della popolazione totale, una percentuale che aumenta al 16% se si considera anche mezzo milione di cittadini svedesi nati da genitori entrambi immigrati. Fatta eccezione per i gruppi giunti per motivi occupazionali dai Paesi limitrofi, la maggior parte degli immigrati è giunta in S. usufruendo della scelta governativa di accogliere chi presenti motivazioni di tipo politico: pertanto le comunità maggiori provengono da situazioni politicamente instabili e potenzialmente problematiche, spesso in contrasto tra loro, tenendo conto che codeste indicazioni ufficiali non permettono di quantificare esattamente l’appartenenza a etnie meno tutelate: armeni, curdi, siriaci.
Dal punto di vista religioso, la società svedese (luterana con forti presenze agnostiche) deve oggi convivere con grandi, ma inedite comunità cattoliche (polacchi, sudamericani e parte dei siriaci) e musulmane (in maggior parte sunniti, tranne gli iraniani che sono sciiti). Ciascuna minoranza religiosa tende a teorizzare e praticare un’endogamia più rigida rispetto al resto della popolazione. Sia i cattolici sia i musulmani risultano avere molti più figli rispetto agli autoctoni, anche per la condizione di bassissimo reddito, supportata dalle forme di sussidio governative. Tutti questi elementi hanno condotto a una forte crescita demografica di queste comunità.
Ma l’elemento geografico che rende peculiare la gestione svedese dell’immigrazione consiste nell’organizzazione dello spazio urbano. Infatti, in ciascuna delle grandi città negli anni Settanta erano stati edificati grandi quartieri popolari (Miljonprogrammet, piano per la costruzione di un milione di unità abitative), che negli ultimi decenni sono stati popolati in maggioranza da immigrati (nella capitale, il quartiere Husby ha più dell’80% di immigrati su oltre 12.000 residenti): si registra qui il più basso reddito pro capite dell’intera S., in quanto gli immigrati accedono solo alle mansioni meno retribuite. Il governo offre anche in questi quartieri strutture pubbliche come scuole, biblioteche, piscine e centri sociali, contribuendo però così a creare piccole enclave delle civiltà di provenienza e a mantenere separati i figli degli immigrati da quelli degli svedesi.
Nel 2013, le statistiche ufficiali riferivano il dato relativo alle persone nate all’estero: senza contare i figli degli immigrati già residenti (seconda generazione), i quali però spesso vivono in comunità quasi completamente chiuse. Nel territorio svedese le provenienze risultavano (2013): Finlandia, 161.129; ῾Irāq, 128,946; Polonia, 78.175; ex Iugoslavia, 68.554; Irān, 67.211; Bosnia ed Erzegovina, 56.804; Somalia, 54.221; Germania, 48.987; Turchia, 45.676; Danimarca, 43.198.
La distribuzione geografica sul territorio è molto disomogenea, e concentrata soprattutto nelle grandi città. In tutto il mondo gli immigrati tendono a formare comunità coese, ma nella S. attuale il fenomeno sembra ancora più evidente. Per es., una notevole comunità di siriaci cattolici provenienti dall’Irāq si sono stabiliti nella città di Södertälje, nei pressi della capitale: nel 2010 erano il 39%, in continuo aumento; per confronto, le presenze a Stoccolma e a Malmö erano, rispettivamente, il 33% e il 41% dei residenti. La provenienza degli immigrati a Stoccolma risultava: ῾Irāq, 16.374; Irān, 11.429; Turchia, 7429; Somalia, 7364; Cile, 5440 (inoltre Finlandia, 17.579; Polonia, 10.612; Germania, 4791). La composizione è molto diversa a Malmö: ῾Irāq, 9940; Serbia, 8426; Bosnia, 5969; Libano, 3780; Irān, 3375; Turchia, 2110; Ungheria, 2038; Romania, 2014 (tenendo a parte 8972 immigrati dalla limitrofa Danimarca e 3053 dalla Polonia).
Storia di Ilenia Rossini. – Gli anni successivi alle elezioni del 2006 – da cui emerse vincitrice la coalizione di centrodestra Alleanza per la Svezia tra il Partito di coalizione moderata (M,Moderata samlingspartiet), il Partito liberale del popolo (FP, Folkpartiet Liberalerna), i Democratici cristiani (KD,KristDemokraterna) e il Partito di centro (C, Centerpartiet) – videro in S. la messa in discussione tanto del sistema di welfare quanto delle politiche sull’immigrazione, fino ad allora fiore all’occhiello del Paese. Abbassamento della pressione fiscale sulle imprese e taglio dei sussidi sociali (soprattutto quello di disoccupazione) furono, infatti, tra i principali obiettivi del governo guidato dal leader di M, Fredrik Reinfeldt. In un clima di montanti polemiche anti-immigrati, accusati di essere un costo per lo stato sociale e una minaccia per la sicurezza, nel 2007 il governo approvò il rimpatrio per i rifugiati che non rischiavano la vita nel loro Paese e l’esclusione degli immigrati clandestini dalla sanità pubblica. Nello stesso anno, i rapporti con la comunità islamica si complicarono a causa della pubblicazione di alcuni disegni ironici su Maometto, il cui autore subì minacce e aggressioni.
La coalizione di centrodestra registrò nei primi anni del suo mandato un calo di consensi, ma per la capacità di fronteggiare i contraccolpi della crisi globale fu premiata con un nuovo successo alle elezioni del 2010. Nonostante il Partito socialdemocratico dei lavoratori (S, Socialdemokratiska arbetarepartiet) si fosse confermato come primo partito (30,7%, 112 seggi), le elezioni attribuirono a M (30,1%, 107 seggi) e ai suoi alleati (C, 6,6% e 23 seggi; KD, 5,6% e 19 seggi; FP, 7,1% e 24 seggi) la maggioranza relativa dei seggi parlamentari. Il partito di estrema destra e anti-immigrazione Democratici svedesi (SD, Sverige Demokraterna) prese il 5,7% (20 seggi) ed entrò per la prima volta in Parlamento. Il nuovo governo Reinfeldt – il primo leader conservatore a ottenere un secondo mandato in un Paese a tradizione socialdemocratica – promosse privatizzazioni e liberalizzazioni ma, non avendo la maggioranza assoluta, non tentò riforme di rottura e, anzi, ricorse spesso a compromessi.
Nel dicembre 2010 un attentatore suicida di religione islamica, nato in ῾Irāq e residente in S. da decenni, fece esplodere alcuni ordigni nel centro di Stoccolma, di cui fu l’unica vittima: da allora la S. promosse una maggiore cooperazione internazionale per rafforzare la lotta al terrorismo. Nel maggio 2013, per diversi giorni, nelle periferie di Stoccolma e di altre città, abitate prevalentemente da immigrati, si ebbero scontri tra le forze di polizia e alcuni manifestanti, che protestavano inizialmente contro l’uccisione di un settantenne da parte della polizia, poi contro la disoccupazione giovanile e l’emarginazione degli immigrati.
Intanto le privatizzazioni promosse nei settori dell’istruzione, della sanità e delle pensioni fecero nuovamente crollare i consensi del governo e alle elezioni del settembre 2014 prevalsero i socialdemocratici (31% e 113 seggi), mentre M si fermò al 23,3%. SD raggiunse il 12,9% (49 seggi), diventando il terzo partito svedese. Nonostante S non avesse ottenuto la maggioranza assoluta, il loro leader Kjell Stefan Löfven fu nominato premier e formò un governo di coalizione con i verdi di Miljöpartiet de gröna (MP, 6,9% e 25 seggi). Il nuovo governo si dimostrò, tuttavia, molto instabile e nel dicembre 2014 Löfven fu costretto a un accordo sul bilancio con i partiti di centrodestra all’opposizione per evitare le elezioni anticipate.
Sul piano della politica estera, la S. continuò a promuovere lo sviluppo di una politica di cooperazione e di difesa con gli altri Paesi nordici e del Baltico e, in ossequio alla sua politica di neutralità, a rimanere fuori dalla NATO (North Atlantic Treaty Organization). Nel 2011, il governo decise quindi di non partecipare ai bombardamenti sulla Libia (v.) contro il regime di Muammar Gheddafi e di limitare la sua partecipazione ai voli di ricognizione.
Architettura di Paola Gregory. – L’architettura recente ha continuato a svilupparsi nel solco della tradizione, reificando l’eredità del moderno con la consolidata attenzione all’uso e alla sperimentazione dei materiali, ai caratteri costruttivi, alla chiarezza funzionale e alle relazioni fra edificio e ambiente nell’ottica di un progetto orientato ai criteri della sostenibilità, come dimostrano le politiche di riconversione urbana ed edilizia in cui grande considerazione è data ai processi costruttivi e gestionali incentrati sullo sviluppo di nuove tecnologie ecocompatibili. Esempi paradigmatici sono: Hammarby Sjöstad (1999; il completamento è previsto nel 2017) simbolo per eccellenza di una green city per circa 25.000 abitanti in una zona industriale dismessa a sud di Stoccolma, costruita riducendo al minimo l’impatto ambientale; il quartiere Bo01 (City of tomorrow, 2001) a Malmö, primo sviluppo di Västra Hamnen – il porto occidentale della città a ridosso del nuovo ponte di Øresund (2000) che collega la S. con la Danimarca – un tempo sede di cantieri navali, oggi trasformato in un’area residenziale e commerciale di eccellenza sostenibile.
Accanto ad architetti stranieri di fama internazionale – come Santiago Calatrava, autore del Turning Torso (2005) a Malmö, il grattacielo più alto della S. e nuovo simbolo della città; OMA con il progetto in corso per le torri gemelle a Hagastaden (la cui conclusione, su progetto del 2010, è prevista nel 2025), il nuovo quartiere fra Stoccolma e Solna pianificato in gran parte su un ex scalo ferroviario della capitale; David Chipperfield con il progetto per la nuova sede del Centro Nobel (su concorso vinto nel 2013) – molti sono gli architetti svedesi impegnati nei programmi di riqualificazione urbana e in interventi puntuali che hanno ottenuto importanti riconoscimenti. Fra questi: White Arkitekter (1951), studio già attivo nello sviluppo di Hammarby e nella costruzione di alcune sue unità residenziali e oggi nella rigenerazione della città di Helsingborg (il cui completamento, su progetto del 2010, è previsto nel 2035), autore del nuovo ospedale universitario Karolinska Solna (2018) a Stoccolma (insieme a Tengbom), dell’edificio congressi (2011) accanto alla stazione centrale di Stoccolma e del Tele 2 Arena (2013), un complesso multifunzionale alla periferia della capitale, nonché cofirmatario con lo studio norvegese Snøetta (v.) del Centro d’arte Väven a Umeå, premio Kasper Salin (il premio di architettura svedese più prestigioso) 2014; Gert Wingårdhs (1951), architetto high organic fra i più rinomati e premiati, autore a Malmö di alcune residenze del Bo01 (2001), della Malmö Arena (2008) e del centro commerciale Emporia (2012), nonché dell’ampliamento del liceo Aranäs (2006) a Kung sbacka e dell’ambasciata svedese (2006) a Washington, premiati rispettivamente con il Kasper Salin 2006 e 2007; Metro Arkitekter (1999), studio firmatario a Malmö della stazione di Hyllie (2010) e della nuova stazione centrale (2011), premiata nel 2011 al World architecture Festival di Barcellona, caratterizzate da leggerezza e trasparenza, nuove porte urbane del City Tunnel, la linea ferroviaria (in parte sotterranea) che congiunge il centro della città al ponte di Øresund; Tham & Videgård Arkitekter (1999), studio associato, autore del Museo di arte moderna (2009) a Malmö (ospitato, come estensione del preesistente, in una centrale elettrica dismessa), del Museo di arte (2008) a Kalmar, vincitore del Kasper Salin 2008, e dell’am pliamento della KTH (Kungliga Tekniska Högskolan) – il Royal Institute of technology (2015) di Stoccolma –, opere tutte connotate da sottili cambiamenti rispetto alla tradizione moderna e da un uso sperimentale dei materiali per creare edifici di sorprendente essenzialità.
A questa riduzione formale, caratteristica presente in diversi architetti affermati come Johan Celsing (n. 1955) – autore, fra gli altri, del nuovo crematorio nel Cimitero del bosco (2013) a Stoccolma, premio Kasper Salin 2013, costruito, nel confronto con il capolavoro di Asplund, come un compatto monolite geologico tagliato dalla luce – si rivolgono anche alcuni degli studi più giovani, tra i quali: Marge Arkitekter (2002), il cui edifico Terminal Strömkajen (2013) a Stoccolma, basato su forme elementari e su un accorto uso dei materiali, è risultato vincitore del Plåtpriset 2014; Petra Gipp Arkitektur (2009), firmatario di raffinate opere dalle configurazioni scultoree semplici, economicamente ed ecologicamente sostenibili, come dimostrano la Galleria d’arte Färgfabrikens (2011) a Stoccolma su un edificio preesistente, il padiglione d’arte (2011) a Kivik con l’artista Runa Islam, il centro educativo marino (2014) a Malmö e la ‘Cattedrale’ (2014) a Linköping, il laboratorio di design audiovisivo nominato al premio Mies van der Rohe 2015.
Cinema di Giulio Sangiorgio. – Coerentemente alla crescente diffusione internazionale del giallo in ambito letterario, è nel corrispondente genere di consumo cinematografico e televisivo che l’industria audiovisiva svedese ha trovato fortuna commerciale, ricorrendo all’adattamento di libri di successo: le opere di Liza Markulund, Åsa Larsson, Lars Kepler sono state adattate per il cinema, il primo libro della cosiddetta trilogia di Stoccolma di Jens Lapidus, Snabba cash (2006; trad. it. La traiettoria della neve, 2009), è alla base dell’omonimo film (2010) di Daniel Espinosa, e i gialli di Camilla Läckberg, Håkan Nesser, Arne Dahl e Leif G.W. Persson sono tradotti in film per la televisione.
I maggiori successi del genere, la trilogia Millennium (2005-07) di Stieg Larsson e i libri dedicati al commissario Kurt Wallander di Henning Mankell (pubblicati dal 1991) hanno prodotto strategie tentacolari d’adattamento, lasciando discendere film per la sala, serie e miniserie televisive e trovando rifacimenti global in lingua inglese: The girl with the dragon tatoo (2011; Millennium - Uomini che odiano le donne), di David Fincher, riformula Män som hatar kvinnor (2005; trad. it. Uomini che odiano le donne, 2007), mentre Mankell basa i suoi libri di Wallander (dal 2008) sull’omonima serie di film svedesi (2005-in corso). Arn (2007-08), saga d’ambientazione medievale tratta da Jan Guillou, la produzione più costosa nella storia dell’audiovisivo svedese, ha seguito la stessa strategia di espansione dal cinema alla televisione. La rassegnata disperazione del genere poliziesco, l’antiromanticismo dei suoi eroi, l’anaffettivo sadismo dei delitti messi in scena, il gioco cerebrale esasperato sino al delirio sono i topoi di una visione del mondo condivisa, tra terribili apocalissi morali e rinascite eti che al singolare. Una poetica dell’anomia, del margine e della malattia relazionale che si legge di riflesso in film fuori dal genere, come nei detours psicopatologici di Jesper Gans landt (Apan, 2009). Ma anche una fragilità dei rapporti, riscontrabile nelle disfuzioni familiari di Detaljer (2009) di Kristian Petri, nell’esordio come regista dell’attrice Pernilla August Svinalängorna (2010, noto con il titolo Beyond), e anche nella commedia, come dimostra Masjävlar (2004; L’amore non basta mai) di Maria Blom. Un bisogno di fuga (reale, sentimentale e ideologica) che fonda tutta la discontinua filmografia di Lukas Moodysson (Ett hål i mitt hjärta, 2004, Un buco nel mio cuore) e ispira racconti di formazione come Flickan (2009) di Fredrik Edfeldt, Man tänker sitt (2009, Facendosi il covo) di Henrik Hellström e Fredrik Wenzel o l’adolescenza orrorifica del tenero e fatalista Låt den rätte komma in (2008; Lasciami entrare) dell’eclettico Tomas Alfredson. Un degrado morale che viene continuamente rilevato e denunciato dal cinema di Ruben Östlund (Play, 2011), banco critico sadico e umanista, teso tra il bozzetto surreale di Roy Andersson e i paradossi terroristici di Michael Haneke. E mentre Jan Troell, tra fiction e documentario, continua a raccontare la S. con controstorie fuori dal minimalismo borghese (Maria Larssons eviga ögonblick, 2008, L’eterno momento di Maria Larssons) e Liv Ullmann eredita il magistero di Ingmar Bergman, adattando August Strindberg in Miss Julie (2014), il cinema del regista contemporaneo più influente in Svezia, Roy Andersson, viene riconosciuto con il Leone d’oro a Venezia per En duva satt på en grenoch funderade på tillvaron (2014; Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza), chiusura di una trilogia «sull’essere un essere umano» che racchiude l’umanità in quadri tra Otto Dix e Pietr Bruegel, raccontando il nonsense tragicomico della vita al tempo della crisi in una sottile riflessione sul nuovo schiavismo e sul privilegio dell’umorista. Josef Fares ( Jalla! Jalla!, 2000), greve e paradossale, è la figura comica popolare di maggior successo.
Da segnalare, nell’ambito del cinema d’animazione, il distopico Metropia (2009) di Tariq Saleh, opera d’istinto globale (doppiata da attori di richiamo) e, in ambito documentaristico, il sistematico lavoro di Göran Olsson su colonialismo e xenofobia, a partire da materiale d’archivio della TV svedese (Concerning violence, 2014, su testi di Frantz Fanon).
Bibliografia: Swedish film. An introduction and reader, ed. M. Larsson, A. Marklund, Lund 2010.