SVEZIA
(XXXIII, p. 40; App. I, p. 1041; II, II, p. 933; III, II, p. 877; IV, III, p. 555)
La popolazione della S. ammonta a 8.692.013 ab. (1993), distribuiti su una superficie di 410.934 km2 (449.964 con le acque interne), per una densità di circa 21 ab./km2. L'incremento demografico, nel complesso pari allo 0,6% annuo (1987-92), è positivo nelle contee ove la concentrazione della popolazione è più elevata e che ospitano le più importanti aree metropolitane del paese, e negativo nelle regioni settentrionali, popolate soprattutto per ragioni legate allo sfruttamento delle risorse minerarie. Nell'ultimo decennio si è arrestata la tendenza all'inurbamento della popolazione, che nel 1990 viveva per l'84% in agglomerati urbani (contro l'85,5% del 1985). Il solo agglomerato di Stoccolma ospita il 17,5% (1.669.840 ab.) della popolazione svedese. L'indice di natalità (che era in diminuzione nel corso degli anni Settanta) è in netta ripresa: il 14,2ı nel 1992 contro l'11ı nel 1983, mentre è stazionario l'indice di mortalità generale (10,9ı nel 1992, come nel 1983) ed è in diminuzione quello di mortalità infantile, passato dal 7,8ı del 1983 al 6,2ı del 1992.
Nell'utilizzazione del suolo permane la grande importanza del patrimonio boschivo: il 62,3% del territorio è, infatti, ricoperto dal manto forestale (per l'84% abeti), mentre a colture, prati e pascoli permanenti è dedicato solo il 7,4% del totale. Grazie a una diffusa meccanizzazione e a tecniche agricole avanzate, l'agricoltura, che occupa solo il 3,6% della popolazione attiva, permette di ottenere discrete quantità di prodotti alimentari di base (cereali, carne, latticini).
Nell'ultimo decennio, la cerealicoltura ha visto diminuire costantemente la superficie a essa riservata; tuttavia − a causa dell'aumento delle rese medie per ha dei cereali più diffusi (frumento 54 q/ha nel 1992 contro i 41 q/ha del 1977), e a eccezione della segale, la cui produzione si è più che dimezzata nel corso di un quindicennio (1.280.000 q nel 1992 contro i 3.640.000 q del 1977) − le produzioni sono rimaste stazionarie (frumento sui 15 milioni di q; orzo sui 20 milioni di q). Altre colture tradizionali sono la patata (circa 11,5 milioni di q nel 1992) e la barbabietola (20 milioni di q). In sensibile progresso, nonostante le difficili condizioni climatiche, è l'orticoltura (fagioli, cipolle, piselli, pomodori, ecc.), che viene sempre più praticata in serra. Nella frutticoltura, invece, si osserva una contrazione delle produzioni (mele, pere, prugne).
La silvicoltura costituisce una voce importante per la S., che, nonostante le limitazioni governative recentemente imposte per motivi di tutela dell'ambiente, rimane al primo posto in Europa (Russia esclusa) per la produzione del legname (51,7 milioni di m3 nel 1991). L'evoluzione tecnologica ha permesso alla S. di far fronte alla carenza di manodopera specializzata grazie all'uso di macchine computerizzate, ciascuna delle quali è in grado di abbattere e sezionare 1000 alberi al giorno.
Nell'allevamento del bestiame si osserva un continuo, anche se moderato, ridimensionamento dei bovini (1.774.000 capi) a favore degli ovini (448.000 capi). L'allevamento suino, in netta espansione nel decennio precedente, è invece in regresso (2.280.000). Evoluzione opposta è quella dell'allevamento equino che, considerato in declino irreversibile nel 1977, ha registrato un incremento del 20% (54.000 capi). Anche l'allevamento degli animali da pelliccia − in prevalenza volpi e visoni − è in continua espansione. Decisamente aumentate sono le produzioni di latticini (latte 3.168.000 t; burro 59.000 t; formaggio 115.000 t) e di carne (478.000 t). La pesca è un'attività sempre più marginale nell'economia svedese, e occupa ormai soltanto 3473 addetti (1992) per un pescato di 225.000 t nel 1991.
La S. possiede numerosi minerali, la cui estrazione rappresenta però meno dello 0,5% del PIL. Dai ben noti giacimenti di minerali di ferro della Lapponia (Kiruna, Gällivare, Svappavaara) e da quelli della S. meridionale (Grängesberg, Strässa) si estraggono ormai solo 12÷13 milioni di t di Fe contenuto (contro i 22 milioni del 1974), che comunque assicurano alla S. il terzo posto fra i produttori europei, dopo la Russia e l'Ucraina. Importanti sono anche le produzioni di rame (90.000 t), piombo (90.000 t), zinco (180.000 t), tungsteno e molibdeno. La S., povera di combustibili fossili, può contare su una buona dotazione di uranio e, soprattutto, sulla ricchezza delle acque; tuttavia deve ancora importare il 51% delle fonti di energia (rispetto al 78% del 1973). La produzione di energia elettrica e con centrali nucleari ha fatto progressi ma, sotto la pressione dei ''verdi'', il governo ha dovuto impegnarsi a rinunciare entro il 2010 allo sfruttamento del nucleare, che comunque copre ancora (1992) quasi la metà della produzione totale (63,5 miliardi di kWh su 142 miliardi).
Le più importanti attività manifatturiere sono legate alla produzione dei metalli. La siderurgia − i cui centri più importanti sono Borlänge, Luleå, Oxelösund e Munkfors − è sempre stata rinomata per la produzione di acciai speciali, esportati largamente, ma resta notevole la produzione di ghisa (2.735.000 t nel 1992) e di acciaio comune (4.358.000 t). Grazie all'abbondanza di risorse idriche, l'elettrometallurgia ha un ruolo importante nell'economia del paese; essa interessa − oltre all'acciaio − l'alluminio (77.200 t di metallo di prima fusione nel 1991), lo zinco e l'argento.
Le industrie meccaniche sono attualmente in crisi, come dimostra la flessione della produzione automobilistica, che è passata dalle 408.000 autovetture e dai 65.000 veicoli industriali prodotti nel 1986 alle 282.136 auto e ai 63.086 veicoli industriali del 1992. Molto importanti rimangono l'industria chimica e, naturalmente, l'industria del legno e derivati: pasta di carta (9.312.000 t prodotte nel 1992), carta (circa 8 milioni di t). L'economia svedese, comunque, ha ormai da tempo un carattere nettamente terziario, se si considera che più dei due terzi degli attivi lavorano in questo settore.
Dopo la crisi degli anni Settanta e a partire dal 1982, l'anno della svalutazione della corona, la S. aveva conosciuto alcuni anni di continua crescita economica, anche grazie alla favorevole congiuntura internazionale, caratterizzata dalla riduzione dei prezzi del greggio. La riduzione del tasso d'inflazione, il netto miglioramento della bilancia dei pagamenti e la creazione di 85.000 nuovi posti di lavoro fra il 1982 e il 1985 (il tasso di disoccupazione, pari al 2,8%, era in quel periodo uno dei più bassi d'Europa) erano gli aspetti più evidenti di quella favorevole situazione, che però è durata poco. A iniziare dagli anni a cavallo del 1990 la produzione industriale è diminuita non solo nel settore metalmeccanico, ma anche in altri settori tradizionali (tessili, confezioni, cantieri navali), e ormai il tasso di disoccupazione comincia a raggiungere valori allarmanti (8,2% della popolazione attiva nel 1993) per un paese che era sempre stato importatore di manodopera. Questa situazione spiega in buona parte la decisione del governo svedese (e l'assenso della popolazione) di entrare finalmente a far parte dell'Unione Europea (a partire dal 1° gennaio 1995, insieme con la Finlandia, ma non con la Norvegia). Oltre che con i tradizionali partners scandinavi, la S. intrattiene i più consistenti scambi commerciali con la Germania, il Regno Unito e gli Stati Uniti.
L'elevato grado di sviluppo economico, comunque notevole nonostante le difficoltà del momento, è testimoniato prima di tutto dal reddito pro capite (circa 25.000 dollari USA nel 1993) ma anche, fra l'altro, dalla notevole diffusione dei mezzi di trasporto privato (un'auto ogni 2,2 abitanti) e dalla rapida espansione del trasporto aereo (8,6 miliardi di passeggeri/km nel 1991), che anima non solo gli aeroporti internazionali di Arlanda (Stoccolma) e Landvetter (Göteborg), ma anche i numerosi altri aeroporti distribuiti per tutto il paese, compreso lo spopolato Nord. Perdono importanza, invece, almeno per il trasporto passeggeri, le strade ferrate (9930 km nel 1992, di cui 7352 elettrificati). La flotta mercantile svedese ha registrato nell'ultimo quindicennio una drastica riduzione tanto del numero delle unità quanto della stazza lorda (passata dai 7,4 milioni di t del 1977 ai 2,8 milioni del 1992). Resta invece notevole l'importanza commerciale delle vie d'acqua interne (1165 km nel 1990).
Bibl.: B. John, Scandinavia. A new geography, Londra 1984; Economic growth, welfare and industrial relations: A comparative study of Japan and Sweden, a cura di B. Thalberg e N. Marno, Tokyo 1987; L.B. Sather, A. Swanson, Sweden (con bibl.), Oxford-Santa Barbara 1987; S.E. Olsson, Social policy and welfare state in Sweden, Lund 1990; L.-H. Groulx, Où va le modèle suédois? Etat providence et protection sociale, Parigi 1990; OCDE, Suède, in Etudes économiques, luglio 1992; S.F. Fournier, S. Axelsson, The shift from manufacturing to services in Sweden, in Urban studies, 30 (1993), 2, pp. 285-98.
Politica economica e finanziaria. - A seguito del secondo shock petrolifero, la S. entrò in un periodo di recessione nel triennio 1980-82. Per sostenere l'attività economica, il governo adottò programmi di spesa che fecero salire il disavanzo pubblico dal 4,0 al 7% del PIL. Tali disavanzi furono finanziati prevalentemente tramite il ricorso all'indebitamento estero, in modo da mantenere bassi i tassi d'interesse all'interno del paese, favorendo così gli investimenti. Il deterioramento della bilancia dei pagamenti verificatosi in questo triennio fu dovuto, oltre che all'aumento del prezzo del petrolio, a una perdita di competitività dovuta in parte al rapido aumento del costo del lavoro. Quest'ultimo fattore rese necessario un forte deprezzamento del tasso di cambio nel 1981. Malgrado la stagnazione del reddito, il tasso di disoccupazione aumentò solo di un punto, rimanendo intorno al 3%.
A partire dalla fine del 1982 è stata adottata una nuova strategia, mirante a favorire la crescita economica tramite lo sviluppo delle esportazioni, e a diminuire progressivamente il disavanzo di parte corrente. L'altro obiettivo del governo è stato quello di ridurre il disavanzo pubblico in modo da liberare risorse per gli investimenti produttivi e limitare il ricorso all'indebitamento estero. Nel periodo 1983-84 queste politiche conseguirono importanti risultati. Si ebbe una ripresa dell'attività economica, stimolata dalla componente estera della domanda. In particolare, a seguito del deprezzamento del tasso di cambio effettuato nel 1982, si ebbe un rapido sviluppo delle esportazioni in volume. Ne derivò un forte miglioramento della bilancia delle partite correnti, passata da un disavanzo di 3,5 miliardi di dollari nel 1982 a un avanzo di 0,5 miliardi nel 1984. In questo periodo il disavanzo pubblico si ridusse di oltre la metà grazie al decremento sia delle spese correnti, sia degli investimenti pubblici. Dato il livello già elevato raggiunto dalla pressione fiscale, non furono invece prese misure per accrescere sensibilmente le entrate.
Alcuni problemi emersero nel 1985, anno nel quale si ebbe un rallentamento della crescita. In questa fase fu la domanda interna, stimolata da un aumento degli investimenti e dai sensibili aumenti salariali concessi nel corso dell'anno precedente, a fornire l'impulso allo sviluppo del reddito. L'effetto negativo sulle esportazioni, derivante dall'aumento del costo del lavoro e dal forte incremento delle importazioni, provocò un peggioramento della bilancia dei pagamenti. Alcune di queste tendenze negative proseguirono nel 1986. A causa della dinamica del costo del lavoro, l'industria svedese continuò a perdere quote di mercato a livello internazionale, e la componente estera della domanda esercitò nuovamente un effetto negativo sulla crescita economica. La caduta del prezzo del petrolio tuttavia consentì di ottenere il virtuale pareggio di parte corrente e di ridurre sensibilmente il tasso d'inflazione.
Nel 1987-89 continuò il rapido sviluppo della domanda interna, e il paese si trovò vicino al pieno impiego della capacità produttiva; il tasso di disoccupazione scese progressivamente al di sotto del 2%. La dinamica della domanda interna determinò altresì un rapido sviluppo delle importazioni e il progressivo peggioramento della bilancia delle partite correnti. Progressi notevoli furono ottenuti invece nel risanamento della finanza pubblica: in quegli anni si registrarono avanzi fiscali. Il principale problema da risolvere restava quello di ridurre la dinamica salariale senza aumentare il tasso di disoccupazione. L'aumento del costo del lavoro infatti era stato, nel corso degli anni Ottanta, alla base del tendenziale deterioramento della competitività. A partire dal 1985, esso aveva inoltre determinato uno sviluppo eccessivamente vivace della domanda interna.
Nel 1990, la domanda interna rallentò notevolmente la sua crescita, così come avvenne per il PIL. La disoccupazione riprese a crescere dopo essere costantemente diminuita per 6 anni. Nello stesso anno, aumenti delle imposte indirette e del costo del lavoro riportarono il tasso d'inflazione prossimo al 10%. Il rallentamento della domanda interna e del PIL avutosi in quell'anno si tradusse in un deciso decremento nel triennio 1991-93 e la disoccupazione, nel 1993, toccò livelli mai conosciuti nel precedente decennio (8,2%).
Nel maggio 1991 la corona svedese fu agganciata all'ECU ma, nel novembre dell'anno successivo, una crisi valutaria indusse la S. ad abbandonare di nuovo la parità con l'ECU, lasciando fluttuare la corona che subì una svalutazione del 25% circa. La crisi del 1992 spinse il governo di centro-destra e l'opposizione socialdemocratica a cooperare per l'attuazione di un programma di austerità e di rafforzamento della competitività internazionale del paese. Il declino della domanda e il forte incremento della disoccupazione determinarono un forte aumento del disavanzo pubblico, giunto nel 1993 al 13,4% del PIL.
Nel 1994, nonostante una domanda interna piuttosto statica, le esportazioni, favorite anche dalla svalutazione della corona, crebbero in misura tale da determinare un tasso di crescita del PIL abbastanza elevato e un saldo delle partite correnti di nuovo in attivo. Allo stesso tempo, la disoccupazione, seppur di poco, ha ripreso a diminuire, mentre l'inflazione è tornata al 3%. In novembre, il nuovo governo socialdemocratico ha varato nuove misure di aumento delle imposte e di riduzione della spesa al fine di ridurre il disavanzo pubblico. Dal 1° gennaio 1995, la S. fa parte dell'Unione Europea.
Storia. - Le elezioni del settembre 1979 registrarono una vittoria di stretta misura dei partiti del blocco governativo e portarono, dopo le dimissioni di O. Ullsten, alla costituzione di un gabinetto guidato da T. Fälldin e composto dai liberali, dai centristi e dai moderati, che poteva contare su una maggioranza di un seggio. Nel marzo 1980 si svolse un referendum sulle centrali nucleari in cui la popolazione si espresse a favore di un programma di espansione moderata e limitata nel tempo. I partiti della ricomposta coalizione, com'era accaduto nella precedente legislatura, continuarono a essere divisi dai tradizionali contrasti, che impedirono loro di esprimere un programma comune e di trovare un accordo in particolare sulle misure di politica economica da adottare per fronteggiare l'alto tasso d'inflazione, l'indebitamento estero e il calo produttivo, manifestazioni più evidenti della crisi che aveva investito il paese. I moderati rimanevano favorevoli a una linea decisamente deflazionistica, ponevano in discussione la politica di social welfare e proponevano di ridurre l'imposizione fiscale e di limitare fortemente la spesa pubblica, mentre i centristi e soprattutto i liberali dimostravano assai meno fiducia nell'efficacia di una pura economia di mercato. Nel maggio 1981 i moderati lasciarono il governo, garantendo comunque l'appoggio esterno al gabinetto di minoranza guidato dallo stesso T. Fälldin.
Nuovi contrasti interni, relativi soprattutto alla politica fiscale, logorarono ulteriormente la coalizione già incalzata dalla vivace opposizione delle sinistre, dalle iniziative del sindacato, che poteva contare su un'organizzazione estremamente solida e capillare, nonché ovviamente dai problemi posti dalla crisi economica. Nel settembre 1982 si tennero le elezioni politiche che segnarono il ritorno dei socialdemocratici al potere. Essi infatti conquistarono il 45% dei voti e 166 dei 349 seggi. Il governo di minoranza formato da O. Palme in ottobre poté contare sull'appoggio esterno dei comunisti, che avevano ottenuto nella consultazione elettorale 20 seggi.
Dopo aver svalutato la corona del 16% il governo varò una serie di misure anticrisi per ridurre l'inflazione, restituire competitività alle esportazioni, migliorare lo sfruttamento delle risorse interne e diminuire la disoccupazione, il cui tasso (3,2%) era comunque uno dei più bassi tra i paesi industrializzati. L'insieme dei provvedimenti si rivelò nel complesso efficace e già nel 1983 la situazione economica mostrò evidenti segni di miglioramento. Il governo Palme propose e avviò anche l'istituzione di ''fondi dei salariati'', cinque a carattere regionale, finanziati attraverso la tassazione dei profitti, controllati dai sindacati e finalizzati all'acquisto di partecipazioni azionarie delle principali imprese private. L'iniziativa suscitò la reazione ostile delle associazioni industriali e dei partiti di centro e di destra, che vi scorgevano una sorta di socializzazione dell'economia, anche se dev'essere sottolineato che uno degli obiettivi dichiarati del piano era di farne uno strumento di controllo della dinamica salariale. In politica estera furono intensificati i negoziati per la creazione di una zona nordica denuclearizzata, che incontrarono però la resistenza di una parte consistente delle forze politiche norvegesi. Particolarmente attivo fu inoltre il governo in tutte le iniziative internazionali per la pace e la riduzione degli armamenti. La S. accrebbe ulteriormente il suo impegno di cooperazione con i paesi del Terzo Mondo.
Le elezioni politiche del 1985 confermarono la maggioranza di sinistra, anche se socialdemocratici e comunisti persero nel complesso 8 seggi, mentre tra i partiti di opposizione soltanto i liberali aumentarono i loro voti, ottenendo un netto successo (passarono da 21 a 51 seggi) e caratterizzandosi sempre di più per un programma di compromesso tra una politica economica conservatrice e la difesa dello stato sociale. Il 28 febbraio 1986 O. Palme fu assassinato a Stoccolma in un attentato le cui circostanze rimanevano oscure, nonostante le indagini condotte anche da diverse commissioni parlamentari. Nel marzo 1986 fu nominato primo ministro e poi presidente del Partito socialdemocratico I. Carlsson, che non introdusse cambiamenti significativi rispetto alla linea politica del suo predecessore. Dopo l'incidente alla centrale atomica sovietica di Černobyl, che causò danni assai rilevanti all'ambiente e alla produzione agricola di vaste zone della S., tornò in evidenza il problema dell'energia nucleare, già oggetto di referendum e di contrasti interni tra i partiti, e il governo annunciò la chiusura di tutte le centrali nucleari entro il 2010. Va tenuto presente che l'energia nucleare soddisfa a una parte considerevole del fabbisogno energetico della S. (nel 1985 provvedeva al 43% del rifornimento di elettricità).
Nel 1987 suscitarono vasto scalpore i risultati di una commissione parlamentare sul traffico d'armi, che misero in luce irregolarità nella vendita di armamenti a paesi in guerra in violazione alle disposizioni severamente restrittive in vigore. Nel gennaio 1988 il governo stipulò un accordo con l'Unione Sovietica sui limiti delle acque territoriali e sui diritti di pesca nel Baltico. L'intesa chiudeva una fase di difficili rapporti tra i due paesi, contrassegnata anche da momenti di acuta tensione soprattutto agli inizi degli anni Ottanta in relazione alle ripeture violazioni delle acque territoriali svedesi da parte di sommergibili sovietici.
Nelle elezioni generali del settembre 1988 i socialdemocratici, nonostante la perdita di tre seggi, si confermarono come la forza di governo del paese con il sostegno dei comunisti che aumentarono di due seggi la loro rappresentanza, mentre i Verdi entrarono per la prima volta in Parlamento. Il nuovo governo presieduto da Carlsson tentò di avviare una politica di austerità economica con l'introduzione di contrastate misure di riduzione della spesa pubblica e dell'intervento statale nell'economia. Queste scelte politiche, insieme al peggioramento della situazione economica (una fase recessiva investì il paese a partire dal 1990), contribuirono a determinare la sconfitta dei socialdemocratici che nelle elezioni del 1991, pur rimanendo il partito di maggioranza relativa, passarono da 175 a 138 seggi. Anche i loro tradizionali alleati, che dal 1990 avevano eliminato il termine comunista dalla denominazione del loro partito, ottennero un risultato elettorale modesto, così come i Verdi che non riuscirono a raggiungere il 4% necessario per entrare in Parlamento. Vincitrice delle elezioni fu la coalizione conservatrice guidata dal Partito moderato e comprendente il Partito di centro, i liberali e il Partito cristiano-democratico. Nel loro complesso questi partiti ottennero il 46,6% dei voti e 170 seggi. Nuova Democrazia, un partito populista di estrema destra costituitosi nello stesso 1991, ottenne inoltre 25 seggi e assicurò al nuovo governo, presieduto dal moderato C. Bildt, il sostegno esterno, necessario a raggiungere la maggioranza.
La coalizione conservatrice avviò una politica neo-liberista incentrata sulle privatizzazioni delle aziende statali, sulla deregolamentazione del mercato del lavoro, sui tagli alla spesa sociale e sulla riduzione della pressione fiscale. Al contenimento del tasso d'inflazione, che scese nel 1992 al 2,2% (il più basso degli ultimi venti anni), non corrispose una ripresa dell'economia anche per la strenua difesa del tasso di cambio della corona e del conseguente innalzamento dei tassi d'interesse. Nel novembre 1992 i socialdemocratici, che avevano sostenuto inizialmente alcune misure del governo in difesa della corona, rifiutarono di appoggiare ulteriori tagli della spesa pubblica, riprendendo una più ferma opposizione, e la moneta svedese, lasciata libera di fluttuare, si svalutò del 10%. Il governo, sostenuto da una sempre più fragile maggioranza a causa dell'incerto appoggio di Nuova Democrazia, confermò la sua politica economica di austerità, ma senza ottenere i risultati sperati. Infatti tutti gli indicatori continuarono a essere negativi: il PIL si ridusse del 4% nei primi sei mesi del 1993, il deficit di bilancio raggiunse il 12% del PIL e soprattutto la disoccupazione, un fenomeno sostanzialmente ignoto agli Svedesi, raggiunse un tasso dell'8,2%. Nel febbraio 1994 Nuova Democrazia, attraversata da una profonda crisi interna, ritirò definitivamente il suo appoggio al governo, che vide progressivamente diminuire la sua popolarità nel paese.
Le elezioni politiche del 18 settembre 1994 registrarono una netta vittoria dei socialdemocratici, che conquistarono 161 seggi, contro i 138 della precedente tornata elettorale. Anche gli altri partiti della sinistra videro aumentare i loro consensi: gli ex comunisti del Partito della sinistra, con 22 seggi (16 nelle precedenti elezioni), ottennero il miglior risultato dal 1948 e i Verdi fecero rientro in Parlamento conquistando 18 seggi. I partiti della vecchia coalizione persero complessivamente 22 seggi, e soltanto il Partito moderato riuscì a conservare i propri voti; Nuova Democrazia invece non raggiunse il quorum, attestandosi sull'1,23% dei voti. Il nuovo Parlamento, che ha registrato un'ulteriore crescita della rappresentanza femminile (41% dei seggi), in seguito a un emendamento costituzionale, avrà la durata di quattro anni. In ottobre Carlsson diede vita a un governo di minoranza, composto per metà da ministri donne, su un programma di austerità economica (stabilizzazione del debito e riduzione del deficit pubblico), seppur temperato da una redistribuzione dei carichi fiscali e da un progetto per l'occupazione giovanile. Il nuovo gabinetto non ebbe, al momento della sua costituzione, l'appoggio dei tradizionali alleati, anche se il Partito della sinistra votò, nel novembre, a favore delle prime misure economiche varate dal governo. Il 13 novembre 1994, con un referendum (52% di voti favorevoli), venne approvata l'adesione della S. all'Unione Europea, formalizzata il 1° gennaio 1995. Si è concluso così un lungo e contrastato percorso che aveva fortemente diviso il paese e gli stessi partiti.
Bibl.: A. Cottino, La socialdemocrazia svedese: saggi sul rapporto tra diritto e struttura sociale, Milano 1980; P. Meyerson, The welfare state in crisis, the case of Sweden: a critical examination of some central problems in the Swedish economy and political system, Stoccolma 1982; S. Gunnar, Political parties and public administration in Sweden, Copenaghen 1986; H. Milner, Sweden: social democracy in practice, Oxford 1989; I. Persson, Generating equality in the welfare state: The Swedish experience; Oslo 1990; J. Pontusson, The limits of social democracy: investment politics in Sweden, Ithaca 1992.
Letteratura. - L'intensa e multiforme attività letteraria di questi ultimi anni, dopo il venir meno di molte ideologie e di tante illusioni sulla validità del ''modello svedese'', è stata sostenuta da una nuova fiducia nel valore e nel significato della letteratura, e favorita da un'attività politica di sostegno da parte dello stato.
Tra gli scrittori scomparsi, non senza lasciare traccia durevole, ricordiamo i ''proletari'' H. Martinson (m. 1978), F. Fridell (m. 1985) e Ivar-Lo Johansson (m. 1990), i poeti A. Österling (m. 1981) e K.R. Gierow (m. 1982), il finno-svedese W. Kyrklund (m. 1989), che sino all'ultimo, nel saggio Om godheten (1988, "Sulla bontà") e nel ciclo poetico in esametri Elpenör (1986), si è dimostrato maestro della forma apocrifa. Nel 1991 è morto anche A. Lundkvist, impegnato fino all'ultimo nell'aprire ai connazionali nuovi orizzonti letterari.
Nel campo della lirica, la voce più alta e rigorosa è ancora quella di Th. Tranströmer (n. 1931), psicologo di professione e perciò estraneo agli ambienti letterari, che nell'ultima raccolta For levande och döda (1989, "Per i viventi e i defunti") spezza ancora una volta, con ardite associazioni, le barriere di tempo e spazio. Tra i primi, con Tranströmer, a reintrodurre, accanto a forme aperte, forme metriche chiuse, L. Gustafsson (n. 1936), attento alle minime variazioni di temperie come alle più varie suggestioni culturali.
Capacità di rinnovamento dimostrano, nel nuovo clima, i ''neosemplici'' L. Bäckström (n. 1925), G. Palm (n. 1931) e il ''concretista'' B.E. Johnson (n. 1936); in modo particolare, G. Sonnevi (n. 1939), dopo aver dato voce alla protesta di una generazione con la lirica sulla guerra del Vietnam (1965), ha approfondito la propria ricerca poetica ed esistenziale in un processo continuo di scrittura, che sembra culminare nella raccolta Trädet (1992, "L'albero"), dedicata ai rapidi mutamenti degli anni 1989-90. Tra i poeti degli anni Ottanta vanno ricordati E. Runefelt (n. 1953); E. Brunner (n. 1950); S. Larsson (n. 1955), provocatorio nella lirica come nella prosa e nel teatro; e, in modo particolare, per la sua umbratile sensibilità e l'indubbia vocazione poetica, K. Frostenson (n. 1953), che nella raccolta Zoner (1991, "Zone") fonde il mito classico di Atteone con la ballata nordica della fanciulla trasformata in cerva.
Per quel che riguarda la prosa, dopo tanti libri di denuncia e tanti rapporti dal Terzo Mondo, si assiste a una forte ripresa della narrativa (in particolare del romanzo, dichiarato morto negli anni Sessanta), che si mostra sempre più aperta a influssi internazionali per quel che riguarda la tecnica del racconto e la rivendicazione dell'autonomia del testo letterario, ma tematicamente legata almeno per un decennio alla S.: a quella di ieri, evocata con nuova presa di coscienza politica e sociale nel suo passaggio da una cultura rurale all'industrializzazione, non meno che a quella di oggi, descritta con ironico distacco critico, o in quadri grotteschi e inquietanti.
Primo a coinvolgere il pubblico nella rivisitazione del proprio passato è S. Delblanc (n. 1931), già autore di romanzi problematici e simbolici, che nella tetralogia di Hedeby (Hedebybörna, 1970-76) traccia un potente quadro delle vicende di una comunità rurale del suo Södermanland dai primi anni Trenta alla seconda guerra mondiale. Segue, nella scia del successo (anche televisivo) riportato dall'opera, la tetralogia di Samuele (Samuels böckerna, 1981-84), tragica saga familiare di emigrazione e di ritorno in patria, in cui non mancano riferimenti autobiografici. Interesse di pubblico e di critica suscitano anche i quattro ''romanzi di Katrinenholm'' (da Häxringarna, 1974, "Danze di streghe", a Stad av ljus, 1983, "Città di luce") attraverso i quali K. Ekman (n. 1933) segue lo sviluppo della cittadina del Södermanland, dagli inizi del socialismo ai nostri giorni, mettendo polemicamente in primo piano destini di donne socialmente perdenti. Più corale ed epico l'ultimo ciclo narrativo di S. Lidman (n. 1923), già massima esponente del regionalismo degli anni Cinquanta, che, dopo un decennio di forte impegno sociale e politico, trae motivo d'ispirazione non più dall'Africa o dalla Cina ma, ancora una volta, dalla terra natale, per rievocare le sofferenze della sua gente nel vincere, con la costruzione di una ferrovia, il proprio isolamento. La Botnia occidentale è anche al centro del lungo romanzo Musikanternas uttåg (1978; trad. it., La partenza dei musicanti, 1992) di P.O. Enquist (n. 1935), che vi registra, con voluto distacco, il primo impatto della regione con gli albori del socialismo, tentando un nuovo linguaggio narrativo, ma rimanendo sostanzialmente legato al documentarismo delle prime opere. Specchio dei mutamenti ideologici e formali degli ultimi decenni sono le recenti opere di scrittori già affermati, come L. Gyllensten (n. 1921), P.Ch. Jersild (n. 1935) e, in modo particolare, L. Gustafsson, già ricordato come poeta, che ha raggiunto la fama internazionale grazie a opere come En biodlares död (1978; trad. it., Morte di un apicultore, 1989), Den egentliga berättelsen om herr Armander (1966; trad. it., La vera storia del signor Armander, 1994), Förberedelser till flykt (1967; trad. it., Preparativi di fuga). Gyllensten, procedendo nella continua sperimentazione e nel gioco dialettico, sembra trovare un varco al proprio nichilismo in un'approfondita ricerca di libertà e in un'esaltazione dell'eros, quando non si abbandona giocosamente alla fantasia, come nei racconti di Sju vise mästare om kärlek (1987, "Sette saggi parlano d'amore"). Jersild, proseguendo la sua presentazione in chiave parodica della crescente burocratizzazione del paese, raggiunge il massimo successo col paradossale e grottesco romanzo Babelshus (1978, "La casa di Babele"), ambientato in un ospedale ove si può assurdamente morire per la parcellizzazione delle competenze; in seguito si affida alla fantascienza per prefigurare un mondo dominato dalla manipolazione genetica (En levende sjael, 1980, "Un'anima viva"), o desertificato da una conflagrazione atomica (Efter floden, 1982, "Dopo il diluvio"). Nelle ultime opere s'interroga sul perché e sulla validità dell'esistenza, attraverso la voce di anime di trapassati, riuniti a consesso intorno a s. Pietro in Den himmelska gästbudet (1991, "Il convito celeste").
Solo negli anni Ottanta, dopo un lungo tirocinio di scrittura in prosa come in poesia, s'impongono al pubblico, e conquistano subito fama internazionale, G. Tunström (n. 1937) e T. Lindgren (n. 1938), impegnati entrambi, per vie diverse e con diversi intenti, nel recupero tematico e stilistico della tradizione orale della loro terra. Superato l'impianto narrativo realistico, ampliano entrambi gli orizzonti del proprio narrare, facendo di un contesto paesano e provinciale (situato rispettivamente nel Värmland e nella Bosnia occidentale) la metafora della condizione umana, ma con ben diverso assunto. In Juloratoriet (1983; trad. it., Oratorio di Natale, 1988), Tunström, che ha come punti di riferimento la conterranea S. Lagerlöf e G. García Márquez, trova nella cittadina di Sunne la sua Macondo, facendola centro di convergenza di possibili itinerari di sopravvivenza e di liberazione, in un'atmosfera di magico realismo e di lieve, affettuoso umorismo. Diversamente Lindgren, non ignaro delle recenti acquisizioni della filosofia del linguaggio, dà valore emblematico alla condizione di chiusura, d'isolamento dei personaggi attraverso il linguaggio duro, arcaico, mutuato dal ricordo della fabulazione orale di motivi biblici e dalla predicazione veterotestamentaria della sua infanzia. Questo appare nel romanzo Ormens väg på hälleberget (1982; trad. it., Il cammino del serpente sulla roccia, 1983), ove le parole del protagonista Jani riprendono l'angoscioso interrogativo di Giobbe sul perché del male sofferto, come nei racconti paesani di Merab skönhet (1983; trad. it., La bellezza di Merab, 1989), nei quali la fede nel significato delle parole porta a esiti di volta in volta tragici o comici. Dopo aver dato prova della sua capacità di creazione linguistica, al di fuori di ogni rielaborazione dialettale, nel raffinato pastiche biblico Bat Seba (1984; trad. it., Betsabea, 1988), Lindgren ritorna al suo lontano Nord con il romanzo Ljüset (1987, "La luce"), ove si svolge una mistica, impari lotta, da parte di personaggi simbolici, per superare il caos dell'esistenza.
Il rinnovato gusto del narrare e la libertà rispetto alla materia è evidente anche in alcune delle molte biografie letterarie apparse negli anni Ottanta. Della ricerca dell'autonomia del testo è recente esempio il ''romanzo'' Byron (1988) di S. Combüchen (n. 1942), ove la ricostruzione fittizia della vita del poeta si alterna alla sua immagine, ricreata a centocinquant'anni dalla nascita da un gruppo di ammiratori. Focalizzare il processo della scrittura è invece l'intento primario della discussa biografia August Strindberg (1979) di O. Lagerkrantz (n. 1911), protagonista dagli anni Sessanta del dibattito culturale svedese, che aveva dato prova di capacità narrative, oltre che critiche, nel saggio su Dante Från Helvetet til Paradiset (1964; trad. it., Scrivere come Dio, 1983), capacità che esprime con maggiore consapevolezza nel suo ''romanzo'' Färd med Mörkrets Hjärta (1987, "In viaggio con Cuore di tenebra"), rivisitazione in chiave attuale dell'opera conradiana. Le sue personali radici di scrittore sono rievocate nell'autobiografia Min första Kreds (1982; trad. it., Il mio primo cerchio, 1985); parzialmente autobiografico è anche Om konsten att lesa och skriva (1985; trad. it., L'arte di leggere e scrivere, 1987), ove ricordi ed esperienze di lettura si fondono con riflessioni critiche. Non molto diversa l'operazione di I. Bergman (n. 1918), che dopo aver pubblicato come romanzo il soggetto del film Fanny e Alexander (1982), nel quale affiorano fatti e momenti dell'infanzia, in Laterna magica (1987; trad. it., Lanterna magica, 1987) ripercorre il ruolo del teatro nella propria formazione artistica. Tratti autobiografici anche in Bilder (1990; trad. it., Immagini, 1992), mentre in Den goda viljan (1991, "Buone intenzioni") e in Söndagsbarn (1993; trad. it., Nati di domenica, 1993) prevalgono i ricordi familiari. Altrettanto impietoso nei confronti dei genitori, ma ben più polemico, J. Myrdal (n. 1927) nell'autobiografia in tre volumi En barndom (1982-89, "Un'infanzia") critica con vigore il modello di educazione progressista dei genitori A. e K.G. Myrdal, indiscussi protagonisti della socialdemocrazia svedese. Ricordi personali e polemica tornano a fondersi in En mekkano-poike berättar (1988, "Un ragazzo-meccano racconta").
Altri scrittori, come Jersild e Delblanc, s'interrogano sulla propria infanzia, mentre l'attore e drammaturgo E. Josephson (n. 1923) dedica l'autobiografia Rollen (1989, "Il ruolo") alla propria vita teatrale. Atmosfere d'infanzia più serene in Barnsben (1986, "Infanzia") di L. Ardelius (n. 1926) e in Svarta villan (1987, "Villa nera") di E. Brunner (n. 1950). Ed è proprio un'autobiografia, sebbene fittizia, che segna il ritorno alla letteratura, dopo più di vent'anni, di L. Ahlin, con il romanzo Din livsfrugt (1987, "Il frutto della tua vita").
Nell'ultimo decennio si assiste − nella narrativa come nella lirica, alternativamente sperimentate dalla maggioranza dei nuovi scrittori − all'esplosione di un'attività letteraria intensa e caotica, tesa generalmente alla costruzione di mondi immaginari, che traggono la loro realtà unicamente dal testo. Spenta ogni ideologia, si passa dal relativismo alla negazione di ogni realtà oggettiva; e se a volte l'attenzione alla scrittura giunge al virtuosismo, altre volte domina la volontà di fondere i generi e gli stili in baldanzose commistioni.
Tra gli scrittori esordienti che godono del favore del pubblico e della critica ricordiamo M. Kandre (n. 1962), vera artista della parola, creatrice di poetiche e delicate leggende senza tempo e attenta interprete della psicologia infantile; S. Larsson, già ricordato come poeta, beniamino delle giovani generazioni come U. Lundell (n. 1949), definito il ''Kerouac svedese'', eroe del mondo del rock; K. Östergren (n. 1955), romanziere prolifico e attento al gergo e alle problematiche giovanili; P. Nilsson (n. 1937), già docente di astronomia e autore di opere di divulgazione scientifica, che ripercorre il mito della creazione in Arken (1982, "L'arca"); P. Odensten (n. 1938), che esprime il proprio interesse per l'irrazionale in Gheel (1981), sperimentazione visionaria condotta su diversi piani temporali. Favore del pubblico e grandi speranze da parte della critica riscuote P. Kihlgård (n. 1953), che nel romanzo Fader Teiresias vår (1988, "La primavera di Tiresia") si dimostra abile manipolatore di miti inseguendo la figura dell'indovino Tiresia attraverso mondi e tempi diversi.
Nel campo del teatro, dopo un decennio di tentativi e di rappresentazioni politiche e sperimentali, s'impongono al pubblico, e hanno immediata risonanza internazionale, P.O. Enquist, che nei suoi drammi (Tribadernes natt, 1975, trad. it., La notte delle Tribadi; Fra regnörmarnas liv, 1981, trad. it., Dalla vita dei serpenti della pioggia: entrambi presentati in Italia, hanno per protagonisti rispettivamente A. Strindberg e H.C. Andersen) si dimostra, come già nella narrativa e nella saggistica, geniale manipolatore, in chiave attuale, di documenti del passato; e L. Noren (n. 1944), che dopo sofferti percorsi nell'ambito di un'intensa e approfondita ricerca poetica sceglie il teatro come "unico modo possibile di confronto", e stupisce e conquista con potenti e cupi drammi familiari del nostro tempo (che si svolgono, convenzionalmente, tra le soffocanti pareti di un salotto borghese, ma traggono la loro forza dalla novità del linguaggio, quotidiano e incisivo e nello stesso tempo dominato da un ritmo di silenzi e di riprese capace di portare all'insopportabilità la tensione drammatica, come Modet att döda (1980, "Il coraggio di uccidere"): En fruktansvärd lykka (1981, "Una terribile felicità"), Natten är dagens mor (1983, "La notte è madre del giorno", presentata in Italia nel 1988), immediatamente seguito da Kaos är granne med Gud (1989, "Il caos è vicino a Dio"), tradotti in italiano con il titolo di Quattro quartetti (1995), e da En dags varelsen (1990, "Esistenze di un giorno"), dramma non più di una famiglia ma di una generazione che dopo il crollo delle ideologie della nuova sinistra s'interroga sull'utilità della propria vita.
Bibl.: T. Brorstrom, Moderne svensk litteratur, Copenaghen 1973; A. Lundqvist, Från sekstital till ottital, Stoccolma 1981; I. Algulin, Contemporary Swedish prose, ivi 1983; B. Olsson, I. Algulin, Litteraturens Historia i Sverige, ivi 1987; N. Benton, Den hundrade poeten, ivi 1988; Författare i 80-tal, a cura di B. Gunnarson, ivi 1988; R. Pavese, Attività letteraria scandinava, Roma 1988; I. Algulin, A history of Swedish literature, Stoccolma 1989; L. Lönnroth, S. Göransson, Medieålderens Literatur, ivi 1990 (Den svenska literaturen, 6).
Arte. - Negli anni Settanta caratteristica saliente dell'arte svedese è stato un voluto isolamento che rispecchiava un radicale atteggiamento politico, in particolare di ostilità verso gli Stati Uniti. Il panorama artistico degli anni Ottanta si è, invece, aperto alle esperienze internazionali, assumendo un carattere più variegato, anche perché molti artisti, nati negli anni Cinquanta e divenuti famosi negli anni Ottanta, hanno completato la loro formazione, con borse di studio statali, presso P.S.1 di Queens, una struttura legata all'Institute of Contemporary Art di New York. L'arte degli anni Ottanta si presenta così come un amalgama di tendenze verso frammentazione, relatività e ambiguità, di chiara matrice postmoderna internazionale, e di un atteggiamento etico che affonda le sue radici nella coscienza sociale e nel forte senso della natura, caratteristiche che hanno tradizionalmente segnato la produzione artistica svedese.
Un contributo importante per l'arte attuale è stato dato da molti artisti delle generazioni precedenti, non solo attraverso le loro opere ma anche per il ruolo che hanno svolto come insegnanti nelle scuole d'arte: tra i più anziani emerge in particolare L. Rohde (n. 1916), che nei suoi quadri decorativi, elaborando modelli paralleli a strutture naturali, ha messo in evidenza la tensione tra realtà e immagine, tra spazio e superficie. Fra gli artisti della generazione di mezzo, S. Lindblom (n. 1931), U. Samuelson (n. 1935) e B. Lövin (n. 1937) sono stati importanti per le loro precoci realizzazioni nel campo dell'environment e dell'installazione, dalle quali emerge un indiretto commento sociale. L. Englund (n. 1933) ha sviluppato, dal suo iniziale costruttivismo, un sistema di forme scultoree molecolari componibili, particolarmente adatte alla decorazione di spazi pubblici.
Dal 1982 J. Håfström (n. 1937), insieme ad artisti più giovani − tra gli altri A. Linder (n. 1944), H. Rehnberg (n. 1953), J. Scott (n. 1953) − ha organizzato in una fabbrica in disuso una serie di mostre intitolate Ibid.: in questo ambiente del tutto spoglio gli artisti hanno svolto ricerche sui contrasti tra natura e cultura e sul linguaggio delle immagini. Interessi analoghi si ritrovano nel gruppo Wallda (1979-83), fondato da E. Löfdahl (n. 1953), S. Sjölund (n. 1955) e M. Book (n. 1953): organizzando, accanto alle mostre in spazi in abbandono, performances, recitazioni musicali e altri eventi, il gruppo ha teso alla ricerca di uno stile pittorico estremamente distaccato e impersonale. Book, tuttavia, ha elaborato un proprio stile, basato sulla tradizione romantica, seppure espressa in chiave parodistica, giustapponendo nello stesso quadro stili, materiali e trame apparentemente incompatibili.
Nei romantici paesaggi astratti di R. Hanson (n. 1953), dipinti in colori smaglianti e forme frastagliate, e nei quadri di M. Engström (n. 1952), fortemente drammatici e con allusioni a oggetti riconoscibili, l'accento è posto sull'enigmatico, sull'incomprensibile e sull'assenza di significato. All'inizio degli anni Ottanta anche O. Billgren (n. 1940), che era stato uno degli esponenti più significativi del realismo fotografico, ha cominciato a dipingere paesaggi e vedute cittadine in modi liricamente romantici.
L'essenza dell'arte è stata, talora, indagata e sfidata attraverso sperimentazioni con i materiali, come avviene nell'opera dello scultore S. Ekman (n. 1950), che tuttavia sceglie per le sue sculture tecniche antiche come la fusione in bronzo: in una serie importante, intitolata Gitter ("Griglia"), Ekman ha indagato, dal 1985, le innumerevoli forme e i materiali adattabili a un determinato spazio cubico di piccole dimensioni e ha presentato i risultati della sua ricerca in un'installazione di grande impatto visivo.
Sebbene nella maggior parte delle opere che abbiamo ricordato emerga una forte presenza della natura, la loro apparenza immediata risulta astratta. La tradizione figurativa e narrativa, tuttavia, è ancora forte: D. Bengtsson (n. 1936), E. Cullberg (n. 1931) e L. Cronquist (n. 1938) sono divenuti idoli per gli artisti degli anni Ottanta, esercitando, seppur in modo diverso, una profonda influenza per le loro qualità pittoriche e per la serietà dell'impegno personale. Al contrario, ha avuto breve durata un movimento espressionista nato all'inizio degli anni Ottanta sotto la spinta della transavanguardia. O. Kåks (n. 1941), che si è cimentato in vari stili, tra i quali l'espressionismo, ha mantenuto costante il suo interesse per gli spazi pubblici e privati e per la pittura intesa come superficie portatrice di simboli. Sia P. Zennström (n. 1945) che K. Elander (n. 1952) si sono volti all'uso di forme e colori più aggressivi per comunicare i pungenti commenti sociali che negli anni Settanta avevano espresso con modi più tradizionali. C. Eklundh (n. 1944) ha trattato una gamma molto ristretta di temi, dipingendo figure umane (soprattutto teste) in atteggiamenti eroici, in una commistione stilistica di classicismo ed espressionismo.
La vita artistica svedese è per lo più concentrata nella capitale ma, già da tempo, si è avviato un decentramento culturale che ha trovato espressione in un programma di decorazione di spazi pubblici e in esposizioni itineranti promosse dallo stato (Riksutstallningar), attraverso le quali le opere d'arte sono giunte nelle parti più remote del paese. Oltre che a Stoccolma, vi sono accademie d'arte a Göteborg, sulla costa occidentale, e a Umeå, nel Nord della S.; nella parte più meridionale del paese, a Malmö, si è creato un ambiente fecondo grazie a studenti per lo più formatisi all'accademia danese della vicina Copenaghen. La mostra Sydnytt ("Notizie dal Sud"), organizzata a Malmö nel 1987, ha portato alla ribalta l'opera di A. Abrahamsson (n. 1954), Anders A. (n. 1951), L. Forslund (n. 1959) e P.-O. Persson (n. 1955), oltre alle ricerche linguistiche di I. Orfali (n. 1952), professoressa di semiotica, attuate per mezzo di fotografie a colori extralucide, considerate il mezzo più immediato per esprimere idee. Vedi tav. f.t.
Bibl.: O. Granath, Another light, Swedish art since 1945, Malmö 1982; B. Mats, Sleeping beauty, in Flash art, 110 (1983); L. Nittve, Sweden, in Northern poles, Copenaghen 1987; B. Mats, J.P. Nilsson, Sweden, in Siksi, 4 (1988); Sydnytt 2, Malmö Konsthall, 1991.
Architettura. - Alla fine degli anni Settanta anche il ''modello svedese'', da sempre emblematicamente all'avanguardia, appare investito dalla crisi generale, concretatasi soprattutto in un senso di sfiducia verso quello che era stato definito come lo stato del benessere per eccellenza e la sua conclamata democrazia partecipativa, incentrata sui grandi piani di urbanizzazione e sulla realizzazione di quartieri satelliti. Così il settore edilizio, in cui la presenza pubblica era assolutamente predominante, subisce una profonda trasformazione con l'ingresso di capitali privati, irrilevanti prima del 1979. Da questa data, infatti, vengono drasticamente ridimensionate le commissioni governative, con il risultato di una diminuzione del numero di nuovi ospedali e scuole, mentre si moltiplicano gli edifici commerciali o polifunzionali, incentivati dal singolo investimento. Di conseguenza muta radicalmente il tipo di approccio alle problematiche del costruire, laddove gli architetti legati alle precedenti politiche erano abituati a programmi di largo respiro sociale e dal taglio essenzialmente urbanistico. Maggiore attenzione viene ora posta a temi ''minimalisti'': la strada, l'arredo urbano, l'articolazione degli spazi aperti.
Esemplare a questo proposito il caso della fantastica architettura ipogeica della metropolitana di Stoccolma, al cui tratto più recente, lungo una quindicina di chilometri, hanno lavorato ben 159 artisti, decorando spettacolarmente le gallerie di 58 stazioni. In pieno sviluppo risultano invece le tipologie commerciali, impeccabilmente rappresentate dagli uffici SAS, opera di N. Torp, presso Stoccolma (1988). Vincitore del relativo concorso, Torp organizza un congegno specchiante: un'organica machine à travailler che integra lo svettante blocco degli uffici con una spina vitrea climatizzata a servizio degli ambienti di lavoro, delle banche, delle agenzie, delle zone di ristoro e di ricreazione, ruotate di 45 gradi rispetto all'asse di percorrenza. Tuttavia nemmeno la S. è esente dalla capillare influenza del postmodernismo. Seguendo il modello di L. Krier, M. Ungers e A. Rossi, operano in tale direzione, tra gli altri, i gruppi Arndt, AOS Arkitetker e i Brunnberggruppen, autori questi ultimi del quartiere a Minneberg degli anni 1985-87.
Si stacca da un contesto altrimenti piatto la banca di C. Nyrén (1986) a Stoccolma, caratterizzata dall'impetuoso sommovimento delle pareti finestrate, culminanti in una sequenza di aguzzi bowwindows. Da segnalare, infine, la ristrutturazione del Parlamento nazionale, effettuata nel 1985 da M. Ahlgren, T. Olsson e S. Silow. L'ideazione della direzione generale della Volvo a Göteborg, un complesso a corte centrale con un lato dissimmetrico ''a pettine'' (1985), è stata affidata a R. Mitchell e R. Giurgola.
Allo stesso modo, godono di estremo prestigio il danese E. Asmussen e il londinese R. Erskine, attivi in terra svedese sin dagli anni Quaranta. Erskine (n. 1914), svolgendo brillantemente una notevole quantità di incarichi, ha senz'altro contribuito a formare una generazione di architetti. La sua produzione dell'ultimo decennio è connotata da una smagliante originalità. Colore, luce, spaziosità, varietà e dinamismo dei materiali e delle forme, eloquenza dei contenuti improntano sia l'insediamento residenziale di Huddinge (1977-85) che i lavori per l'università di Frescati, un suburbio di Stoccolma. Dal 1981 al 1984 erige nel campus didattico la biblioteca, la Alhus (casa di tutti) e il palazzo dello sport, dove grandiose arcate in legno coprono una luce di 47 metri. Del 1986 è il ristorante dell'ospedale St. Göran di Stoccolma, ''disegnato'' come una cerniera tra le due ali della struttura sanitaria. Raffinatamente high tech, la costruzione a terrazze digradanti nel verde è stata descritta come "una veranda sull'arcipelago". E. Asmussen (n. 1913), esponente di spicco dell'''architettura romantica'' (il suo motto è "l'architettura passa per il cuore"), è uno degli artisti più seguiti in Scandinavia per aver legato il suo nome all'insieme di fabbricati che costituiscono il Rudolf Steiner Seminariet di Järna, a una cinquantina di chilometri dalla capitale, dove Asmussen risiede e lavora. I volumi dolcemente elastici, le tecnologie naturali, l'impianto dal profilo quasi informale hanno l'obiettivo di esprimere figurativamente la particolarità di ciascuna funzione. Vedi tav. f.t.
Bibl.: S. Ray, Ralph Erskine: architettura di bricolage e partecipazione, Bari 1978; C. Leclerq, Erik Asmussen, in Architecture d'aujourd'hui, 224 (dicembre 1982), pp. 50-55; Nordiske Tendenser, in Byggekunst, 7 (1986, n. monogr.); ibid., 6 (1988, n. monogr.); The Architectural Review, 1093 (marzo 1988, n. monogr.); Casabella, 103 (luglio 1988), pp. 32-35; Ralph Erskine arkitekt, a cura di R. Erskine, Stoccolma 1988; O. Hultin, Arkitektur i Sverige 1984-89, in Arkitektur Förlag (1989); Ch. Norberg-Schulz, Scandinavia. Architettura, gli ultimi vent'anni, Milano 1990.
Musica. - Un'importante fase di rinnovamento nella musica svedese del Novecento si apre durante gli anni Quaranta, soprattutto grazie all'attività di H. Rosenberg (1892-1985), compositore che riuscì a innestare sul solco della tradizione musicale nordica l'influenza dei principali movimenti europei, in particolare dell'espressionismo.
Allievo di W. Stenhammar (1871-1927), Rosenberg fu autore di una vasta produzione musicale, comprendente numerose opere teatrali e otto sinfonie, composte nel lungo arco di tempo che va dal 1917 al 1974. Fra le composizioni che maggiormente incisero sul panorama musicale svedese già durante gli anni Trenta, si ricordano due sue opere liriche, Resa till Amerika ("Viaggio in America", 1932) e Marionetter ("Marionette", 1938). Notevole la sua attività di professore di composizione a Stoccolma (1940-50), grazie alla quale poté introdurre in S. le moderne tecniche di composizione, formando molti dei più significativi compositori svedesi delle nuove leve. Alla generazione di Rosenberg appartengono G. Nystroem (1890-1966) e M. Pergament (1893-1977). Più giovane di questi è A. Henneberg (n. 1901), figura rappresentativa del secondo quarto del secolo soprattutto per quanto riguarda la produzione di opere liriche, come Den Pyckliga staden ("La città felice", 1940-41) e I madonnans skugga ("I gioielli della madonna", 1946). A moduli neoclassici si richiamano in questo periodo L.-E. Larsson (n. 1908), e ancora H. Hallnäs (n. 1903), D. Wirén (n. 1905), G. de Frumerie (n. 1908) ed E. von Koch (n. 1910).
Nell'immediato secondo dopoguerra grande rilievo ebbe l'attività del ''Gruppo del Lunedì'', di cui facevano parte alcuni compositori che erano stati allievi di Rosenberg a Stoccolma fra la metà degli anni Trenta e la metà degli anni Quaranta, come K.-B. Blomdhal (1916-1968), S.-E. Bäck (n. 1919) e I. Lidholm (n. 1921).
L'opera di Blomdhal, direttore fino al 1954 della Società di musica contemporanea Fylkingen, è conosciuta anche fuori del suo paese, soprattutto per le opere liriche, come Aniara (1957-59; su libretto di E. Lindegren, tratto da un epos fantascientifico in versi di H. Martinson), in cui l'autore fa uso di musica seriale ed elettronica. Bäck, che si è affermato sulla scena musicale del suo paese a partire dalla metà degli anni Quaranta con il Secondo quartetto per archi (1947), è autore in particolare di musica cameristica: delle sue composizioni degli anni Cinquanta, in cui fa uso della tecnica dodecafonica, si ricordano Tranfjädrarna ("Le ali della gru", 1956), opera radiofonica per quattro soli, coro di bambini, fiati e piccola orchestra; e Gastabudet ("Il banchetto", 1958), opera da camera per cinque soli e piccola orchestra, entrambe composte per Radio Stoccolma. Lidholm, allievo del Reale collegio di musica della capitale, ha insegnato composizione all'Accademia di musica (1947-56), e ha acquistato una certa notorietà con il Concerto per archi (1945); delle opere più tarde si ricordano Ritornell, per orchestra (1956), in cui fa uso della tecnica dodecafonica, e il balletto Riter ("Riti"), per orchestra e nastro magnetico (1960). Fecero inoltre parte del ''Gruppo del Lunedì'' H. Leygraf (n. 1920) e I. Bengtsson (n. 1920).
A un'apertura più decisa verso le nuove correnti dell'avanguardia europea, e in particolare di quella tedesca, è improntata la musica svedese fra i primi anni Cinquanta e gli anni Sessanta. Dei compositori interessati alle nuove tecniche compositive e alla musica elettronica si dovranno citare almeno B. Hambraeus (n. 1928), A. Mellnås (n. 1933), J. Bark (n. 1934), K.-E. Welin (n. 1934), e Bo Nillson (n. 1937).
Hambraeus, che partecipò (1951-55) ai corsi di musica moderna di Darmstadt, si può considerare il primo autore di musica elettronica di un paese scandinavo: a questo tipo di composizioni appartengono fra l'altro Doppelrohr II (1955) e Konstellationer II, per organo e nastro magnetico (1959). Mellnås, allievo di Larsson e Blomdahl, ha lavorato molto all'estero, perfezionandosi a Berlino con B. Blacher e a Vienna con G. Ligeti, frequentando inoltre i Ferienkurse di Darmstadt, i corsi di musica elettronica di G.M. Koenig a Bilthoven (1962-63), e ancora collaborando presso il Tape Music Center di San Francisco (1964). Nominato (1963) docente di teoria e strumentazione alla Musikhögskolan di Stoccolma, ha composto durante gli anni Sessanta Gestes Sonores, per insieme orchestrale ad libitum (1964); Succsim, per coro (1965); Quasi niente, quattro trii per archi (1968); Conglomérat, per nastro magnetico (1968). Bark, attivo come solista di trombone in diversi complessi jazz, è stato allievo di Ligeti presso la Scuola superiore di musica di Stoccolma: membro del Tape Music Center di San Francisco (1962), è autore fra l'altro di musica per orchestra (Pyknos, 1962) e da camera, fra cui i quattro Quartetti per trombone (1968-71) per il quartetto di tromboni Kulturkvartetten, fondato nel 1964 da lui stesso e da F. Rabe (n. 1935). Insieme a quest'ultimo, Bark ha composto 2 quartetti per quattro tromboni, Bolos (1962; premio ISCM 1964) e Polonaise (1965); agli anni Sessanta appartengono inoltre alcune pagine di musica elettronica, come Ost Funk, per complesso jazz e nastro magnetico (1963). Welin, che può essere considerato il più rappresentativo autore scandinavo di musica per il teatro, ha studiato (1955-56) alla Hochschule für Musik di Berlino ed è stato allievo più tardi (1956-61) di G. Bucht e I. Lidholm a Stoccolma. Membro della società Fylkingen, è autore dell'opera teatrale Drottning Jag ("Io Regina", 1973), della musica per il teatro di marionette Ondine (1968) e Lille prinsen ("Piccola Principessa", 1973), dei balletti Copelius (1968) e Vindarnas grotta ("La grotta dei venti", 1969). Nillson ha aderito ai moduli della nuova avanguardia europea dopo esser passato attraverso l'esperienza della musica jazz. Oltre che di Hambraeus, risente nelle sue prime composizioni dell'influenza di P. Boulez e K. Stockhausen: così in Due pezzi per flauto, clarinetto basso, pianoforte e percussione (1956), e in Frequenzen (1957), per ottavino, flauto, percussione, chitarra, vibrafono e contrabbasso, il più conosciuto forse dei suoi lavori giovanili. A queste composizioni è seguito Brief an Gösta Oswald, per voce e orchestra (1958-59), un ciclo di lavori basato su poesie di Gösta Oswald.
Altre figure di rilievo degli anni Cinquanta sono quelle di L.J. Werle (n. 1926), allievo di Bäck, G. Bucht (n. 1927), allievo di Blomdhal, e A.G. Petterson (1911-1980), perfezionatosi a Parigi (1951-52) con A. Honegger e R. Leibowitz, autore in particolare di sedici sinfonie, composte fra il 1950 e il 1979, alle quali deve una buona notorietà anche in campo internazionale. Fra i più anziani si ricordano S. Broman (n. 1902), che intorno al 1950 aderì alla dodecafonia e alla tecnica aleatoria, e C.-O. Andenberg (1910-1972), anch'egli seguace delle nuove tecniche compositive, fondatore, alla metà degli anni Cinquanta, di un proprio studio di musica elettronica. Fra quanti, durante questo periodo, intesero invece richiamarsi al neoclassicismo, si ricorda un gruppo di allievi di Larsson, fra i quali spicca la figura di J. Carlstedt (n. 1926), fondatore (1960) della Società per la musica contemporanea Samtida Musik, di cui divenne presidente, e attraverso la quale intese reagire alle contemporanee tendenze di avanguardia. Accanto a lui si ricordano H. Eklund (n. 1927) e Bo Linde (1933-1970).
Notevole il contributo che al rinnovamento della musica svedese di questi ultimi decenni hanno dato i compositori più giovani, come J.W. Morthenson (n. 1940), S.-D. Sandström (n. 1942) e il musicista di origine ungherese M. Maros (n. 1943).
Morthenson, che negli anni Sessanta ha collaborato alla rivista Fylkingen Bulletin (1966-68) ed è poi stato nominato presidente della Fylkingen (1975), ha composto, oltre alla Sinfonia da camera (1960), Wechselspiel I per violoncello (1960), Wechselspiel II per flauto e altoparlanti (1961), e ancora la serie Wechselspiel III per pianoforte e percussioni (1961), e più recentemente Macora, per quartetto d'archi. Allievo negli anni Sessanta di Lidholm e di Ligeti, Sandström ha composto Con tutta forza, per orchestra (1976), Birgitta-Music I per voci, danzatori e organo (1973), Utmost per quintetto di fiati, tre strumenti e percussioni (1975), l'opera teatrale Keisaren Jones ("L'imperatore Jones", 1980, tratto dal dramma di E. O'Neil) e Sax Music, per 4 sassofoni (1985). Maros, dopo aver studiato alla Scuola superiore di musica di Budapest, è stato allievo a Stoccolma di Ligeti e Lidholm; trasferitosi più tardi nella capitale svedese, ha fatto parte dello Studio di musica elettronica; fra le sue composizioni di maggior fortuna si ricorda l'opera teatrale Jag ōnkar, jag rore... ("Io desideravo, io sarei...", 1971) e il Quartetto per sassofono.
Alla presentazione della nuova musica svedese sono dedicate le edizioni della Primavera musicale svedese che si sono tenute a Stoccolma in questi ultimi anni. Figurano, oltre ai già citati Mellnås, Sandström e Carlstedt, J. Granderts, S. Neumann, K. Rehnquist, L.-E. Rosell, H.-O. Ericsson, J. Sandström, S. Hanson, C. Malklöf-Forssling, E. Hemberg, D. Börtz.
Bibl.: B. Wallner, Music in Sweden, in Darmstädten Beiträge zur neuen Musik, 3 (1960), pp. 97-105; F.K. Prieberg, Musica ex machina, Torino 1963, pp. 194 ss.; B. Wallner, Scandinavian music after the 2nd world war, in The Musical Quarterly, 1965; F.K. Prieberg, Musik als sozialpolitische Erscheinung: Beispiel Schweden, in Melos. Neue Zeitschrift fur Musik (1972), pp. 334-36; Id., Musik und Musikpolitik in Schweden, Stoccolma-Herrenberg 1976; Id., Schweden. Muster oder Monster des Musiklebens?, in Melos. Neue Zeitschrift fur Musik (1977), pp. 123-26; Musical life in Sweden, a cura di L. Roth, Stoccolma 1987; S. Hanson, Det praktiska tonsätteriets historia: Föreningen svenska tonsättare genom 75 ar, ivi 1993.
Cinema. - Gli anni Settanta sono stati anni di ristrutturazione e di crisi. Il cinema d'autore ha vissuto un periodo di stasi dal quale è uscito soltanto nel decennio successivo. All'eclisse momentanea dei maggiori esponenti della generazione degli anni Sessanta ha corrisposto la ricchezza realizzativa di I. Bergman, che ha proseguito lo scandaglio dell'anima umana e la riflessione personale sulla tragicità dell'esistere; ma un altro esponente del cinema svedese, Bo Widerberg −che aveva firmato nel decennio precedente opere polemiche e innovative come Elvira Madigan (1967), Adalen 31 (1969) e Joe Hill (1970) − ha visto negli anni Settanta appannarsi la propria ispirazione: del 1974 è Fimpen (Fimpen il goleador), cui seguono due thrillers tratti da romanzi di successo, Mannen på tåket ("L'uomo sul tetto", 1976) e Mannen fråan Mallorca ("L'uomo di Maiorca", 1980). Più originali appaiono Victoria (1979) e soprattutto Ormens väg på hälleberget ("L'orma del serpente sulla roccia", 1986).
Spettacolarità e occhio attento al mercato sono le caratteristiche delle opere di V. Sjöman e J. Troell nell'ultimo ventennio; del primo merita di essere ricordato il solo En handful Kärlek (Corruzione di una famiglia svedese, 1974), in cui l'erotismo e la sessualità divengono metafora di una parabola ideologica, secondo una modalità che sarà propria anche delle successive, meno riuscite, opere di questo autore, il quale ha presentato a Venezia nel 1989 Fallgropen ("La trappola"), non troppo originale riflessione filosofica sul silenzio di Dio. Di Troell, accanto all'opera migliore della sua parentesi hollywoodiana, Zandy's bride (Una donna chiamata moglie, 1974), ricordiamo Ingenjör Andréas Luttford (Il volo dell'aquila), girato nel 1982 dopo il ritorno in patria e interpretato da M. von Sydow.
Piuttosto che alle commedie (in cui domina l'attore G. Ekman), ai thrillers e ai film per l'infanzia, generi popolari la cui produzione viene intensificata in questi anni, una ripresa del cinema svedese appare affidata ai nuovi esordi degli anni Ottanta. Interpreti bergmaniani come I. Thulin, E. Josephson e G. Lindholm passano dietro la cinepresa con film di un certo spessore: En och en (Noi due una coppia, 1977) è firmato da I. Thulin, E. Josephson e dal direttore bergmaniano della fotografia S. Nykvist; Brusten himmel ("Cielo offuscato", 1981) è firmato dalla sola Thulin, che ha modo di mostrarvi notevoli capacità d'autore; a Lindholm si devono poi due dei migliori film svedesi del periodo, Sally och friheten ("Sally e la libertà", 1981) e Sommarkvällar på jorden ("Sere d'estate sulla terra", 1985), sensibili ritratti femminili su cui si riflettono le contraddizioni della società. Da segnalare anche l'esordio dietro la cinepresa di un altro attore bergmaniano, M. von Sydow, che ha presentato a Cannes (1989) Katinka, prodotto in Danimarca.
Di una rinascita del cinema svedese negli anni Ottanta sembra si possa parlare anche grazie a nuovi cineasti: ricordiamo fra gli altri L. Oskarsson (Andra darsen, "La seconda danza", 1981; Den frusna leoparden, "Il leopardo di ghiaccio", 1986), S. Jarl (Ett auständigt liv, "Una vita rispettabile", 1978; Naturens hamnd, "La vendetta della natura", 1983) e C.-G. Nykvist, la cui opera prima, Kvinnorna på taket ("Le donne sul tetto", 1988), ambientata nell'atelier di una fotografa a Stoccolma alla vigilia della prima guerra mondiale, è centrata sul significato simbolico della luce. Un buon successo, infine, arride negli ultimi anni all'opera di L. Hallström, attivo fin dal 1975, che ha raggiunto la notorietà internazionale con Mitt liv som hund (La mia vita a quattro zampe, 1985), toccante storia di un bambino alle prese con le difficoltà della crescita.
Bibl.: Le jeune cinéma suédois, Lugano 1970; P. Cowie, Swedish cinema from Ingeborg Holm to Fanny and Alexander, Stoccolma 1985; Variety (7 ottobre 1991, 12 ottobre 1992, 31 ottobre 1994).