Poeta medievale tedesco (n. in Baviera inizi del sec. 13º - m. dopo il 1266). Erede del Minnesang, ne riprese i motivi, profondendo inchini di omaggio al proprio signore, o intrecciando grazie di amor cortese, in tono ora realistico ora ironico; divenne protagonista di una leggenda, che lo vide dimorare sul monte di Venere, che sarebbe poi stata accolta nel Volkslied.
Nato da nobile famiglia residente nel Salisburghese e in Baviera, per un certo tempo visse a Norimberga; partecipò alla crociata del 1228-29 e forse rimase piuttosto a lungo in Oriente. Trovò un protettore in Federico il Bellicoso d'Austria, che lo ospitò alla sua corte a Vienna; morto però Federico, e perduti presumibilmente i possedimenti da questo concessigli, condusse vita d'avventure, in un vagabondaggio di corte in corte che lo portò anche in regioni nord-orientali lontane dalla sua terra d'origine; infine scomparve, senza lasciare tracce di sé.
Non è rimasto molto sotto il suo nome, ma è sufficiente per darne un quadro abbastanza preciso, che è quello di un poeta tardo ma non epigonale del Minnesang, meno legato dei precedenti alle convenzioni cortesi, aperto a un sano senso della vita, cantata in ritmi spesso veloci e con ricorso a virtuosismi talora parodianti. La diffusa leggenda popolare formatasi attorno alla sua figura lo descrive attirato da Frau Venus su una montagna incantata; egli si scioglie infine dai lacci dell'amore sensuale e si reca quindi a Roma per implorare dal papa il perdono. Non ottenutolo, torna disperato sul monte di Venere fra le braccia della dea pagana. La leggenda, ricordata da S. Brant, G. Agricola e H. Sachs, generò il Volkslied che fu accolto da Arnim e Brentano nella loro famosa raccolta di canti popolari. Si ispirarono alla stessa leggenda J. L. Tieck, i Grimm e H. Heine, e infine R. Wagner, il quale contaminò la leggenda di T. con quella della gara poetica che si sarebbe svolta nel sec. 13º al castello di Wartburg, mescolando anche reminiscenze dal poema agiografico alto-tedesco dedicato a s. Elisabetta regina d'Ungheria, per giungere così, oltre il conflitto fra spirito e sensi, alla soluzione nella redenzione tramite il vero amore. L'omonima opera musicale in tre atti, rappresentata per la prima volta al teatro di corte di Dresda nel 1845, è una delle più alte realizzazioni del Wagner della prima maniera.