tonalità Nella musica colta occidentale, l’insieme di relazioni gerarchiche che intercorrono tra le varie note, ovvero l’attrazione e la gravitazione di tutti i gradi della scala verso un solo suono, la tonica. Durante il 17° e 18° sec. la t. si sviluppò in un sistema di funzioni, basato su tre gradi principali della scala (il 1°, il 4° e il 5°) e sui modi maggiore e minore. Nel 20° sec. i compositori cercarono sistemi alternativi atonali, individuando procedimenti quali la politonalità (cioè la presenza contemporanea di t. diverse), la modalità (cioè l’uso di modi ricavati dalla musica antica o dalle civiltà extraeuropee, soprattutto orientali), la dodecafonia (cioè l’impiego di serie di 12 suoni non in relazione tra loro).
Si dicono t. (o toni) relative una t. maggiore e una t. minore che alterano (o non alterano) le stesse note (per es., do maggiore e la minore, re maggiore e si minore); t. vicine, quelle basate su scale differenziate da una sola alterazione di note (per es., do maggiore e sol maggiore, che ha alterata soltanto la nota fa diesis al posto di fa naturale); t. lontane, quelle basate su scale differenziate da due o più alterazioni.