trekking Termine (in afrikaans «viaggio su un carro tirato da buoi o su altro mezzo disagevole») entrato in uso per indicare viaggi o spostamenti a piedi di più giorni, in massima parte su sentieri o carovaniere, in zone per lo più montuose e non servite da altre vie di comunicazione; indica anche un tipo di turismo avventuroso organizzato in paesi remoti (ma talora anche in paesi europei), attuato soprattutto a piedi o con mezzi di trasporto naturali, quali il cavallo, il mulo o altri animali, la barca a remi o a vela, e senza servirsi mai di mezzi meccanici.
Il t. nella sua accezione originaria è nato e si è sviluppato nel Nepal, soprattutto per il fascino di ripercorrere le lunghe marce di avvicinamento alle più alte montagne del mondo seguendo le orme delle grandi spedizioni alpinistiche; in questo senso se ne possono distinguere almeno tre tipi: t. di bassa quota, in cui non si superano di regola i 3000 m con traversata di monti facili e passaggio in regioni abbastanza popolate; t. di altitudine, in cui ci si avvicina ai grandi complessi montuosi, spostandosi con la tenda a quote crescenti (un esempio classico è il raggiungimento del campo base di tutte le spedizioni alpinistiche all’Everest per il versante Sud, a 5200 m di altezza); t. d’alta montagna, in cui si debbono superare difficoltà di tipo nettamente alpinistico. Questo genere di escursionismo può essere accompagnato da attività naturalistiche (osservazione di specie animali o botaniche) e dalla visita ai siti di fenomeni naturali.