Stato dell’Asia meridionale, incastonato ai piedi della sezione centrale dell’Himalaya, fra l’India e la Cina.
Il territorio si presenta come una successione di terrazzi che si dispongono ad altitudine crescente, da S verso N. Il primo è costituito da un bassopiano alluvionale, il Terai, dove foresta tropicale e savane sono, con le coltivazioni, le note dominanti del paesaggio. Paralleli al Terai s’innalzano i boscosi Monti Siwalik, che sfiorano i 2000 m di altezza; quindi una serie di catene prehimalayane, più estese e alte fino a 3000 m, che fungono da limite inferiore dell’altopiano centrale, in cui si aprono i fertili bacini di Katmandu e di Pokhara. Oltre si erge l’imponente bastione himalayano, che culmina in alcune delle cime più elevate del mondo (Everest, 8850 m; Kanchenjunga, 8585 m; Dhaulagiri, 8222 m).
I corsi d’acqua, non lunghi ma irruenti, traversano il paese per lo più da N a S, in valli spesso strette e incassate, e confluiscono nel Gange. Tre sono i bacini principali, che si articolano in numerosissime diramazioni: quello del Karnali, che drena la parte occidentale del territorio, quello del Gandak, che bagna la sezione centrale, e quello del Kosi, a Oriente. Pochi sono i laghi di una certa dimensione, accanto ai numerosi piccoli laghi glaciali disseminati in altitudine.
Il clima del N. si può suddividere in tre fasce longitudinali: quella subtropicale, a S, caldo-umida durante tutto l’anno; quella temperata, al centro, dove la temperatura è mitigata dall’altitudine; quella ‘alpina’, a N, contraddistinta da inverni rigidi, con temperature che decrescono con l’altezza, mantenendosi quasi costantemente sotto 0° C. Le piogge, di tipo monsonico, sono distribuite per l’80% dalla fine di maggio alla metà di ottobre, con quantitativi che dai 2500 mm della sezione orientale del paese scendono ai 1200 mm di quella occidentale.
Il complesso e assai differenziato quadro etnico è il frutto di antiche mescolanze delle popolazioni nordiche e mongoliche con quelle indiane, oppure con quelle indigene nepalesi: gli indo-nepalesi (Brahmani, Chetri ecc.) sono per la maggior parte stabiliti nel Terai; i tibeto-nepalesi (Newar, Magar, Tamang ecc.) sono gli abitanti delle medie altitudini; i tibetani (Sherpa, Takali ecc.) prevalgono nelle valli più elevate. La popolazione cresce a un ritmo sostenuto, dovuto principalmente al saldo naturale positivo. L’incremento demografico, tuttavia, ha mostrato nei primi anni del 21° sec. un processo di lento contenimento, passando dal tasso di accrescimento del 2,5% annuo del periodo 1985-90 al 2,1% del periodo 2000-08. Il fattore altimetrico e la natura del suolo condizionano fortemente la distribuzione della popolazione: i 4/5 di essa sono stanziati nel Terai e nelle zone collinari; il rimanente nelle valli o sparso nella fascia montana. La maggiore e unica conurbazione del paese è quella formata dalla capitale, Katmandu (741.000 ab. nel 2003; 1.340.000 ab. nel 2007, considerando l’intera agglomerazione urbana), e dai suoi due centri-satellite, Patan (Lalitpur) e Bhaktapur (Bhadgaon); gli altri centri, con l’eccezione di Biratnagar, Lalitpur e Pokhara, ospitano meno di 120.000 persone.
Lingua ufficiale è il nepalese, parlato dal 47,8% della popolazione; diffusi sono anche il maithir (12,1%) e il bhojpuri (7,4%). Religione dominante è quella induista (80,6%); seguono la buddhista (10,7%) e la musulmana (4,2%).
Il N. è un paese molto povero e per la sua sopravvivenza dipende largamente dagli aiuti degli organismi internazionali; il PIL cresce in misura minore rispetto all’aumento della popolazione, per cui è sempre più alta la percentuale di coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà. L’agricoltura e l’allevamento (che contribuiscono al PIL nella misura del 32% e occupano il 76% della popolazione) sono le attività principali. L’agricoltura, che per gran parte ha carattere di sussistenza, è praticata in appezzamenti di dimensioni familiari ed è sempre soggetta ai rischi legati alla periodicità variabile delle piogge monsoniche. Prodotti agricoli principali sono il riso, coltivato prevalentemente nelle valli intermontane, il mais, l’orzo, il grano e, nel Terai, la canna da zucchero, il tabacco e la iuta. Il patrimonio zootecnico comprende bovini, bufali, caprini e quantità minori di ovini e suini. Il settore industriale contribuisce per il 16,6% alla formazione del PIL, ma impiega appena il 6% della forza lavoro. Il comparto è rappresentato principalmente da aziende per la produzione di materiali per l’edilizia e da aziende per la trasformazione dei prodotti agricoli (industrie tessili, olearie, saccarifere, birrifici). La maggior parte degli impianti industriali si trova nell’area di Katmandu. I rapporti commerciali sono particolarmente stretti con l’India, sia per le importazioni (58,9% del totale) sia per le esportazioni (69,3%). Il settore terziario, dominato dall’apparato burocratico e militare, contribuisce al PIL per il 50,9% e occupa il 18% della forza lavoro. Promettenti le attività legate al turismo, in costante espansione e richiamato sia dalle possibilità di escursionismo e di alpinismo offerte dai rilievi himalayani sia dalle caratteristiche etniche e culturali del paese. Le speranze di sviluppo dell’economia nepalese dipendono in gran parte dalle cospicue risorse idroelettriche, la cui messa in valore potrà in futuro rendere il N. non solo indipendente sotto il profilo energetico, ma addirittura fornitore di energia all’India. Le comunicazioni si avvalgono di 6300 km di strade, asfaltate per circa il 30%; i collegamenti con l’India sono anche assicurati da un breve tronco ferroviario di una sessantina di chilometri. L’aeroporto principale è quello internazionale di Katmandu.
Dominato da una dinastia di origine indiana, i Malla, dalla metà del 14° sec., il N. fu conquistato dai Gurkha nel 18° secolo. Nel 1816 gli Inglesi imposero un regime di semiprotettorato. Nel 1846 il primo ministro J.B. Rana rese la propria carica ereditaria e si proclamò mahārājā. I Rana furono costretti ad abbandonare il potere nel 1951, in seguito alla pressione del governo indiano e a una sollevazione guidata dal Nepali Congress Party (NCP), formazione di ispirazione socialista costituita nel 1946 da M.P. Koirala e sostenuta dal re Tribhuvana Bir Bikram (sul trono dal 1911). Il nuovo governo, formato da Koirala, dovette fronteggiare una situazione di forte instabilità e la Corona riassunse i pieni poteri nel 1952-53 e nel 1955-56. Nel 1955 salì al trono Mahendra Bir Bikram Shah, che varò la prima Costituzione del paese. Il governo, diretto ancora da Koirala, avviò una riforma agraria, ma in seguito a crescenti contrasti il re riassunse la guida del governo (1960), decretò lo stato di emergenza (ritirato nel 1963) e abolì i partiti politici. Nel 1962, con una nuova Costituzione, il re impose un sistema di rappresentazione politica di base, articolato in assemblee (panchayat). Nel 1972 il nuovo re Birendra Bir Bikram Shah dovette far fronte a una crescente domanda di democratizzazione, che esplose alla fine degli anni 1970.
Gli anni 1980 registrarono un aggravamento della situazione economica; nel 1985 il NCP lanciò una nuova campagna per il ripristino delle libertà politiche, e negli anni successivi una serie di attentati aggravò la tensione. La transizione dalla monarchia assoluta alla monarchia costituzionale (sancita dalla nuova Costituzione promulgata nel 1990) aprì una fase politica caratterizzata dalla difficoltà dei partiti di instaurare stabili coalizioni di governo e di avviare una politica di riforme. A partire dal 1997 si susseguirono inedite alleanze tra Partito comunista maoista e forze di destra e governi di centrodestra. Sul piano internazionale proseguì la politica di equilibrio tra Pechino e Nuova Delhi, mentre rimasero critiche le relazioni con il Bhutan.
Nel giugno 2001 il principe ereditario Dipendra Bir Bikram sterminò la famiglia reale e si suicidò; il trono passò al fratello del re, Gyanendra Bir Bikram Shah Dev, che a fronte degli scontri tra la guerriglia maoista e l’esercito proclamò lo stato d’emergenza, che mantenne fino al 2005 quando dovette revocarlo in seguito ai numerosi atti di protesta, decretando anche, l’anno seguente, la riapertura del Parlamento. Nel 2006 fu firmato un accordo di pace che stabiliva la consegna delle armi da parte dei guerriglieri sotto la supervisione dell’ONU. Nei primi mesi del 2007 fu approvata una Costituzione provvisoria e formato un governo di coalizione; a dicembre un emendamento costituzionale avviò il paese verso la trasformazione in Repubblica federale. Le elezioni dell’aprile 2008 hanno sancito la netta vittoria del partito maoista, mentre a maggio fu proclamata la Repubblica, presieduta da Ram Baran Yadav.
Falliti i lavori della prima Assemblea eletta nel 2008 per redigere la nuova Carta fondamentale, una nuova assise si è insediata a seguito delle elezioni del novembre 2013. La Costituzione è stata promulgata nel settembre del 2015, a circa quattro mesi da un devastante episodio sismico che ha sconvolto il Paese causando oltre 8.000 vittime. Dopo la sua entrata in vigore, il Parlamento ha eletto come primo ministro nel mese di ottobre K. Prasad Sharma Oli, del Partito comunista del Nepal, mentre alla presidenza della Repubblica è stata eletta una donna, B. Devi Bhandari. Le consultazioni svoltesi nel dicembre 2017, le prime dall'entrata in vigore della nuova Costituzione, hanno registrato la nettissima vittoria dell'alleanza di sinistra formata dal Partito comunista del Nepal e dal Partito maoista, che ha conquistato 113 seggi contro i 21 aggiudicatisi dal NCP, mentre alle elezioni politiche svoltesi nel febbraio 2018 l'alleanza del Partito comunista del Nepal marxista-leninista unificato e del Partito comunista del Nepal-Centro maoista ha ottenuto la maggioranza nella Camera dei rappresentanti e nell'Assemblea nazionale. Nel dicembre 2022, a seguito delle elezioni politiche svoltesi nello stesso mese, il leader del partito comunista maoista P.K.l Dahal è subentrato al premier uscente S.B. Deuba.
La ricerca archeologica nella valle di Katmandu ha indagato i siti buddhisti del Tarai (Lumbini, Nigali Sagar, Gotihawa; 3° sec. a.C.). Il sito di Gotihawa comprende inoltre un insediamento del Calcolitico tardo e dell’età del Ferro. Lo scavo del sito di Pipri, che si formò nel 2° sec. a.C., presenta aspetti di particolare interesse e materiali che attestano l’emergere dello shivaismo. Il Tarai centrale ha attirato l’attenzione degli studiosi anche a causa della proposta identificazione di Tilaurakot, un grande sito fortificato sul fiume Banganga, con Kapilavastu, la città capitale degli Shakya. Le evidenze strutturali includono, oltre alle mura, due porte urbane, le fondazioni di alcuni grandi edifici e due piccoli stupa fuori città. Tra gli oggetti rinvenuti si segnalano monete punzonate (4°-2° sec. a.C.), placche di terracotta (2° sec. a.C.-2° d.C.), monete Kushana ecc. Un altro tentativo di identificazione riguarda il villaggio di Deoriya (Navalparasi). La lunga fascia pianeggiante del Tarai nepalese, con i suoi insediamenti antichi e medievali, e le pendici meridionali dei Monti Siwalik, caratterizzati da siti preistorici, costituiscono un ambito storico-territoriale di estremo interesse. Tra i monumenti medievali indagati si ricordano i templi Hindu di Kodan e Paishya e, tra gli insediamenti, la città fortificata di Simraongarh, uno dei siti più vasti del Subcontinente indiano, la cui storia è strettamente connessa con quella di Katmandu. Gli scavi condotti a Harigaon, presso il tempio di Satya Narayana, hanno rivelato una sequenza ininterrotta dal 1° sec. a.C. al 16° d.C. A Maligaon è venuta alla luce l’imponente statua del sovrano Jayavarman (datata al 207), sorprendente perché non esistono altre statue regali di tale antichità, a eccezione di quelle dei re Kushana a Mathura.