udito Funzione sensoriale specifica degli animali, che permette di percepire variazioni dell’ambiente esterno, costituite da vibrazioni sonore di un corpo propagate fino all’organo uditivo (orecchio nel caso di Vertebrati, organi timpanali nel caso degli Artropodi) dal mezzo elastico in cui esso si trova. Tutti i Vertebrati Tetrapodi sono provvisti del senso dell’u., mentre i Pesci sono in grado di percepire vibrazioni sonore e subsonore attraverso organi non legati all’orecchio interno (per es., la vescica natatoria).
L’orecchio (➔) umano ha per mezzo afferente l’VIII paio di nervi cranici. Il complesso meccanismo attraverso il quale le onde sonore vengono captate, analizzate, riconosciute, dipende da meccanismi localizzati a livello della coclea e a livello corticale. La soglia di udibilità, cioè l’essere percepibile dall’orecchio umano, è il valore minimo che deve avere l’intensità energetica di un suono perché questo riesca udibile. Il campo di udibilità (o uditivo) è, con riferimento all’audiogramma normale, il campo delle frequenze acustiche delimitato dalle due frequenze per le quali coincidono la soglia di u. e quella del dolore: nell’orecchio umano normale esso va da 20 a 20.000 Hz. I disturbi dell’u. vengono denominati ipoacusie e sordità, a seconda del grado di riduzione delle capacità uditive. Per la valutazione della capacità uditiva si ricorre a prove audiometriche (➔ audiometria). Arteria uditiva interna Ramo del tronco basilare che si impegna nel meato acustico interno e termina nel vestibolo e nella chiocciola. Condotto uditivo esterno Canale sinuoso che va dal fondo del padiglione auricolare alla membrana del timpano. Condotto uditivo interno Canale osseo che va dalla faccia posterosuperiore della rocca petrosa del temporale al vestibolo dell’orecchio interno: dà passaggio ai nervi facciale, intermediario di Wrisberg e acustico.