Orafo senese (sec. 14º); sua opera principale è il grande reliquiario d'argento per il Corporale, nel duomo di Orvieto (1337-38), capolavoro dell'oreficeria italiana. In puro stile gotico, a due facce tricuspidate, è ornato di smalti traslucidi con storie della passione di Cristo e del sacro Corporale, eseguiti con delicatezza di tinte e tecnica perfetta. Nelle storie della passione, per la drammaticità e il disegno incisivo, si nota il prevalere dell'influenza dell'arte di P. Lorenzetti, mentre nelle Storie del corporale la cura dell'impianto prospettico delle scene e la corposità del modellato richiamano le opere di A. Lorenzetti. Fu aiutato in quest'opera da Viva di Lando e Bartolomeo di Tommè detto Pizzino. Di lui e di Viva resta anche il reliquiario di S. Savino pure a Orvieto: negli smalti che ornano questa struttura architettonica di estrema eleganza prevale però la funzione puramente decorativa. Vengono attribuiti a U. anche il bellissimo reliquiario con storie di S. Galgano della parrocchiale di Frosini (Siena) e una coppa con storie di Tristano (Milano, Museo Poldi-Pezzoli).