Vienna
Sul Danubio, ora nuovamente al centro dell’Europa
Già capitale di un grande impero, Vienna si è trovata nel Novecento in una posizione marginale e capitale di uno Stato che le stava stretto. L’evoluzione dell’economia e soprattutto la politica internazionale europea dopo il crollo del Muro di Berlino (1989) stanno oggi riportando Vienna a una posizione centrale: tornano così a svolgere un ruolo proporzionato alla loro importanza i grandi patrimoni architettonici, artistici, culturali ed economici che avevano fatto di Vienna uno dei luoghi più significativi della moderna civiltà europea, oltre che una delle città più belle del mondo
All’apertura del nuovo millennio il destino di Vienna nel Novecento può essere interpretato come una parabola dell’intera storia europea. Per secoli capitale di una delle grandi potenze della Terra, dopo la fine della Prima guerra mondiale (1918), Vienna si è dovuta inventare un futuro del tutto diverso; si è detto spesso che era diventata di colpo come una «testa enorme su un corpo minuscolo», una metropoli di rango mondiale rinchiusa in un paese dall’estensione troppo ridotta.
Quando era capitale imperiale, per esempio, la città occupava una posizione geografica quasi centrale rispetto al territorio governato; alla caduta dell’Impero asburgico, si trovò a essere molto decentrata rispetto al paese – vicinissima al confine orientale – e con una popolazione di oltre due milioni di persone che costituiva addirittura un terzo degli abitanti dell’intera Austria.
Mentre le altre grandi città europee, nel corso del 20° secolo, assorbivano risorse demografiche ed economiche dai rispettivi paesi, Vienna ha dovuto affrontare la situazione di una città sproporzionata, sovradimensionata, abitata per di più da una popolazione che invecchiava velocemente.
La capitale dell’Austria sorge in una piana che interrompe il sistema montuoso costituito da Alpi e Carpazi e che è attraversata dal Danubio. Il fiume incrocia l’antico percorso che collegava Baltico e Mediterraneo, la cosiddetta via dell’ambra, e qui è Vienna. Grazie a questa posizione la città è stata un campo militare, poi una roccaforte contro i popoli orientali, un centro commerciale, la capitale di un impero abitato da popoli diversissimi. Oggi ha una popolazione di 1.550.000 abitanti (1.840.000 nella Grande Vienna).
Qualche secolo prima di Cristo il sito della città era abitato da Illiri e Celti, poi i Romani vi fondarono Vindobona, centro militare e mercantile quasi di frontiera. Caduto l’Impero Romano, risorta come fortezza carolingia, nel 10° secolo diventò residenza della corte dei Babenberg, che vi costruì la chiesa di S. Stefano e ne fece una capitale, chiamandovi i maggiori poeti della lirica cortese tedesca e orafi raffinatissimi.
Dal 1278 la storia di Vienna si lega, invece, agli Asburgo. Nel 1365 vi fu fondata l’università – la prima del mondo tedesco – mentre cresceva il numero di artigiani e borghesi; la città si ingrandiva e si rinnovava, con molti edifici in stile gotico internazionale. Nel 1469 divenne sede vescovile per decisione di Paolo II, non a caso un papa veneto: Vienna aveva infatti rapporti intensi con la ricca Venezia e con l’Adriatico.
Nel 1529 la città fu assediata dagli Ottomani, ma la Riforma protestante fu sentita come un pericolo maggiore. I legami con il papato si fecero strettissimi, si allentarono quelli con le regioni protestanti e Vienna perse il ruolo di tramite economico tra Nord e Sud d’Europa.
La popolazione però aumentò (100.000 abitanti a metà Seicento), le case gotiche a due piani furono sostituite da palazzi più alti, un sistema di nuove fortificazioni sostituì le mura del Duecento. Vienna doveva ancora difendersi dai Turchi, che infatti la assediarono nel 1683.
Raggiunta la tranquillità, Vienna si trasformò in una vera capitale espandendosi al di là delle fortificazioni: palazzi nobiliari, edifici ecclesiastici e civili, la residenza imperiale di Schönbrunn. I grandi architetti viennesi, come Johann Lukas von Hildebrandt, prepararono a Vienna il rococò europeo.
L’opera italiana trionfava e così i versi di Pietro Metastasio, poeta di corte dal 1730 al 1782, anno della sua morte. Vienna diventò la capitale della musica e conobbe le opere di Christoph Willibald Gluck, Franz Joseph Haydn, Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig van Beethoven. Con la politica illuminata degli imperatori Maria Teresa e Giuseppe II, Vienna ebbe anche un primo sviluppo industriale e riforme dell’insegnamento e dell’assistenza, furono combattuti i privilegi ecclesiastici, nacquero i primi giornali. La città, 235.000 abitanti nel 1790, assunse un’aria più moderna e borghese.
La Rivoluzione francese e l’occupazione della città a opera di Napoleone Bonaparte aprirono una crisi superata soltanto intorno al 1830. Emersero nuovi ceti economici, legati alle industrie, alle banche, al commercio, alle libere professioni; l’alta borghesia cominciò a competere con la corte.
In teatro si affermava la commedia brillante; in campo musicale, il valzer. Però, sotto l’apparente tranquillità, crescevano i fermenti nazionalistici delle province dell’Impero, le aspirazioni liberali della borghesia, il disagio dei più poveri. La carestia degli anni 1840 spinse a Vienna i contadini affamati.
Fu allora attuato il più vasto intervento urbanistico dell’Ottocento dopo quello di Parigi, con l’apertura del Ring («anello»): al posto della prima linea di fortificazioni, una grande strada di circonvallazione lungo la quale furono realizzati parchi e costruzioni. I lavori durarono quarant’anni e provocarono una trasformazione radicale della rete urbana e del patrimonio edilizio. Fino alla Prima guerra mondiale continuò uno straordinario sviluppo economico, urbanistico, demografico, ma anche intellettuale e artistico, con la nascita a Vienna della psicoanalisi (Sigmund Freud) e della musica tonale e dodecafonica (Gustav Mahler, Arnold Schönberg).
Dopo la guerra, capitale di uno Stato ormai piccolo, Vienna conobbe malessere sociale, disoccupazione, una rapida emigrazione. Furono rafforzate le strutture assistenziali e l’edilizia popolare, ma sommosse operaie scoppiarono nel 1927 e una sanguinosa rivolta nel 1934. Il Partito socialdemocratico, che governava la città dal 1919, fu sciolto e l’autonomia municipale soppressa. Con l’annessione al Reich hitleriano finì la fioritura culturale che era continuata grazie a filosofi, musicisti e letterati come Ludwig Joseph Wittgenstein, Alban Berg, Anton Webern, Robert Musil, Joseph Roth.
La Seconda guerra mondiale distrusse un quinto delle abitazioni e un quarto delle fabbriche. Come Berlino, Vienna fu divisa dagli Alleati in quattro settori di occupazione militare fino al 1955, e all’Austria fu imposta la neutralità, che favorì poi l’insediamento di importanti organismi internazionali.
La ricostruzione, conservando gelosamente l’aspetto barocco e asburgico del centro, curò il sistema dei servizi e dei trasporti e decongestionò la città, utilizzando la riva sinistra del Danubio, dove le industrie – motore dell’economia viennese – trovarono nuovo spazio (meccaniche, tessili, chimiche); accanto a queste, produzioni molto specializzate e raffinate, eredi delle manifatture che lavoravano per la corte imperiale e per la ricca borghesia: oreficeria, ebanisteria, vetro, porcellane.
Le funzioni culturali di Vienna hanno ancora molta rilevanza e attraggono un importante flusso turistico. A Vienna si trovano istituti universitari, centri di ricerca, musei, teatri, accademie musicali di importanza mondiale.
Vi sorgono monumenti come la chiesa di S. Stefano con l’Alte Steffl (una guglia di 136 m); il castello imperiale, che ospita l’Albertina, straordinaria collezione di disegni, incisioni e manoscritti musicali; il castello di Schönbrunn, uno dei più fastosi palazzi imperiali austriaci; il Belvedere, un’elegantissima residenza costruita per il generale Eugenio di Savoia, che ospita un museo di arte medievale e uno di arte barocca austriaca. Famosissimi sono il Kunsthistorisches Museum e anche il Prater, un grande parco situato tra il centro antico e il Danubio.
Vienna, insomma, non si è lasciata schiacciare da una situazione diventata sfavorevole e ha trovato interessanti e fertili vie per continuare a esistere.
Oggi il rapporto demografico è un po’ migliorato e ‘solo’ un austriaco su sei vive nella capitale; comunicazioni più veloci hanno ridotto le distanze all’interno del territorio austriaco, i processi di integrazione economica e politica europea stanno eliminando il peso delle frontiere e quindi anche gli svantaggi della posizione periferica della città. E Vienna può riproporsi come fondamentale metropoli europea.