(lat. Volsci) Antico popolo italico stanziato in un’ampia zona del Lazio meridionale interno e costiero (dalle valli del Liri e del Sacco alla pianura pontina). La tradizione antica li raffigura come selvaggi e predoni, discendenti dei Lestrigoni (➔).
È probabile che il processo di strutturazione etnica e territoriale dei V. si sia definito tra gli ultimi decenni del 6° sec. a.C. e i primi del 5°: i V. avrebbero allora occupato i centri latini di Velletri, Suessa Pometia, Satrico, Anzio, Terracina ecc. Contemporaneamente, in luoghi dell’interno (Frosinone, Sora, Isola del Liri, Atina, Cassino) si colgono tracce archeologiche di presenze interpretabili come volsche. Opposti a Roma per tutto il 5° sec. (di queste lotte un’eco è nella saga di Coriolano), i V. nel corso del 4° sec., oltre ai Romani, si trovarono a fronteggiare la pressione dei Sanniti. Presero parte alla guerra latina e nel 338 a.C. vennero sconfitti dai Romani: furono dedotte le colonie di Anzio (338 a.C.) e Terracina (329 a.C.), e gran parte del loro territorio fu annesso allo Stato romano. Dopo la seconda guerra sannitica, i V. furono definitivamente assoggettati: fu dedotta la colonia di Sora (303 a.C.) e la restante parte del territorio fu incorporata da Roma.
La lingua dei V., appartenente al gruppo osco-umbro, ha un’attestazione epigrafica importante nella cosiddetta tabula Veliterna (3° sec. a.C.), lamina bronzea iscritta, nei caratteri dell’alfabeto latino, proveniente da Velletri.