Comune della prov. di Pisa (252,8 km2 con 11.206 ab. nel 2008, detti Volterrani). Il centro è situato sulla sommità di alture che dividono la valle dell’Era da quella della Cecina, a 531 m s.l.m. Il terreno su cui sorge è costituito da argille grigio-turchine ricoperte nelle parti più alte da sabbie gialle calcaree. Dove queste formazioni vengono a contatto si verificano dei franamenti (balze di V.) che determinano lo sprofondamento delle costruzioni soprastanti e costituiscono un grave pericolo per la stessa città. Importante mercato ortofrutticolo; lavorazione artistica dell’alabastro; piccole industrie metalmeccaniche, chimiche e alimentari. Sviluppato il turismo.
L’antica V. (etrusco Velathri, lat. Volaterrae) fu una delle città della dodecapoli etrusca. Fu quindi federata ai Romani e dopo la guerra sociale fu municipio. Ebbe floridi commerci, arricchendosi grazie alla produzione di legname e allo sfruttamento delle cave di alabastro. Sotto i Franchi fu sede di un conte, ma accanto e sopra al potere comitale si venne costituendo quello del vescovo, a lungo tenuto dalla famiglia dei Pannocchieschi (1150-1239). Nel 13° sec. il Comune riuscì a soppiantare la giurisdizione vescovile. Presto però i contrasti interni offrirono occasione a Firenze, Siena, Pisa di estendere il loro dominio nel Volterrano, finché nel 1340 si affermò la signoria di Ottaviano Belforti. Nel 1361 i Fiorentini occuparono la fortezza. Nel 1472, nella guerra di V., i Fiorentini saccheggiarono la città, che perse ogni resto dell’antica autonomia, riavuta in parte nel 1513. Schierata contro Firenze ribellatasi ai Medici, V. fu nel 1530 presa e tenuta per poco tempo dal capitano fiorentino F. Ferrucci.
Dell’abitato etrusco, oltre a resti di capanne e di strutture murarie, rimangono tracce di cerchie murarie del 6°-5° sec. a.C. e cospicui avanzi di quella del 4° sec. a.C. Sull’acropoli sono visibili tracce di un santuario (5° sec. a.C.) e resti di due templi (2° sec. a.C.). Nei dintorni diverse necropoli testimoniano una continuità d’insediamento tra il periodo villanoviano e l’età romana. Particolarmente numerose le sepolture riferibili al 4°-2° sec. a.C. (necropoli di Portone, Badia, Ulimeto, Ripaie), con corredi che attestano la vivacità dell’artigianato locale.
Tutta la cittadina ha austero carattere medievale, per le numerose case-torri del 13° sec. e per i monumenti, tra cui il Palazzo dei priori (1208-54) e il duomo romanico (13° sec., modificato nel 16°). Il battistero, ottagonale, è di Giroldo da Como (1284; fonte battesimale di Andrea Sansovino, 1502). La facciata della chiesa di S. Michele Arcangelo è di stile romanico-pisano; nelle altre chiese (S. Lino, S. Girolamo, S. Francesco ecc.) si conservano molte pitture e sculture di scuola fiorentina. Notevoli alcuni palazzi del 15° sec. (Contugi, Biondi, Incontri ecc.) e 16° (Minucci, Viti). Risale al 14° sec. la grandiosa fortezza, poi penitenziario. Volterrana Moneta coniata a V. prima dai vescovi che avevano ottenuto il diritto di monetazione dall’imperatore Enrico VI nel 1189 e poi dal Comune. Volterrano Nome sia del denaro sia del grosso agontano, cioè battuto a V. a imitazione del grosso di Ancona, una varietà del quale ebbe il nome di volterrano dalle stelle per il tipo della croce accantonata da due stelle. La moneta ebbe larga diffusione anche fuori della giurisdizione dei vescovi e del Comune di Volterra.