Nella terminologia musicale, inserzione nel tessuto di un passo di elementi melodici (molto più raramente, armonici) con funzioni non strutturali ma decorative. Gli a. sono, generalmente, esempi delle cosiddette ‘fioriture’ in uso in nella musica colta e popolare da epoche antiche, non ignote per es. ai greci e presenti nel canto gregoriano. Nel Rinascimento l’uso degli a., codificato dal 13° sec., ebbe particolare incremento grazie alla pratica della diminuzione (➔) che, applicata dapprima alla musica vocale, si trasferì poi a quella strumentale. Un’esauriente rassegna degli a. del Settecento è offerta dal trattato Versuch über die wahre Art das Klavier zu spielen di K.Ph.E. Bach, che testimonia della prassi clavicembalistica, essendo lo strumento inadatto a sostenere note lunghe. L’opera del periodo del bel canto (➔) fu dominata dall’idea dell’ornamentazione, ma in alcuni casi la presenza degli a. giunse a snaturare le intenzioni del compositore. Per questo, a partire da G. Rossini, gli operisti cominciarono a scrivere direttamente in partitura le fioriture virtuosistiche delle arie. La pratica moderna degli a. è limitata alla codificazione stabilita dalla tradizione pianistica del 19° sec., quando si assistette a una semplificazione della pratica degli a., non più considerati espressione affettiva, ma elementi di superficialità e frivolezza.