Etnologo tedesco (Brema 1826 - Trinidad 1905), considerato tra i fondatori dell'antropologia culturale.
In qualità di medico di bordo toccò (1851-1859) varie regioni dell'Africa, Asia, America; nel 1861-66 fu in Birmania e si spinse fino al Giappone; nel 1875-76 fu di nuovo in America. Autore di saggi sulla civilizzazione primitiva dell'America (Die Kulturländer des alten Amerikas, 1878-1889) e di altre regioni da lui visitate, la sua fama è però soprattutto affidata a libri di carattere teorico (Der Mensch in der Geschichte, 1860; Das Beständige in den Menschenrassen, und die Spielweite ihrer Veränderlichkeit, 1868; Der Völkergedanke im Aufbau einer Wissenschaft von Menschen, 1881; Allgemeine Grundzüge der Ethnologie, 1884). Pur condividendo con la teoria dell'evoluzione la concezione del progresso dell'umanità, in polemica con le generalizzazioni dell'evoluzionismo B. considera il progresso non uno sviluppo necessario attraverso stadi sempre più evoluti, bensì il frutto della differenziazione, plurilineare e non uniforme, dell'originaria e permanente unità psichica del genere umano. A ogni uomo e gruppo culturale egli vede inerire idee generali elementari (Elementargedanken), assunte a spiegazione delle uniformità culturali e dei parallelismi nell'evoluzione di gruppi etnici geograficamente e cronologicamente lontani. Se per questo aspetto B. può essere considerato un precursore del pensiero di F. Boas e dello strutturalismo, la spiegazione da lui data delle diversità culturali lo avvicina alla successiva antropologia diffusionista. Egli fa infatti risalire tali diversità all'influsso non solo dei bisogni suscitati dai fattori naturali, geografici e climatici, ma anche dei contatti tra gruppi etnici diversi. Tali cause sono viste dare luogo a differenti "pensieri etnici" (Völkergedanken), propri di gruppi antropologici appartenenti a province geografiche separate, nelle quali B. constata differenziarsi l'originaria forma di pensiero comune ai distinti gruppi.