Pittore, incisore, architetto (n. forse Ratisbona 1480 circa - m. Ratisbona 1538). Tra i maggiori artisti della Germania del Cinquecento, la sua pittura è caratterizzata da una costante presenza del fantastico, espresso soprattutto nella descrizione del paesaggio, come nel suo S. Giorgio nel bosco, dove la sua cifra stilistica raggiunge la completa espressione. Importante anche la produzione di disegni, xilografie e acqueforti.
Principale rappresentante della "Scuola del Danubio", si hanno notizie documentate della sua attività dal 1505, quando otteneva la cittadinanza di Ratisbona; lì si stabiliva nel 1508, divenendo in seguito (1526) consigliere e architetto comunale. Nel 1511 compiva forse un viaggio sul Danubio; nel 1535 fu a Vienna, inviatovi dalla sua città.
Nelle prime opere certe è forte il richiamo a Dürer e agli esempi di Jacopo de' Barbari e dei nielli italiani (incisioni e disegni firmati e datati 1506), mentre il ricordo di Mair von Landshut, di M. Reichlich, nonché di L. Cranach il Vecchio e di W. Huber appare già profondamente rielaborato nella Famiglia del satiro (1507, mus. di Berlino) o nel S. Giorgio nel bosco (1510, pinacoteca di Monaco): in quest'ultimo A. già raggiunge la completa espressione del suo mondo fantastico e pittorico, nell'unione tra il favoloso paesaggio e il protagonista, entro una luce preziosa, quasi di visione. Nella grande Crocifissione del museo di Cassel (1510-11) si avverte un'intenzione di drammatica monumentalità che in parte si spiega con il crescente influsso di Cranach, mentre nell'altare di S. Floriano (1518; ora diviso tra gli Uffizi, il museo di Norimberga, e collezioni private) si fa strada un sempre maggior interesse per l'organizzazione prospettica delle scene e per un colore brillante e intenso, che si traducono però di nuovo in visione fantastica in opere quali la Natività della Vergine (c. 1525, Monaco, pinacoteca), per culminare nella Battaglia di Alessandro (1529, dipinta per Guglielmo IV di Baviera, Monaco, pinacoteca), in cui il fatto storico appare quasi interpretato come un conflitto delle misteriose, eppur lucide, forze di tutta la natura, nella quale sia gli uomini che le città, il mare, le montagne, le nubi sembrano visti attraverso la magia di un cristallo. Pochi dipinti si possono sicuramente riferire all'ultimo periodo dell'A.: tra questi si ricordino La boria e la povertà, del 1531, e la Natività, della stessa epoca (ambedue Berlino, Mus. stat.), il Loth con le figlie, del 1537 (Vienna, Kunsthist. Mus.). I disegni, in genere a inchiostro e biacca su carta colorata, formano una parte importante dell'opera dell'A., rispecchiando con ancor maggiore libertà lo sviluppo del suo stile; di particolare interesse sono i disegni di solo paesaggio (vedute alpine e del Danubio, in cui predominano le forme fantastiche degli alberi secolari e delle rocce) o di sole architetture. Ad essi si affianca la serie delle xilografie e delle acqueforti. Nulla rimane oggi dell'opera architettonica dell'Altdorfer. Gli è anche attribuita una serie frammentaria di affreschi, già nel palazzo vescovile di Ratisbona, ora conservata nel Museo civico di questa città.