Parte di territorio che si abbraccia con lo sguardo da un punto determinato. Il termine è usato in particolare con riferimento a panorami caratteristici per le loro bellezze naturali, o a località di interesse storico e artistico, ma anche, più in generale, a tutto il complesso dei beni naturali che sono parte fondamentale dell’ambiente ecologico da difendere e conservare.
Per il genere pittorico ➔ paesaggio, pittura di.
Per l'architettura ➔ paesaggio, architettura del.
In ecologia, il paesaggio è la risultante delle caratteristiche geologiche, strutturali, geomorfologiche e climatiche di un territorio, che ne determinano la copertura vegetale e influenzano, insieme a essa, l’organizzazione dell’utilizzo territoriale e delle strutture insediative dell’uomo e degli animali. La vegetazione, in quanto espressione viva e mutevole dell’interazione tra le matrici fisiche ed antropiche del paesaggio, racchiude in sé la massima densità possibile d’informazione sulle potenzialità di un territorio. Lo studio e la rappresentazione cartografica della vegetazione rappresenta pertanto un aspetto fondamentale dell’ecologia del paesaggio, in quanto attraverso di essi diviene possibile individuare le unità fondamentali di cui il paesaggio medesimo si compone, conoscerne le potenzialità produttive e pianificarne la gestione.
Per i geografi il paesaggio rappresenta, data una cornice di elementi naturali, la materializzazione nello spazio geografico dei processi storici, articolati secondo i meccanismi insediativi, le presenze culturali e artistiche, gli eventi di varia natura, l’evoluzione dei modi di produzione. Tra gli aspetti naturali quelli che più concorrono all’individuazione di paesaggi sono le forme del suolo e la vegetazione (paesaggio di montagna, o di pianura; paesaggio forestale, o di prateria, o desertico); tra i fattori umani, i caratteri dell’insediamento e, soprattutto, dell’economia rurale (tanto che il paesaggio agrario è divenuto uno dei temi più frequentati dalla ricerca geografica). Il paesaggio così inteso parte dall’osservazione sensoriale (essenzialmente visiva, ma possono contribuirvi anche l’udito e l’olfatto) e, come tale, è un paesaggio sensibile; ma nel momento stesso in cui lo si memorizza selezionandone alcuni elementi particolarmente evidenti e ricorrenti, si compie un’operazione di astrazione e si perviene a un paesaggio razionale.
Nell’evoluzione del pensiero geografico il concetto di paesaggio ha svolto un ruolo importante fin dai tempi di A. von Humboldt, il quale nelle sue Ansichten der Natur (1807) di fatto presentava una serie di paesaggi quale introduzione e stimolo allo studio della geografia. Molto più tardi, all’inizio del Novecento, F. Ratzel vi vedeva piuttosto la fase culminante della ricerca geografica, mentre poco dopo O. Schlüter e S. Passarge elaboravano la Landschaftskunde, scienza del paesaggio, con la quale, secondo questi studiosi, la geografia stessa finiva con l’identificarsi. Per i geografi il paesaggio veniva così a essere l’insieme dei segni che caratterizzano un lembo più o meno ampio della superficie terrestre, distinguendolo così dagli altri: segni dovuti a forze naturali (paesaggio naturale) o all’opera umana (paesaggio culturale) o ancora alle une e all’altra congiuntamente.
Fino a oltre la metà del 20° sec. il paesaggio è rimasto una delle più usate chiavi di interpretazione della superficie terrestre, anche per merito dei rilevanti contributi di studiosi italiani, soprattutto R. Biasutti e A. Sestini. Successivamente, conclusa la fase della definizione del termine, si sono manifestati alcuni tentativi di rilettura e di ricodificazione paradigmatica. Questi hanno coinvolto le discipline che tradizionalmente hanno come oggetto di studio i fenomeni territoriali (quali la geografia, l’urbanistica e l’architettura), cui si sono aggiunti altri ambiti disciplinari, in qualche modo coinvolti nel dibattito scientifico. È il caso delle discipline artistiche, della storia, dell’economia, della sociologia ecc. È soprattutto nell’ambito delle scienze umane che è maturata l’esigenza di aggiornamento concettuale: la tradizionale distinzione tra paesaggio naturale e paesaggio umanizzato è stata definitivamente superata in conseguenza della progressiva affermazione dei concetti relativi al processo di territorializzazione.